Il Prof. Stefano Passigli, docente di Scienza della Politica all’Università di Firenze, sul Corriere della Sera, ha formulato un’ipotesi in materia di riforma della legge elettorale che appare molto interessante. Se l’attuale Parlamento (di nominati) non fosse in grado di pervenire alla predetta riforma, si renderebbe necessario un referendum abrogativo per iniziativa popolare. Questo il ragionamento di Passigli: “Le liste bloccate non solo privano gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti, ma ledono irrimediabilmente l’equilibrio tra poteri che è, da oltre due secoli, uno dei cardini del costituzionalismo. Un Parlamento di “nominati” non ha, infatti, alcun reale potere nei confronti del Governo e del Premier che, nella sua veste di leader di partito, ha potere di vita e di morte sui propri parlamentari. Analogamente il premio di maggioranza, presente solo in Italia, ha effetti del tutto opposti a quelli auspicati dai suoi fautori. Attribuendo il 55% dei seggi alla lista che anche con solo il 30-35% dei voti abbia riportato un voto in più dei concorrenti, il premio di maggioranza obbliga anche i maggiori partiti alla ricerca di qualsiasi voto utile”, costringendo ad alleanze spurie che, come l’esperienza dimostra ampiamente, rendono difficile la governabilità. Il referendum, in caso di successo, eliminerebbe le liste bloccate e l’abnorme premio di maggioranza. Nel dettaglio della tecnalità approfondiremo; in ogni caso, appaiono ragionevoli i contenuti ed il metodo della proposta, con ampia sottoscrizione delle “anomalie” prima richiamate. “Buongiorno Democrazia”, più volte, ha sostenuto la necessità della riforma elettorale, affermando, con chiarezza, la prospettiva di una fuoriuscita da questo bipolarismo/bipartitismo, che ha mortificato la reale esperienza di dialettica democratica, tentando, con l’appoggio di un poderoso complesso mediatico/politico giudiziario, di piegare la variegata espressività popolare del nostro Paese al monismo del Partito Unico: l’uno, da una parte; l’altro, contrapposto, dall’altra parte. Anzi, questo complesso politico mediatico è stato il promotore di tale riduzione della vita politica a vantaggio delle lobby finanziarie senza alcun controllo e, prima ancora, senza alcun mandato popolare. Tale progetto è apparso vincente a causa della mediocrità della stessa politica e della sua perdita di respiro ideale. Ma qualche sopravvissuto della Prima Repubblica ha resistito, ha indicato la rotta, ha tessuto la tela! Dopo 18 anni di Seconda Repubblica, la realtà stessa si è imposta, frammentando, a sua volta, l’agognato monismo, che ha dimostrato la sua debolezza intrinseca oscillando tra assolutismo e “frammentata concentrazione”. Una buona legge elettorale è rispettosa di un razionale pluralismo politico ed è nell’interesse primario del Paese, al fine di rinnovare la mediazione/comunicazione tra i cittadini, in forma singola e o associata, e le Istituzioni. Il Comitato che si è costituito entrerà in azione solo nel caso in cui questo Parlamento sancisse la sua indisponibilità ed incapacità a riformare il sistema di voto. “La via parlamentare, ha affermato Passigli, resta la via maestra. Ma se il Parlamento non saprà nei prossimi mesi riformare la legge elettorale, il comitato promotore depositerà i quesiti in Cassazione dando inizio all’iter referendario”. In linea con la sua ispirazione ideale e culturale, “Buongiorno Democrazia” offrirà il suo contributo di pensiero e di azione.
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