domenica 14 dicembre 2014

La svolta di Salerno

Massimo Borghesi (a sinistra) con Mario Tronti a Salerno. 
“Esperienze di vita e pensieri forti, tra novecento europeo e il Papa venuto dal fine del mondo”. E’ il tema del Convegno, tenutosi a Salerno il 28. 11. c.a. , su cui si sono confrontati Massimo Borghesi e Mario Tronti. L’incontro, promosso dall’Associazione Enrico Melchionda e dal Centro Culturale di Salerno “Cara beltà…”, ha inteso promuovere un dialogo tra esperienze e culture diverse, paragonandosi con il dramma della sfida antropologica. Tronti, tra i maggiori interpreti del pensiero marxista nel nostro Paese e in Europa, definito dalla stampa marxista-ratingheriano, per l’interesse suscitato il lui dal magistero di Papa Benedetto XVI; Massimo Borghesi, tra le intelligenze più lucide del pensiero cattolico contemporaneo. Confronto-testimonianza, per sottolineare il valore della personale esperienza di vita, al fine di non cadere in un “intellettualismo senza sapienza”. “La svolta di Salerno”: se quella togliattiana ebbe un senso sul piano della costruzione della democrazia nel  nostro Paese, oggi necessita, secondo lo stesso insegnamento di Papa Francesco, una visione oltre le barriera ideologiche, oltre i propri recinti e contenitori, per dar vita ad una sana trasversalità sul piano culturale, favorendo la cultura dell’incontro e del dialogo, in forza della comune responsabilità verso l’uomo, promuovendo la “democrazia partecipativa ed inclusiva”, nell’ottica di una “ridistribuzione della sovranità popolare”. “Oggi viviamo in una democrazia elettorale, ha affermato Tronti. Si fa campagna elettorale per la conquista della leadership di governo; si governa continuando a fare campagna elettorale a discapito della soluzione dei problemi posti da una società così complessa. La democrazia elettorale sostituisce la democrazia politica”. Tronti ha fatto riferimento al dramma della questione antropologica: “Al primo posto c’è “l’individuo”, più precisamente l’individualismo, che ha scalzato il concetto di persona. La quale è tale in quanto vive di relazioni; vive in una comunità. Non c’è persona senza comunità; non c’è comunità senza persona. Il “diritto individuale” prevale sulla comune responsabilità”. Di fronte a questo capovolgimento, che lascia l’individuo solo dinanzi al potere, l’impegno comune, secondo Tronti è la “ricostruzione di una comunità educante”. La questione antropologica, ossia il vero senso della persona, è direttamente connessa all’emergenza ideale ed educativa. “Per questo sarei perplesso, ha proseguito Tronti, ad accantonare l’espressione “valori non negoziabili”.  Affermare tali valori non significa negare l’autonomia della politica e, quindi, la negoziabilità, sul piano politico, secondo modalità e forme civili”. Massimo Borghesi ha risposto alla “demarcazione”, enfatizzata dal moderatore dell’incontro, il Direttore de “Il Mattino”, Balvano, tra il Pontificato di Papa Benedetto e quello di Papa Francesco. “C’è un’indubbia diversità di stile, non di contenuto. C’è l’esigenza di nuovi percorsi di incontro e di comunicazione, per annunciare all’umanità di oggi “l’Essenziale”: l’incontro con Cristo. Francesco parte da qui; come Papa Benedetto. Non a caso nell’Evangelii Gaudium, Francesco fa propria, come affermazione centrale, quanto affermato da Benedetto nella Lettera Enciclica Deus caritas est: “Non mi stancherò, afferma Francesco, di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva”. “Le differenze ci sono, ha proseguito Borghesi: l’uno proviene dalla cultura tedesca; l’altro dalla “fine del mondo”. E’ una diversità che arricchisce, non di contrapposizione”. “E’ stata geniale la decisione della rinuncia di papa Benedetto, ha “interrotto” Tronti, per favorire la riscoperta della dimensione popolare, universale della Chiesa”. Il moderatore ha sollecitato Borghesi rispetto al Sinodo sulla famiglia, sottolineando la “rottura” del Cardinale Kasper: “La famiglia non più come cellula naturale, bensì come realtà fondamentale”. “Non cambierà la dottrina della Chiesa sulla famiglia come “cellula naturale della società”, ha affermato Borghesi. Ci si sta interrogando, sotto il profilo pastorale, su questioni specifiche, come, ad esempio, Eucarestia ai divorziati risposati. Questione certamente importante, ma che non esaurisce la dimensione Essenziale del Sinodo”. “I rapporti con l’Islam”, ha incalzato poi il moderatore. “C’è un islam moderato che bisogna incoraggiare”, ha documentato Borghesi, facendo riferimento alla “straordinaria esperienza del Meeting del Cairo, grazie alla quale persone e gruppi di tradizioni diverse hanno condiviso un’esperienza di amicizia e di unità, riscoprendo l’autentica dimensione del senso religioso, come testimonia l’impegno dell’amico Wawel Farouk, uno dei protagonisti della primavera araba”. Sollecitato dal moderatore, l’affondo finale di Borghesi sulla democrazia:  “Non c’è democrazia senza solidarietà, che l’esperienza religiosa alimenta come ricerca continua e paziente della giustizia e come impegno solidale con e per gli altri”. La conclusione del filosofo cattolico con le parole di Papa Francesco al Parlamento Europeo: “Non ci è nascosto che una concezione omologante colpisce la vitalità del sistema democratico depotenziando il ricco contrasto, fecondo e costruttivo, delle organizzazioni e dei partiti politici tra loro. Così si corre il rischio di vivere nel regno dell’idea, della sola parola, dell’immagine, del sofisma … e di finire con un nuovo nominalismo politico”. 

Nessun commento:

Posta un commento