lunedì 20 agosto 2012

L’uomo della libertà e della democrazia


Nel cinquantottesimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi si sono moltiplicate le iniziative culturali e le riflessioni per ricordare la lezione del grande statista. La figura di De Gasperi ha affascinato tanti noi, sin da ragazzi. Cosa immediatamente ci colpiva? Dai filmati vedevamo un uomo autorevole, sentivamo una voce vibrante, appassionata; un uomo che serviva il Paese con la forza dell’amore all’Ideale; una personalità energica, cioè tesa alla costruzione del bene comune, ricostruendo il Paese. Era facilissimo vedere che in lui la fede cristiana era il motore della sua persona e della sua stessa azione politica. Un rappresentante del popolo laborioso, l’espressione pubblica della tradizione sociale della sua terra, il Trentino; autenticamente cristiano, cioè autenticamente laico. Maestro di quella laicità positiva che sa valorizzare il comune impegno della ragione di tutti nella costruzione della città dell’uomo. Dalla sua fede operosa ed intelligente scaturiva una posizione umana aperta alla realtà, a tutti e a tutto.  Non si comprenderebbe nulla di De Gasperi se si sottovalutasse la tensione ideale che innervava la sua politica, ovvero la capacità di fare scelte coraggiose, di pensare alle generazioni future e non all’immediato tornaconto politico-elettorale, di pensare l’Europa, di costruire una grande politica estera, di saper dialogare con tutti, allargando continuamente le basi democratiche dello Stato repubblicano. Fu l’uomo della ricostruzione; della ricostruzione materiale e civile del Paese. “L’opera degasperiana, ha scritto Ciriaco De Mita sul Corriere della Sera di domenica 19 agosto, non sarebbe stata possibile se chi la compì non avesse esercitato il potere, oltre che con coraggio e carattere, con assoluta moralità, disinteresse e senso del limite”. Ci sembra un’osservazione molto pertinente: “il potere con senso del limite”. Si tratta di una posizione umana e culturale continuamente da riscoprire e riconquistare, specialmente oggi, in momento storico in cui l’esercizio del potere appare totalmente slegato dalla dimensione ideale e, quindi, dalla capacità di sacrificio per il bene comune. Fu l’uomo della libertà e della democrazia; della libertà della persona umana che viene prima della Stato; della democrazia come sistema sempre perfettibile; sistema organico di relazioni tra la persona, le formazioni sociali e lo Stato. Entro questa organicità ci piace riprendere la frase di De Gasperi al Brancaccio di Roma nel 1944: “Il Comune, dove c’è una torre che ricorda il passato e un campanile che guarda il cielo, è la base della nostra democrazia”. Nella definizione dei nuovi assetti federalistici dello Stato sarà utile “ripassare” la lezione di De Gasperi e Sturzo sulle Autonomie Locali: autonomie aperte non chiuse in se stesse, superando la concezione “baronale” del vecchio Stato liberale. Qui si gioca una partita, forse la partita decisiva sul piano della libertà, ossia delle libertà personali e sociali. Qui l’esercizio del potere, senza il senso del limite e, aggiungiamo noi, dell’ironia, diventa la forma più invasiva di “controllo” della vita delle persone e delle comunità.                   

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