Un maestro, un padre, un patriarca!
Così, don Ciccio per noi, per tutti quelli che hanno avuto la grazia di
incontrarlo, conoscerlo, amarlo. Nei nostri anni di Università, qualcuno lo
definiva il “don Giussani del Sud”. In verità, il legame con don Giussani era
per lui costitutivo. “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”. Potremmo dire di
lui le parole di Karol Wojtyla nel descrivere, in un certo qual modo, il
rapporto con il carisma che continuamente lo originava. Negli anni dell’Università
ci colpì una sua affermazione: “Portiamo tutto a casa”. Tutto attende,
consapevolmente o inconsapevolmente, di essere abbracciato da Gesù: la dimora
di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Da maestro era totalmente proteso a
mostrare la ragionevolezza della fede. Ci appassionava il suo itinerario
culturale, ovvero di fede e di ragione, immedesimandosi con lo sguardo di don
Giussani e rileggendo, con particolare intensità, san Tommaso, in particolare il suo concetto di
esperienza, per rendere attuale e vibrante l’esperienza della fede nell’esistente
personale e storico. A noi don Ciccio è molto caro. E’ venuto tra noi, mandato
da don Giussani come suo Visitor, nell’anno, pochi giorni prima, della nascita
di Riccardo, che attendavamo da molto tempo. Nel paragone con lui abbiamo
vissuto la straordinaria esperienza della paternità e della maternità, imparando
a riconoscere il Mistero buono che tesse la trama della nostra esistenza. Esperienza
di gioia sovrabbondante! E, poi, lo spettacolo degli incontri pubblici con lui
a Salerno, nel Salone dei Marmi, a Palazzo di Città, alla presenza dell’ex
Sindaco, ora Governatore della Campania, affascinato dalla comunicazione nuova del
Fatto cristiano. Nella trama degli incontri con personalità e culture diverse
si colloca il suo dialogo con Pietro Barcellona, che con lui incontrammo al
Meeting in un memorabile “dibattito”. A Salerno, nello scorso novembre, abbiamo,
in un certo senso, riannodato i punti di quel dibattito in un incontro pubblico,
a cura del Centro Culturale Cara beltà, con Massimo Borghesi e Mario Tronti, l’intellettuale
operaista, amico di Barcellona, protagonista con lui di uno speciale
approfondimento del Magistero di Papa Benedetto XVI. Lo scorso anno, in
occasione del suo onomastico, gli ho inviato, a nome degli amici di fraternità
san Riccardo Pampuri, questo messaggio, citando un’affermazione di don Giussani:
“Una definizione deve formulare una conquista già avvenuta”. “Il carisma come
sguardo, sempre da scoprire, è una tua conquista come chiarezza razionale, per
tutti noi, per tutta la nostra storia.” Uno sguardo non l’applicazione di
criteri: fu la scoperta della profondità e dell’originalità del carisma. In ciò
sta la decisiva sfida del cristianesimo, liberando da ogni forma di ideologia e
di riduzione ad ideologia del fatto cristiano. Grazie don Ciccio, amico, padre
e maestro. Ora, tu e don Giussani insieme, nello splendore definitivo.
Aniello Landi (Salerno)
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