lunedì 17 agosto 2015

Don Ciccio e noi:
la bellezza è lo splendore del vero

Un maestro, un padre, un patriarca! Così, don Ciccio per noi, per tutti quelli che hanno avuto la grazia di incontrarlo, conoscerlo, amarlo. Nei nostri anni di Università, qualcuno lo definiva il “don Giussani del Sud”. In verità, il legame con don Giussani era per lui costitutivo. “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”. Potremmo dire di lui le parole di Karol Wojtyla nel descrivere, in un certo qual modo, il rapporto con il carisma che continuamente lo originava. Negli anni dell’Università ci colpì una sua affermazione: “Portiamo tutto a casa”. Tutto attende, consapevolmente o inconsapevolmente, di essere abbracciato da Gesù: la dimora di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Da maestro era totalmente proteso a mostrare la ragionevolezza della fede. Ci appassionava il suo itinerario culturale, ovvero di fede e di ragione, immedesimandosi con lo sguardo di don Giussani e rileggendo, con particolare intensità,  san Tommaso, in particolare il suo concetto di esperienza, per rendere attuale e vibrante l’esperienza della fede nell’esistente personale e storico. A noi don Ciccio è molto caro. E’ venuto tra noi, mandato da don Giussani come suo Visitor, nell’anno, pochi giorni prima, della nascita di Riccardo, che attendavamo da molto tempo. Nel paragone con lui abbiamo vissuto la straordinaria esperienza della paternità e della maternità, imparando a riconoscere il Mistero buono che tesse la trama della nostra esistenza. Esperienza di gioia sovrabbondante! E, poi, lo spettacolo degli incontri pubblici con lui a Salerno, nel Salone dei Marmi, a Palazzo di Città, alla presenza dell’ex Sindaco, ora Governatore della Campania, affascinato dalla comunicazione nuova del Fatto cristiano. Nella trama degli incontri con personalità e culture diverse si colloca il suo dialogo con Pietro Barcellona, che con lui incontrammo al Meeting in un memorabile “dibattito”. A Salerno, nello scorso novembre, abbiamo, in un certo senso, riannodato i punti di quel dibattito in un incontro pubblico, a cura del Centro Culturale Cara beltà, con Massimo Borghesi e Mario Tronti, l’intellettuale operaista, amico di Barcellona, protagonista con lui di uno speciale approfondimento del Magistero di Papa Benedetto XVI. Lo scorso anno, in occasione del suo onomastico, gli ho inviato, a nome degli amici di fraternità san Riccardo Pampuri, questo messaggio, citando un’affermazione di don Giussani: “Una definizione deve formulare una conquista già avvenuta”. “Il carisma come sguardo, sempre da scoprire, è una tua conquista come chiarezza razionale, per tutti noi, per tutta la nostra storia.” Uno sguardo non l’applicazione di criteri: fu la scoperta della profondità e dell’originalità del carisma. In ciò sta la decisiva sfida del cristianesimo, liberando da ogni forma di ideologia e di riduzione ad ideologia del fatto cristiano. Grazie don Ciccio, amico, padre e maestro. Ora, tu e don Giussani insieme, nello splendore definitivo.

Aniello Landi (Salerno)  

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