Dal 30 maggio 1998, quando Giovanni
Paolo II incontrò i movimenti, continuano a susseguirsi, nella piazza più bella
del mondo, avvenimenti che ci colpiscono fino al cuore. Quella volta, nel
“giorno più importante” di don Giussani, dopo il bacio del Papa, anche noi,
correndogli dietro, lo baciammo. Di avvenimento in avvenimento, all’ombra del
mantello di Pietro, nel “suo recinto”. Ci siamo ritrovati lì, il 27 aprile, per
la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Giovanni XXIII, ovvero
il Concilio Vaticano II, il Papa della Mater et Magistra e della Pacem in
Terris, le encicliche sociali che abbiamo studiato fino in fondo. Tutta una
passione a riportare la Chiesa nel cuore della vita, incontrando la “modernità”
nella sua spinta propulsiva, nelle sue speranze, nelle sue angosce e nella sua
stessa tragedia. La passione a riproporre il cristianesimo come realtà
interessante per l’uomo di questo tempo, oltre i confini moral-moralistici. “La
vita è la realizzazione del sogno della giovinezza”. Giovanni Paolo II, il Papa
della nostra giovinezza: “Per la sua attualità, questo è il compito della
Chiesa oggi: un compito che si esprime appunto nel nome di Comunione e
Liberazione” (Incontro con il Papa, Sala Nervi, 31 marzo 1979). Con lui in una serata surreale: “Il vostro
modo di avvicinare i problemi dell’uomo è vicino al mio. Posso dire che è lo
stesso”. (Esercizi Universitari centro-sud, Vaticano, Sala Regia, 26 gennaio
1980); “Costruite la civiltà della verità e dell’amore. Pregate per questo,
lavorate per questo, soffrite per questo”. (Terza edizione Meeting Rimini, 29
agosto 1982). “Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la
pace, che si incontrano in Cristo Redentore dell’uomo”. (Nel trentennale del
Movimento, 29 settembre 1984). “San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II
hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù… . Non hanno avuto
vergogna della carne di Cristo”, ha affermato Papa Francesco, mentre la Chiesa
stessa (aggiungiamo noi, ricordando le parole di don Giussani nella sua ultima
intervista) “ha avuto vergogna di dire chi è Cristo”. Per la canonizzazione dei
due Papi, il ritorno in piazza San Pietro, di Benedetto XVI. L’abbraccio con
Papa Francesco; di avvenimento in avvenimento! Così, il nostro incontro, in
piazza, con don Carron. “Siamo ritornati dagli Esercizi della Fraternità presi dalla
bellezza che accadeva in noi”. “Rendi particolarmente vibrante e presente il
carisma: vedevi don Giussani di tanto in tanto ed oggi Lo rendi così presente”.
“Lo vedevo una volta all’anno”, ha risposto. “Ti vogliamo bene, molto bene. Ci
stai aiutando a purificare la memoria. Ci hai aperto la mente”. Ciò che abbiamo
incontrato è una scoperta permanente: di stupore in stupore. “La verità è
primerea”, ripete il Papa. Il carisma,
modalità umana e persuasiva del vero, sempre ci precede e sorpassa. Non è
nostro possesso. “Impariamo ad imparare”, non una volta per tutte. Abbiamo
salutato don Carron, ricordando il 30 maggio, “prolungando”, oggi, il bacio di
quel giorno. domenica 20 luglio 2014
Nella piazza più bella del mondo
Dal 30 maggio 1998, quando Giovanni
Paolo II incontrò i movimenti, continuano a susseguirsi, nella piazza più bella
del mondo, avvenimenti che ci colpiscono fino al cuore. Quella volta, nel
“giorno più importante” di don Giussani, dopo il bacio del Papa, anche noi,
correndogli dietro, lo baciammo. Di avvenimento in avvenimento, all’ombra del
mantello di Pietro, nel “suo recinto”. Ci siamo ritrovati lì, il 27 aprile, per
la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Giovanni XXIII, ovvero
il Concilio Vaticano II, il Papa della Mater et Magistra e della Pacem in
Terris, le encicliche sociali che abbiamo studiato fino in fondo. Tutta una
passione a riportare la Chiesa nel cuore della vita, incontrando la “modernità”
nella sua spinta propulsiva, nelle sue speranze, nelle sue angosce e nella sua
stessa tragedia. La passione a riproporre il cristianesimo come realtà
interessante per l’uomo di questo tempo, oltre i confini moral-moralistici. “La
vita è la realizzazione del sogno della giovinezza”. Giovanni Paolo II, il Papa
della nostra giovinezza: “Per la sua attualità, questo è il compito della
Chiesa oggi: un compito che si esprime appunto nel nome di Comunione e
Liberazione” (Incontro con il Papa, Sala Nervi, 31 marzo 1979). Con lui in una serata surreale: “Il vostro
modo di avvicinare i problemi dell’uomo è vicino al mio. Posso dire che è lo
stesso”. (Esercizi Universitari centro-sud, Vaticano, Sala Regia, 26 gennaio
1980); “Costruite la civiltà della verità e dell’amore. Pregate per questo,
lavorate per questo, soffrite per questo”. (Terza edizione Meeting Rimini, 29
agosto 1982). “Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la
pace, che si incontrano in Cristo Redentore dell’uomo”. (Nel trentennale del
Movimento, 29 settembre 1984). “San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II
hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù… . Non hanno avuto
vergogna della carne di Cristo”, ha affermato Papa Francesco, mentre la Chiesa
stessa (aggiungiamo noi, ricordando le parole di don Giussani nella sua ultima
intervista) “ha avuto vergogna di dire chi è Cristo”. Per la canonizzazione dei
due Papi, il ritorno in piazza San Pietro, di Benedetto XVI. L’abbraccio con
Papa Francesco; di avvenimento in avvenimento! Così, il nostro incontro, in
piazza, con don Carron. “Siamo ritornati dagli Esercizi della Fraternità presi dalla
bellezza che accadeva in noi”. “Rendi particolarmente vibrante e presente il
carisma: vedevi don Giussani di tanto in tanto ed oggi Lo rendi così presente”.
“Lo vedevo una volta all’anno”, ha risposto. “Ti vogliamo bene, molto bene. Ci
stai aiutando a purificare la memoria. Ci hai aperto la mente”. Ciò che abbiamo
incontrato è una scoperta permanente: di stupore in stupore. “La verità è
primerea”, ripete il Papa. Il carisma,
modalità umana e persuasiva del vero, sempre ci precede e sorpassa. Non è
nostro possesso. “Impariamo ad imparare”, non una volta per tutte. Abbiamo
salutato don Carron, ricordando il 30 maggio, “prolungando”, oggi, il bacio di
quel giorno.
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