Buongiorno
Democrazia ha idealmente brindato,
con alcuni amici, alla pubblicazione dell’articolo di Vittadini. Sin da
giovanissimi, ci ha affascinati una reale prospettiva di libertà nella vita
personale e nella dimensione pubblica. Siamo stati toccati, fino al cuore,
dall’esperienza di attrattiva intravista
in persone “prese” da un certo incontro.
All’università, con entusiasmo critico, ci dicevamo: “La dignità culturale di una proposta sta
nella sua capacità di rendere l’uomo libero, protagonista della storia che
vive”.
Con questo impeto abbiamo incontrato tutta la realtà,
gli uomini e le donne che la vita ci ha posto accanto. Nel lavoro e nella
scuola. Nelle istituzioni. “Toglieteci tutto, ma non la libertà di educare”,
ovvero stare nella realtà da “uomini veri, virili, carnali e bestiali”, ma “sempre
in lotta”, per affermare nelle cose lo stupore per l’Essere, cioè la continua
scoperta di sé, grazie ad una trama di parole, volti e fatti. Questa esperienza
di stupore ci ha resi e ci rende particolarmente sensibili nel difendere e
sviluppare il gusto dell’intrapresa, proprio degli uomini liberi; nello stesso
tempo, ci rende capaci, pur nella nostra fragilità, di captare, “con naturale
sesto senso”, ciò che contrasta con il desiderio di soddisfazione piena, di
realizzazione di sé e di costruzione del bene comune nel posto dove si è.
E’ l’educazione alla libertà che ci fa percepire e
giudicare come insopportabile, a livello politico generale, un Parlamento di
cooptati e nominati.
Di fronte a questa “normalizzazione”, come non
avvertire un moto di “ribollimento” dell’io?
E’ venuto il momento di giudicare, con maggiore
realismo e libertà, quanto è avvenuto nel nostro Paese, ossia lo scontro tra
“bande armate contrapposte” in forza del bipolarismo manicheista imperante, che
ha determinato lo sbriciolamento della democrazia e, quindi, l’imporsi di
soluzioni politico-istituzionali “carismatiche” e leaderiste, di cui il culto
del capo è l’espressione più “infantile” e pericolosa.
Il bipolarismo manicheista ha culturalmente e
teoricamente contribuito a liquidare la politica, inseguendo il mito del
Partito Unico (a destra e a sinistra) e, quindi, distruggendo una normale
dialettica politico-democratica.
In verità, tutto ciò è stato ed è strettamente
funzionale al “Principe post moderno”, che ha perseguito, grazie alle lobby
finanziarie, editorialistiche e giudiziarie, la “modernizzazione” del Paese
ostacolata nella prima Repubblica.
Nel dialogo intrecciato dal prof. Manzo sono emerse specifiche
considerazioni sulle Autonomie Locali.
“Buongiorno Democrazia” è impegnata a sostenere
teoricamente e a realizzare praticamente percorsi di governance e
partecipazione. Proprio su questo terreno oggi sono ritornate prevalenti le posizioni
politico-amministrative “baronali” del vecchio stato liberale, che mortificano
la libertà e la crescita della responsabilità.
Anche su questo versante, prima e fondamentale “frontiera”
della persona e delle formazioni intermedie, è l’educazione alla libertà che ci
impegna “ironicamente” e con responsabilità in una costruzione.
In conclusione, “meglio perdere la cadrega che la
dignità”: non è questione di fare un altro partito (come hanno insinuato i
parlamentari nella risposta a Vittadini) e nemmeno di fare quadrato in difesa
dell’Intergruppo.
Si tratta piuttosto di dare spazio, nella vita
personale e nell’azione pubblico-politica, all’impeto di libertà che
costituisce l’originalità del cuore dell’uomo. Per essere se stessi e costruire
tentativi ironici di democrazia e bene comune, cioè di amicizia.
Aniello Landi, per Buongiorno Democrazia.
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