lunedì 15 aprile 2013

Superare gli opposti ed identici integralismi


“Il potere come ideologia unica è una follia menzognera e dannosa che impedisce la realizzazione del progetto Nazione. Il dialogo e la ricerca della verità che ci spingono a costruire un progetto comune implicano ascolto, rinuncia, riconoscimento degli errori, accettazione dei fallimenti e degli equivoci. Implicano di accettare la debolezza. Però diamo sempre l’impressione di agire al contrario: gli errori sono commessi dagli altri e sicuramente dall’altra parte. Se i pregiudizi ideologici deformano lo sguardo sul prossimo e la società secondo le proprie sicurezze e paure, il potere fatto ideologia unica accentua il fuoco persecutorio e pregiudiziale per cui tutte le posizioni sono schemi di potere e tutti vogliono dominare sugli altri. In questo modo si erode la fiducia sociale che è radice e frutto dell’amore”. Ringraziamo il Sen. Mario Mauro, per averci inviato, in occasione della Pasqua, questo pensiero del Card. Jorge Mario Bergoglio oggi Papa Francesco.  E’ un pensiero-testimonianza da cui tutti noi dobbiamo imparare. La vita politica nel nostro Paese  è stremata da un ventennio di dure contrapposizioni che, purtroppo, non lasciano spazio ad alcuna forma di dialogo o collaborazione per il bene comune. E’ un clima da guerra fredda che paralizza le istituzioni, in particolare il Parlamento, compromettendo la stessa tenuta democratica del Paese. Manca una visione strategica delle istituzioni democratiche corrose dalla logica particolaristica ed arrogante. Da questa palude bisogna uscire pena il dissolvimento della convivenza civile. In che modo? Partendo dalla realtà. Se è vero che le elezioni politiche ci hanno consegnato un Parlamento privo di capacità effettiva di governo, è pur vero che il risultato elettorale apre una fase diversa, per certi versi, inedita della politica italiana. Sono crollate le pretese egemoniche del bipolarismo manicheo: nessuno dei gruppi interpreti di questa filosofia ha in sé la forza di esprimere un governo; pertanto, è di fatto ridimensionata la loro pretesa di autosufficienza, la quale ha caratterizzato ed inquinato la vita politica nazionale.  L’annullamento dei blocchi bipolaristi potrebbe aprire una fase di ripensamento in senso democratico della loro stessa mission, ponendo adeguato argine dialogico, non di arroccamento, nei confronti dell’erede dell’autosufficienza: il M5S, mix di messianismo e fanatismo. Occorrerebbe lavorare per riordinare il sistema istituzionale riconoscendo il valore della pluralità dell’offerta politica e riacquistando la capacità di pensarsi in coalizioni sulla base di alleanze programmatiche: non si tratta di ritornare al proporzionalismo puro e duro, ma di ridisegnare il campo di gioco al di là dell’autosufficienza. E’ la riforma della politica in un sistema plurale in cui ridiventa dialettico e maturo il rapporto maggioranza-opposizione, nella libera scelta di convergenze programmatiche. Tale assetto istituzionale è frutto di una riforma culturale che riconosca il ruolo della politica e la giusta valorizzazione della primazia della società. E’ la strada che conduce ad una riforma elettorale che, da un lato, assicuri la governabilità e, dall’altro, garantisca il pieno svolgimento della dialettica democratica, non mortificando i soggetti politici intermedi. Da questo punto di vista, il lavoro dei “saggi” appare utile e potrebbe costituire una seria opportunità di dialogo e di lavoro comune. Ma l’ultimo (disperato) scatto del bipolarismo potrebbe spingere le forze maggiori a stringere un’alleanza “napoleonica”, ovvero un sistema alla francese che prediliga lo schieramento dei titani, al fine di tarpare le ali ai soggetti intermedi, spingendo, nel contempo, le forze estreme a collocarsi in chiave antiparlamentare, come accade in Francia con la destra di Le Pen. E’ l’ultima tentazione degli opposti integralismi che lasciano sul campo solo macerie. Si scelga la ragionevolezza ed il realismo: “proporzionare il proporzionale al maggioritario” indicò, oltre 10 anni fa, Andreotti. Noi aggiungiamo: per uscire dal tunnel.               


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