giovedì 19 luglio 2012

L’architettura costituzionale delle Autonomie

"Aspettando il Bundesrat."
Ipotesi di riforma costituzionale

Sulla possibilità di riformare la legge elettorale si è ancora in alto mare, benchè la diplomazia dei partiti stia continuamente tessendo la tela. Berlusconi (scriviamo mentre annuncia la sua seconda discesa in campo), dopo aver avanzato la proposta semipresidenzialista alla francese, ha affermato che il PDL sta trattando con il PD su una riforma in chiave proporzionalista alla tedesca. Vedremo. In ogni caso, se i capi dei partiti non si sbrigano l’ondata antipolitica potrebbe travolgerli tutti, compromettendo anche la possibilità di benessere del popolo, privo di una reale alternativa democratica.
Al di là della riforma elettorale, per noi si riparte dalle Autonomie Locali. In Germania, a livello politico, vige il rapporto/modello CDU-CSU: la CDU mira alla leadership nazionale, mentre la CSU presidia il territorio della Baviera, intendendo per tale presidio una specifica realtà di valori e di popolo. Vale a dire: sussiste uno “zoccolo duro” territoriale, che in sé ha dignità di realtà politica; in forza di questa intrinseca dignità si progetta l’alleanza in campo nazionale. (La lega maroniana tenta un’operazione del genere, ricollegandosi alla base e scegliendo strategicamente l’alleato più consono; ma nel nostro Paese la vera tradizione delle autonomie non appartiene alla Lega). Le Autonomie aperte (oltre il localismo chiuso) esprimono valori “tipici” che sono, nel contempo, universali: culture specifiche che si incontrano all’insegna della laboriosità e dell’intrapresa. Seguendo l’orientamento di apertura delle Autonomie, più che di alleanze elettoralistiche, si tratta di porre in atto un autentico itinerario di natura culturale ed istituzionale. Occorre valorizzare luoghi di incontro e confronto; laboratori interlocali, sviluppando le capacità di governo dei territori.
Da questo punto di vista, sono in atto esperienze significative, a partire da lungimiranti realtà socio istituzionali: si pensi alle forme di associazionismo intercomunale e agli accordi interregionali su temi come la sanità.
Due, quindi, le sponde su cui rischiare una costruzione nuova: da un lato, l’associazionismo interistituzionale di base tra i Comuni, identificando culturalmente i Comuni come governo largo, oltre il municipalismo sterile e senza futuro, affermando l’idea di città territorio, sino ad arrivare all’articolazione delle città metropolitane; dall’altro, gli “accordi di confine”, cioè strategie e modalità di condivisione dei servizi fondamentali da parte delle Regioni con finalità comuni ed omogenee, affermando l’dea di macroregione.
Per quanto concerne la prima sponda, si ricorderà che in una sola notte De Gaulle (ritorniamo al modello francese, di cui abbiamo trattato la scorsa volta) annullò con decreto presidenziale migliaia di piccoli Comuni, per l’insostenibilità a garantirne lo stesso funzionamento ordinario. Non è augurabile un atto alla De Gaulle, ma non è razionale oggi eludere il problema che il Generale allora pose.
Sulla seconda sponda, delineare le funzioni propulsive delle macroregioni significherebbe, tra l’altro, arginare il fenomeno degli staterelli regionali,  eredi e moltiplicatori dei vizi dello statalismo centralista, che ha condizionato lo sviluppo della statualità italiana, sin dal suo sorgere.

In queste realtà socio istituzionali ed ideali occorre radicare la riforma politica del Paese, modificando il bicameralismo perfetto e dando origine ad un Ambito di rilevanza costituzionale, ove il sistema delle Autonomie, nel suo complesso, si confronti e legiferi sui grandi temi delle comunità locali: sanità, servizi alla persona, trasporti, ambiente. E’ la Camera delle Autonomie, per salvaguardare la capacità decisionale più prossima ai cittadini e potenziare, nello stesso tempo, l’interconnessione tra le Regioni, valorizzando scenari euro mediterranei.
Le Autonomie Locali che diventano architettura costituzionale sono la forza di una Nazione, costituendo l'alveo in cui si affermano, talvolta lentamente, a volte celermente, processi politici di lunga durata.



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