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| "Aspettando il Bundesrat." Ipotesi di riforma costituzionale |
Sulla possibilità di riformare la legge
elettorale si è ancora in alto mare, benchè la diplomazia dei partiti stia
continuamente tessendo la tela. Berlusconi (scriviamo mentre annuncia la sua
seconda discesa in campo), dopo aver avanzato la proposta semipresidenzialista
alla francese, ha affermato che il PDL sta trattando con il PD su una riforma
in chiave proporzionalista alla tedesca. Vedremo. In ogni caso, se i capi dei
partiti non si sbrigano l’ondata antipolitica potrebbe travolgerli tutti, compromettendo
anche la possibilità di benessere del popolo, privo di una reale alternativa
democratica.
Al di là della riforma elettorale, per
noi si riparte dalle Autonomie Locali. In Germania, a livello politico, vige il
rapporto/modello CDU-CSU: la CDU
mira alla leadership nazionale, mentre la CSU presidia il territorio della Baviera, intendendo
per tale presidio una specifica realtà di valori e di popolo. Vale a dire:
sussiste uno “zoccolo duro” territoriale, che in sé ha dignità di realtà
politica; in forza di questa intrinseca dignità si progetta l’alleanza in campo
nazionale. (La lega maroniana tenta un’operazione del genere, ricollegandosi alla
base e scegliendo strategicamente l’alleato più consono; ma nel nostro Paese la
vera tradizione delle autonomie non appartiene alla Lega). Le Autonomie aperte
(oltre il localismo chiuso) esprimono valori “tipici” che sono, nel contempo,
universali: culture specifiche che si incontrano all’insegna della laboriosità
e dell’intrapresa. Seguendo l’orientamento di apertura delle Autonomie, più che di alleanze elettoralistiche, si
tratta di porre in atto un autentico itinerario di natura culturale ed istituzionale. Occorre valorizzare luoghi di incontro e confronto; laboratori
interlocali, sviluppando le capacità di governo dei territori.
Da questo punto di vista, sono in atto esperienze
significative, a partire da lungimiranti realtà socio istituzionali: si pensi
alle forme di associazionismo intercomunale
e agli accordi interregionali su
temi come la sanità.
Due, quindi, le sponde su cui rischiare
una costruzione nuova: da un lato, l’associazionismo interistituzionale di base
tra i Comuni, identificando culturalmente i Comuni come governo largo, oltre il
municipalismo sterile e senza futuro, affermando l’idea di città territorio,
sino ad arrivare all’articolazione delle città metropolitane; dall’altro, gli “accordi
di confine”, cioè strategie e modalità di condivisione dei servizi fondamentali
da parte delle Regioni con finalità comuni ed omogenee, affermando l’dea di
macroregione.
Per quanto concerne la prima sponda, si
ricorderà che in una sola notte De Gaulle (ritorniamo al modello francese, di
cui abbiamo trattato la scorsa volta) annullò con decreto presidenziale
migliaia di piccoli Comuni, per l’insostenibilità a garantirne lo stesso
funzionamento ordinario. Non è augurabile un atto alla De Gaulle, ma non è
razionale oggi eludere il problema che il Generale allora pose.
Sulla seconda sponda, delineare le
funzioni propulsive delle macroregioni significherebbe, tra l’altro, arginare
il fenomeno degli staterelli regionali,
eredi e moltiplicatori dei vizi dello statalismo centralista, che ha
condizionato lo sviluppo della statualità italiana, sin dal suo sorgere.
In queste realtà socio istituzionali ed
ideali occorre radicare la riforma politica del Paese, modificando il
bicameralismo perfetto e dando origine ad un Ambito di rilevanza costituzionale, ove il sistema delle Autonomie,
nel suo complesso, si confronti e legiferi sui grandi temi delle comunità
locali: sanità, servizi alla persona, trasporti, ambiente. E’ la Camera delle Autonomie, per
salvaguardare la capacità decisionale più prossima ai cittadini e potenziare,
nello stesso tempo, l’interconnessione tra le Regioni, valorizzando scenari
euro mediterranei.
Le Autonomie Locali che diventano architettura costituzionale sono la forza di una Nazione, costituendo l'alveo in cui si affermano, talvolta lentamente, a volte celermente, processi politici di lunga durata.
Le Autonomie Locali che diventano architettura costituzionale sono la forza di una Nazione, costituendo l'alveo in cui si affermano, talvolta lentamente, a volte celermente, processi politici di lunga durata.

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