giovedì 13 marzo 2014

Nell’ora del Conclave

Il Conclave visto da vicino, ovvero dal di dentro. “E’ un’esperienza indicibile, ha detto il Cardinal di New York, Timoty Dolan. E’ partecipare al movimento dello Spirito verso un uomo”. “Il Papa nasce nella Sistina”, aveva detto il Cardinale di Genova, Giuseppe Siri, per sottolineare l’imprevedibilità dell’evento, oltre i calcoli preventivi. Cosa accadde  in quelle ore del tredici marzo di un anno fa? Quanta dietrologia da parte della schiera dei  vaticanisti; il popolo orante, invece, scruta i movimenti profondi con gli occhi della fede. In varie occasioni, è stato proprio Papa Francesco ad introdurci nell’atmosfera di quei momenti, di quel momento. Nella prima udienza con i giornalisti, raccontò come era entrato nel suo cuore il nome Francesco, mentre, nel proseguire dello scrutinio, i Cardinali applaudivano per l’avvenuta elezione. Prima ancora (è sempre lui a confessarlo), al profilarsi del “pericolo”, fece l’esperienza, per grazia, di grande pace nell’animo. E poi la domanda drammatica: “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?” Il Cardinale di Cracovia, prima di entrare nel Conclave che lo elesse Pontefice, tracciando il profilo di Giovanni Paolo I, ricordò la domanda di Gesù a Pietro: “Mi ami tu?”. Quante volte don Giussani ha insistito con noi su questa domanda! “Tu lo sai, io Ti amo”. Un’irresistibile simpatia umana legava Pietro a Gesù. Erano manate di colla tra loro due. Come per noi, ora. Per l’evidenza di un’attrattiva umana pienamente ragionevole, ovvero corrispondente alla statura dei desideri del cuore dell’uomo. Attrattiva umana che “viene prima”; prima di qualsiasi considerazione su di sé, sulle proprie virtù o sui propri peccati. Si sposta il centro di riflessione: da sé ad un Altro, più di sé, entrando di più in sé. “A quella domanda, disse Wojtyla, il cuore di Giovanni Paolo I tremò. E’ ancora Papa Francesco a raccontarsi, “riguardando” “La vocazione di san Matteo”, il dipinto del Caravaggio che segna la sua vita: “Quel dito di Gesù così….verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo…. . E’ il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: “No, non me! No, questi soldi sono miei!”. Ecco, questo io sono: un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”. E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice”. (Quindi sussurra): “Peccator sum, sed super misericordia ed infinita patientia Domini nostri Iesu Cristus confisus ed in spiritu paenitentia accepto”. (“La mia porta è sempre aperta”. Conversazione con Antonio Spadaro).  13 marzo 2013, ore 19. 06: il rombo del cuore, la fumata bianca…..; l’annuncio del Cardinale protodiacono, Jean Louis Tauran. L’affaccio dell’Uomo vestito di bianco e, attraverso l’invocazione del popolo, la benedizione di Dio al nuovo Vescovo di Roma. C’eravamo anche noi; eravamo in prima fila, all’avamposto di piazza san Pietro. Partimmo la mattina in cinque, seguendo la scia luminosa di una stella nel cuore: il tremolar del preannuncio! Nel tripudio del popolo, noi a raccontare agli amici il legame con l’Eletto: era l’amato dell’uomo-bambino, Giacomo.               


Nessun commento:

Posta un commento