giovedì 20 febbraio 2014

Uno sguardo, un abbraccio!

E’ trascorso un anno dalla rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI. Tutti ricordiamo il preciso momento quando la notizia, raggiungendoci, ci ammutolì. Le immagini in mondovisione ci conducevano in qualcosa di surreale; il discorso del Papa, nella dolcezza e nella fermezza della lingua latina, ci introduceva in un evento veramente storico. Il nostro cuore, turbato, presentiva un fatto, un avvenimento che avrebbe “pesato” sull’esistenza di ciascuno di noi. Non ringrazieremo mai abbastanza don Julìan Carron, nostro  maestro nella fede, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, per averci condotto all’essenza di quel gesto: l’amore a Cristo e alla Sua Chiesa. Amore libero, forte e lieto, con effetto dirompente sulla vita del popolo di Dio. Quel momento, quella “rinuncia attiva” ha illuminato, con chiarore nuovo, il cammino, riportandoci alla radice della vita di comunità, secondo la forma e l’insegnamento del carisma che abbiamo incontrato: l’attrattiva Gesù! Da qui il percorso di fede e di ragione che ci entusiasma, sperimentando un di più di umano nell’esistente personale e nell’esistente storico. Così, nelle vicende personali e sociali, si è introdotto un tempo nuovo, più ricco di significato: “Il tempo, secondo la magnifica espressione di don Giussani, è la giovinezza di Dio”; ci è dato per scoprire i protagonisti del dialogo più affascinante: io – Tu! Questo dialogo drammatico, in quanto rispettoso della libertà della persona, è l’essenza del rapporto tra fede e ragione nell’oggi, che abbiamo visto grandioso in Benedetto XVI, per la sfida pacifica alla modernità e post-modernità sulla verità e sulla libertà, affermando nell’agone pubblico e democratico una laicità razionale e, dunque, positiva; che sperimentiamo, come inizio aurorale, nell’esperienza del carisma storico di don Giussani: stupore, ammirazione critica dell’Essere che si rivela nelle “cose” e nei volti, diventando “Cara beltà”, secondo l’intuizione leopardiana con cui don Giussani si è confrontato per tutta la vita. Dialogo sull’umano che vediamo esplodere, oltre frontiera, attraversando le periferie del cuore, grazie alla testimonianza di Papa Francesco. Sabato 22 febbraio la comunità di C.L. di Salerno si riunirà con il suo Pastore, l’Arcivescovo Primate, S. E. mons. Moretti, per celebrare, sulla tomba dell’Apostolo Matteo,  la Santa Eucarestia in memoria di don Giussani, nel nono anniversario della sua dipartita. Matteo, l’Apostolo dello sguardo! Come era caro a don Giussani “La vocazione di san Matteo” del Caravaggio. Il cristianesimo non come controffensiva e reazione ai mali del mondo, bensì l’incontro con uno sguardo, che rimette in moto l’umano che è in noi, aprendoci alla speranza: “Di speranza fontana vivace”. Lo stesso movimento che accade in chi intercetta, anche da lontano, per un solo istante, il volto di Francesco. Questo sguardo è la cifra potente di questo pontificato! “Sono un peccatore al quale il Signore ha guardato. Io sono uno che è guardato dal Signore. Il mio motto “Miserando atque eligendo” l’ho sentito sempre molto vero per me”. (Il motto è tratto dalle omelie di S. Beda a commento dell’incontro di Gesù con Matteo. “Vide Gesù un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: “Seguimi”. N.d.r.). “Venendo a Roma ho sempre abitato in via della Scrofa. Da lì visitavo spesso la chiesa di san Luigi dei Francesi, e lì andavo a contemplare il quadro della Vocazione di san Matteo del Caravaggio. Quel dito di Gesù così…verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo.” (Papa Francesco, La mia porta è sempre aperta). Scelto attraverso l’attrattiva di uno sguardo.                     

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