martedì 9 novembre 2010

Meridionalia e federalismo solidale

Comune di Pollica (Sa)

Qualche settimana fa, sul “Corriere del Mezzogiorno”, l’ex Vice Presidente della Giunta Regionale della Campania, Antonio Valiante, ha dato un onesto contributo alla disamina dello “sfascio” della sanità regionale. Ci appare molto opportuno  il suo richiamo al decreto legislativo n. 56 del 2000 (nel pieno dell’epoca ulivista), finalizzato ad interrompere da parte dello Stato il finanziamento della spesa storica, definendo e fissando criteri ordinati al fabbisogno, onde ottimizzare e razionalizzare la spesa. La Giunta Bassolino contestò il decreto, che nella ripartizione delle risorse statali penalizzava le comunità più giovani, a fronte di quelle con maggior popolazione anziana. Fino ad ora, malgrado resistenze e critiche trasversali, l’attuale governo non ha modificato i contestati criteri, applicandoli rigorosamente nell’ambito della normativa sul federalismo fiscale. Nella sua nota al “Corriere del Mezzogiorno”, Valiante afferma che “se la Campania avesse avuto lo stesso riparto pro capite dei fondi per la sanità destinato a Regioni come la Liguria e la Lombardia, oggi avrebbe un saldo positivo annuo della spesa sanitaria di almeno 300 milioni”. Benchè nella competizione elettorale Caldoro non abbia focalizzato la drammaticità del suddetto riparto (drammaticità duramente ed ironicamente denunciata dal suo avversario De Luca, nel discorso finale a Piazza Plebiscito), concentrando la sua critica alla gestione corrente della mala sanità campana, adesso chiede al “governo amico” di rivedere l’attuazione del decreto legislativo di cui sopra, non istituzionalizzando quanto il “governo avversario” aveva decretato. Un altro esponente di primo piano del centro destra, nonché consigliere del Presidente Caldoro, il sen. Raffaele Calabrò, napoletano, membro della Commissione Permanente Igiene e Sanità, nonché componente la Commissione Parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, ha affermato l’urgenza e la necessità di riformulare i criteri del decreto 56. Morale della realtà, non della favola: centro destra e centro sinistra, fatte salve eccezioni trasversali, sono fermi sulla stessa posizione rispetto al riparto delle risorse che lo Stato federalista deve, in ogni caso, assolutamente assicurare, onde garantire ai cittadini i servizi essenziali. Alla luce di ciò, è necessaria una riflessione di carattere generale, in particolare per quanto concerne le politiche nel e per il Mezzogiorno. Non è più tempo di contrapposizioni ideologiche e di parte. Nelle Regioni e nelle Amministrazioni Locali i cittadini sono chiamati a verificare la capacità di risposte istituzionali adeguate ai loro bisogni fondamentali, soprattutto nell’ordinamento federalista che assegna alle Regioni e agli Enti Locali capacità di prelievo. Su questo terreno deve maturare una chiara e decisa responsabilità istituzionale, al fine di non anteporre gli interessi di parte al bene comune. Si tratta non di immaginare leghe o partititi del Sud, ma di promuovere una più alta forma di cultura politica, nel senso dell’integrazione interistituzionale, esprimendo la cultura del lavoro comune innanzitutto tra le Regioni del Mezzogiorno, privilegiando il metodo delle intese tra le Istituzioni e della valorizzazione della sussidiarietà orizzontale. Meridionalia non è una nuova Regione o un principato, ma la coscienza di un patrimonio e di un bisogno comuni, tessendo, nei territori e nelle comunità meridionali, reti di solidarietà e sussidiarietà, di lavoro e di intrapresa. Buongiorno, democrazia!                       

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