Le
osservazioni del Presidente della Fondazione per
Nell’alveo
di questa dialettica socio istituzionale, il libero impegno partitico-politico,
in capo alle responsabilità personali, nell’ambito di un sistema pluralistico,
non manicheo, con adeguate “procedure partecipative”, secondo il recente monito
del Card. Bagnasco, trova forza programmatica e di elaborazione ed anche di
correzione. Sotto il profilo di quel “complesso di situazioni che strutturano
giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale, che
in tal modo prende forma di polis” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, par.
VII), promuovere la giusta relazione
tra la dimensione orizzontale e quella verticale nell’organizzazione della
polis è sicuramente l’opera più importante da realizzare, per l’affermazione
non di un “Partito”, bensì di una civilizzazione politica rispettosa della via sussidiaria.
In questa direzione la “rivoluzione
liberale e sussidiaria”, di cui Vittadini ha parlato nei mesi scorsi, è
ricca di implicazioni culturali con puntuali modalità attuative. Siamo in
presenza di qualcosa di nuovo, di inedito nel panorama storico politico del nostro Paese, in cui rapporto tra
i cittadini (uti singuli, uti socii) e le istituzioni è stato interpretato e
consolidato in funzione dell’egemonia statalistica di una parte. Si tratta di
qualcosa di nuovo anche e soprattutto dal punto di vista della genesi
culturale, in quanto la stessa affermazione costituzionale dei corpi intermedi,
al fine di salvaguardare le relazioni originarie e costitutive della persona e
della società, è riformulata e, in un certo qual modo, reinventata all’interno
e alla luce di un fecondo pensiero sorgivo, vale a dire secondo un’organica
riflessione sulle ragioni dell’esperienza e dell’intrapresa, ovvero dell’io in
azione, in movimento. Riflessione persuasiva in quanto criticamente e
metodologicamente pertinente alla trama degli interessi, dei desideri e delle
problematiche man mano emergenti nella vita personale e sociale.
“Desiderio
e politica”: l’unità possibile. Lo svelarsi sorprendente del desiderio nella
persona, grazie all’impatto con una prospettiva umana che corrisponde al cuore
(per un incontro così siamo cristiani), è la forza motrice di una presenza
sociale indomita, che ponendosi diventa, altresì, fattore di edificazione
politica, nel senso profondo della polis, cioè metodo di lavoro per la realizzazione continua del bene comune.
Fattore di costruzione non in forza di un progetto ideologico, bensì per un di
più di soddisfazione vera, propriamente umana.
Aniello Landi
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