venerdì 26 novembre 2010

Le politiche per la famiglia e il Welfare Community: cresce la big society

E’ la nuova frontiera del nuovo Welfare, la stoffa su cui disegnare un’immagine di convivenza e di socialità. Per evidenza naturale, si tratta di riportare la famiglia al centro del processo culturale/educativo ed economico sociale del Paese. Se non siamo chiudiamo gli occhi davanti alla realtà, constatiamo, con piena evidenza, l’insorgere continuo di una emergenza educativa che investe tutta la società, richiedendo la comune responsabilità rispetto al crescente sbriciolamento dell’io nei giovani, facendo leva su una rinnovata sfida della ragione.  Emergenza educativa: è la prima questione capitale della società odierna. Di fronte all’assenza di significati e di ideali, cioè di motivi ragionevoli per vivere, lottare, costruire, intraprendere, non è difficile capire che a questo livello si pone in gioco il futuro delle nostre società. Il dato più eloquente e drammatico è la quotidiana impotenza nell’educazione, di cui ogni genitore fa esperienza nelle proprie giornate. In questa “società liquida”, in cui si allentano legami, reti interpersonali, identità, la grande scelta strategica di civiltà non è il ritorno all’immagine di uno Stato etico, educatore e produttore di etica ed eticità. “Per crescere un bambino occorre l’intero villaggio”, dice un proverbio africano. Si tratta, cioè, di fare appello alle risorse di tutti, ai talenti di tutta una comunità, valorizzando le esperienze di gratuità e di significato caratterizzanti la variegata e pluriforme società nazionale. E’ l’economia del dono, che si sostanzia ed articola in numerosissimi rivoli associativi e di cooperazione. E’ in tanti di questi ambiti che quotidianamente si vive la cultura della reciproca accoglienza: di sé e dell’altro, condividendo patrimoni di amicizia e solidarietà. E’ la costruzione dell’ Ordinamento istituzionale democratico e sussidiario e, ancor prima, di reti e luoghi di autentica umanità nella società e nelle istituzioni,  espressioni sempre più articolate, copiose e durature del Welfare community. Questa dimensione umanistica delle politiche sociali rivolte alla persona è il contributo civile all’affermazione dello sviluppo socio economico di un territorio. Il grande Antonio Genovesi parlava di “economia civile”, vale a dire di attività prioritariamente ordinata alla felicità della persona nel contesto pubblico; l’economia come affermazione di relazioni e scambi per la soddisfazione di sé, cioè per il compimento della propria umanità. Perciò, essa non poteva e non  può essere disgiunta dall’antropologia, cioè dalla percezione dell’immagine vera, profonda di sé. Oltre all’emergenza educativa, l’altra grande questione della società post moderna e contemporanea è la conciliazione dei tempi; la conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia; dei tempi di cura e di lavoro. In questo orizzonte, nei prossimi anni, le politiche sociali acquisteranno un’importanza decisiva ed insostituibile, ponendosi, in un certo senso, come cerniera unitiva ed integrativa del benessere delle persone e, quindi, come speciale frontiera del bene comune nella sussidiarietà e nella solidarietà. La qualità del vivere si “misurerà” dalle reti degli asili nido presenti nelle città e nei territori; dalle reti di azioni integrative e sussidiarie alle famiglie nei momenti e nei “luoghi” di accoglienza e di educazione, con particolare attenzione all’infanzia. Il benessere sociale si misurerà dalle reti accoglienza per le persone non autosufficienti, persone anziane e non solo; reti sussidiarie per abbreviare i tempi dell’ospedalizzazione, restituendo la persona la suo domicilio, alla sua famiglia, alleggerendo la spesa sanitaria e soprattutto compiendo una rivoluzione culturale: l’accoglienza della persona in quanto tale non perché malato. Perciò, è uno scempio destinare il Fondo per la non autosufficienza alla gestione sanitaria, sottraendola alla titolarità sociale. Il Primo Ministro britannico, David Cameron, nella scia della storica intuizione di Bob Kennedy, ha affermato che occorrono nuovi parametri, altri indicatori, al di là del Prodotto Interno Lordo, per misurare effettivamente la ricchezza e la produttività di un popolo. Emerge la consapevolezza che la valorizzazione della Big society è una fondamentale strada di uscita dalla crisi attuale, recuperando certezza e fiducia nel cammino verso il futuro. Su questa strada, con realismo e passione, ci siamo anche noi.                       

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