La canonizzazione di Paolo VI (significativamente insieme con quella
di Monsignor Oscar Arnulfo Romero) è occasione provvidenziale di
riflessione e di approfondimento, aprendo nuovi orizzonti di impegno
pubblico. L’appassionata opera educativa è un tratto prezioso del
Pastore che ha orientato all’espressione piena della maturità
cristiana, educando alle dimensioni totali dell’esistenza, ivi
compresa la politica come esercizio della più alta ed esigente forma
di carità. Il cattolicesimo politico ed economico da lui ha tratto
alimento intellettuale ed operativo: i giovani della Fuci, con Moro
ed Andreotti; gli autori del Codice di Camaldoli, con Vanoni,
Paronetto e Saraceno. Personalità che ha costruito la democrazia nel
nostro Paese, dedicandosi all’opera di ricostruzione materiale e
morale dell’Italia, dopo la tragedia della guerra ed il ventennio
fascista. Proprio in questo periodo, traducendo Maritain, il giovane
Montini maturò il suo lungo itinerario, conducendo il mondo
cattolico oltre il paganesimo della statolatria travestito da
confessionalismo. Il fascismo intaccò gravemente l’evolversi
fecondo del movimento cattolico nella forma del libero impegno
sociale e politico. A tutto questo Montini reagì con lungimiranza di
fede e cultura, richiamando innanzitutto il clero alla piena
consapevolezza critica della fede: “Una eccezionale vocazione è
annunciata al clero italiano; esso è chiamato a farsi l’educatore
delle classi dirigenti cattoliche. E’ chiamato al suo vero posto:
di sale e di luce, di maestro di azione e maestro di pensiero. Non ci
si pensava forse un tempo; ma era così: il clero non aveva né mezzo
né ardire per affrontare il problema dell’educazione completamente
cristiana del laicato colto, laborioso. La Provvidenza ha forse
permesso che vicende della vita cattolica italiana prospettassero ai
preti, che hanno mente e cuore per compierlo, il loro dovere di
carità intellettuale”. (Giovanni Battista Montini, Scritti
fucini). Carità oltre il clericalismo, piaga della Chiesa, come
indica Papa Francesco. Oggi la lezione montiniana è viva più che
mai: “Il nostro Paolo VI”, affermava con orgoglio don Giussani.
E’ lezione di fede e di cultura, di educazione all’impegno
sociale totale; la sua eredità è cattedra di riferimento, per
riprendere, in forma nuova, l’azione pubblica come espressione di
carità politica. Scriveva Montini su Azione Fucina “(E’) un’ora
spirituale difficilissima nella quale la vita cattolica deve mostrare
tutte le sue risorse attrattive … ma ricordiamoci bene che solo chi
la vive in profondità ha diritto e potere di farla vivere in
estensione”. La carità cristiana ha generato, nel corso della
storia, modalità creative di servizio al bene comune, non solo di
militanza partitica. Si tratta di estendere l’esperienza
della carità politica. Nell’attuale momento storico-politico, essa
assume prioritariamente la prospettiva di creazione lavoro, a partire
dallo straordinario “capitale civile” che sviluppa economia del
dono, promuovendo, nei territori e nelle città, esperienze
intraprendenti orientate al welfare solidale e sussidiario. “Capitale
civile” che afferma, altresì, forme di intrapresa nella società
del sapere e della conoscenza, valorizzando il talento giovanile
nella realtà delle nuove tecnologie. E’ questo un capitolo ancora
tutto da scrivere. “Toglieteci tutto, ma non la libertà di
educazione”, affermava don Giussani: la libertà di far crescere un
soggetto (personale e comunitario) in azione nella realtà,
consapevole dei fattori costitutivi del proprio Essere,
nell’esperienza di “una libera appartenenza in una libera
attività”. Appartenere ad un corpo sociale, ad una“realtà
etnica sui generis” sprigiona ed esalta i talenti creativi delle
persone. E’ questo il contributo più importante alla costruzione
continua della democrazia; anche in ciò è grandiosa la lezione di
Papa Montini, oggi san Paolo VI.
domenica 14 ottobre 2018
Montini e l’impegno politico
La canonizzazione di Paolo VI (significativamente insieme con quella
di Monsignor Oscar Arnulfo Romero) è occasione provvidenziale di
riflessione e di approfondimento, aprendo nuovi orizzonti di impegno
pubblico. L’appassionata opera educativa è un tratto prezioso del
Pastore che ha orientato all’espressione piena della maturità
cristiana, educando alle dimensioni totali dell’esistenza, ivi
compresa la politica come esercizio della più alta ed esigente forma
di carità. Il cattolicesimo politico ed economico da lui ha tratto
alimento intellettuale ed operativo: i giovani della Fuci, con Moro
ed Andreotti; gli autori del Codice di Camaldoli, con Vanoni,
Paronetto e Saraceno. Personalità che ha costruito la democrazia nel
nostro Paese, dedicandosi all’opera di ricostruzione materiale e
morale dell’Italia, dopo la tragedia della guerra ed il ventennio
fascista. Proprio in questo periodo, traducendo Maritain, il giovane
Montini maturò il suo lungo itinerario, conducendo il mondo
cattolico oltre il paganesimo della statolatria travestito da
confessionalismo. Il fascismo intaccò gravemente l’evolversi
fecondo del movimento cattolico nella forma del libero impegno
sociale e politico. A tutto questo Montini reagì con lungimiranza di
fede e cultura, richiamando innanzitutto il clero alla piena
consapevolezza critica della fede: “Una eccezionale vocazione è
annunciata al clero italiano; esso è chiamato a farsi l’educatore
delle classi dirigenti cattoliche. E’ chiamato al suo vero posto:
di sale e di luce, di maestro di azione e maestro di pensiero. Non ci
si pensava forse un tempo; ma era così: il clero non aveva né mezzo
né ardire per affrontare il problema dell’educazione completamente
cristiana del laicato colto, laborioso. La Provvidenza ha forse
permesso che vicende della vita cattolica italiana prospettassero ai
preti, che hanno mente e cuore per compierlo, il loro dovere di
carità intellettuale”. (Giovanni Battista Montini, Scritti
fucini). Carità oltre il clericalismo, piaga della Chiesa, come
indica Papa Francesco. Oggi la lezione montiniana è viva più che
mai: “Il nostro Paolo VI”, affermava con orgoglio don Giussani.
E’ lezione di fede e di cultura, di educazione all’impegno
sociale totale; la sua eredità è cattedra di riferimento, per
riprendere, in forma nuova, l’azione pubblica come espressione di
carità politica. Scriveva Montini su Azione Fucina “(E’) un’ora
spirituale difficilissima nella quale la vita cattolica deve mostrare
tutte le sue risorse attrattive … ma ricordiamoci bene che solo chi
la vive in profondità ha diritto e potere di farla vivere in
estensione”. La carità cristiana ha generato, nel corso della
storia, modalità creative di servizio al bene comune, non solo di
militanza partitica. Si tratta di estendere l’esperienza
della carità politica. Nell’attuale momento storico-politico, essa
assume prioritariamente la prospettiva di creazione lavoro, a partire
dallo straordinario “capitale civile” che sviluppa economia del
dono, promuovendo, nei territori e nelle città, esperienze
intraprendenti orientate al welfare solidale e sussidiario. “Capitale
civile” che afferma, altresì, forme di intrapresa nella società
del sapere e della conoscenza, valorizzando il talento giovanile
nella realtà delle nuove tecnologie. E’ questo un capitolo ancora
tutto da scrivere. “Toglieteci tutto, ma non la libertà di
educazione”, affermava don Giussani: la libertà di far crescere un
soggetto (personale e comunitario) in azione nella realtà,
consapevole dei fattori costitutivi del proprio Essere,
nell’esperienza di “una libera appartenenza in una libera
attività”. Appartenere ad un corpo sociale, ad una“realtà
etnica sui generis” sprigiona ed esalta i talenti creativi delle
persone. E’ questo il contributo più importante alla costruzione
continua della democrazia; anche in ciò è grandiosa la lezione di
Papa Montini, oggi san Paolo VI.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento