“La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi,
vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e
comunitaria, pubblica e privata, così da consentire uno stabile e autentico ben
essere”.
“Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, la Milano positivamente laica
e la Milano
della fede sono chiamate a concorrere al bene comune.”
Nel delineare i profili dei grandi santi della
tradizione ambrosiana (da Ambrogio a Carlo Borromeo, fino ai nostri giorni) si
delinea il profilo della Milano della fede, ovvero un’esperienza umanamente interessante,
che compie l’umano, rendendo l’uomo costruttore di civiltà; perciò, esperienza
socialmente rilevante, storicamente incidente; non in forza di una egemonia
politica ma per “sovrabbondanza di gratuità”: per un di più di umano ricco di attrattiva.
“La prima qualità di chi governa è la giustizia, virtù
pubblica per eccellenza, perché riguarda il bene della comunità intera. Eppure
essa non basta. Ambrogio le accompagna un’altra qualità: l’amore per la
libertà, che egli considera elemento discriminante tra i governanti buoni e
quelli cattivi, poiché, come si legge in una sua lettera, “i buoni amano la
libertà, i reprobi amano la schiavitù (epistola 40, 2).
“Lo Stato, continua Benedetto XVI, è a servizio e a
tutela della persona e del suo ben essere”. E’ da notare che il Papa scandisce
“ben-essere”, sottolineando l’ontologia, la consistenza della persona, ossia
l’essere in quanto tale. L’Essere! Il cristianesimo è lo stupore per la
sorpresa dell’Essere, che si svela nell’esperienza di un incontro, ridestando
l’essere nella persona.
E’ un’esperienza, non un discorso. E’ lo sguardo, da
cui siamo stati incontrati, di un altro grande della tradizione ambrosiana, don
Giussani, il cui carisma, da un punto sorgivo (la tradizione del popolo) si è
esteso, attraverso la storia di Comunione e Liberazione, in tutto il mondo,
secondo la consegna di Giovanni Paolo II. Amante della libertà di ogni uomo, don
Giussani, come Ambrogio, affermava: “Dove c’è Pietro, là c’è la libertà”. Libertà nella Chiesa e nella
città del mondo. “Non si rende giustizia alla famiglia, se lo Stato non
sostiene la libertà di educazione per il bene dell’intera società”. (Benedetto
XVI, incontro con le Autorità nella Sala del Trono dell’Arcivescovado di Milano
(2 giugno 2012).
Suggestivo, altresì, il pensiero finale del Papa nel
corso dell’incontro con le Autorità: “Possiamo raccogliere un ultimo prezioso
invito da sant’Ambrogio, la cui figura solenne e ammonitrice è intessuta nel
gonfalone della Città di Milano. A quanti vogliono collaborare al governo e
all’amministrazione pubblica, sant’Ambrogio richiede che si facciano amare.
Nell’opera De officis egli afferma. “Quello che fa l’amore, non potrà mai farlo
la paura. Niente è così utile come farsi amare”. D’altra parte, la ragione che,
a sua volta, muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari
ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene
dei cittadini, e quindi una chiara espressione e un evidente segno di amore.
Così, la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di
carità”.
Il cenno al gonfalone della città è richiamo alla
storia, alle radici delle complessive Istituzioni comunali, delle comunità
intermedie e dei territori: patrimonio civico da ricostruire nelle modalità e ripensare
nei contenuti, attualizzandolo secondo una rinnovata visione sussidiaria e
solidale.
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