mercoledì 26 agosto 2015

La rara Bellezza

Popolo protagonista


















“Rara Bellezza”, mi è venuto di esclamare abbracciando don Carrón al termine dell’incontro con Weiler al Meeting di Rimini. Rara, nel senso di preziosa, eccezionale. Appena il violino ha terminato la sua vibrazione, Weiler ha confessato: “Non riesco a parlare”! “Questo è il punto” ha incalzato la guida di CL. “La densità dell’istante”, il punto di fuga sorgivo, il brivido che mette in moto l’io, lo fa risvegliare, rendendo più vivida la percezione di Ciò che si è: rapporto con l’Infinito; rapporto con una Sorgente infinta di Bellezza; “di speranza fontana vivace”. Quando volte ci accade di sorprendere questo “filo d’oro” nella realtà delle nostre giornate, guardando “qualcosa” di vero: il volto delle persone che amiamo, lo sguardo di un amico, un bel paesaggio; quando il lavoro quotidiano diventa un’intrapresa, un’opera ben fatta; oppure quando un dolore rende più forte il grido dell’Essere che ci costituisce. Come abbiamo visto nella mostra “Mossi da uno sguardo. Dalla Sagrada Familia all’Abbazia di Morimondo, storia di un’amicizia”, cui ci ha introdotto il nostro grande amico Silvio Prota. La vicenda umana di Alessandro Rondena, deceduto agli inizi di quest’anno, e dei suoi amici, condividendo un lungo percorso con lo scultore Sotoo e gli architetti spagnoli che proseguono l’opera di Antoni Gaudì. Un’amicizia che spalanca gli  occhi sul Mistero della realtà: “La Realtà è Cristo”. Avvenimenti, fatti che ridestano l’autocoscienza della persona. Così, guardando storie come questa, impariamo continuamente ad uscire dal bunker in cui volontariamente ci rinchiudiamo, chiudendoci alla realtà, diventando capaci di incontrare e valorizzare, di condividere l’umano e il destino di ogni uomo. Un cammino per la nostra speranza personale; un’ipotesi di lavoro, altresì, per tutta società: uomini e donne appartenenti ad esperienze e culture diverse, a fedi diverse, come il dialogo Carròn-Weiler ha dimostrato, che si incontrano in virtù di una “rara sensibilità trasversale”, come affermava don Giussani, oltre i muri, oltre i blocchi, superando la logica dello scontro. E’ il contributo decisivo alla ricostruzione del volto sociale dei nostri luoghi di lavoro, dei quartieri, dei paesi, delle nostre città che abitiamo: un’esperienza in atto nel presente personale e nel presente storico. Alessandro Rondena, di fronte alla cascata delle Marmore, nell’agosto del 2007, appena scoperta la malattia, scriveva: “Andare a vedere la bellezza presente nella realtà chiede alla nostra mentalità moderna, orgogliosa, di riconoscere un “prima”. Che tutto quello che vedremo (cascate, abbazie) ci è dato, donato. Non ho fatto nulla perché ci fosse. E’ sempre una sua iniziativa che viene prima della nostra risposta. Ma una cosa ci chiede, di “esserci”; di guardare a quello che accade, a qualcosa che viene prima. … . E’ seguendo questo che può improvvisamente scoppiare il cuore, sentirsi vivi (non so perché). Egli ci chiama, ci crea dal nulla. Ogni giorno è questo prima così oggettivo che ci consente di ripartire, di ricominciare sempre (nuovo inizio).”              

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