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| Massimo Borghesi (a sinistra) con Mario Tronti a Salerno. |
“Esperienze di vita e pensieri forti,
tra novecento europeo e il Papa venuto dal fine del mondo”. E’ il tema del
Convegno, tenutosi a Salerno il 28. 11. c.a. , su cui si sono confrontati
Massimo Borghesi e Mario Tronti. L’incontro, promosso dall’Associazione Enrico
Melchionda e dal Centro Culturale di Salerno “Cara beltà…”, ha inteso
promuovere un dialogo tra esperienze e culture diverse, paragonandosi con il
dramma della sfida antropologica. Tronti, tra i maggiori interpreti del pensiero
marxista nel nostro Paese e in Europa, definito dalla stampa
marxista-ratingheriano, per l’interesse suscitato il lui dal magistero di Papa
Benedetto XVI; Massimo Borghesi, tra le intelligenze più lucide del pensiero
cattolico contemporaneo. Confronto-testimonianza, per sottolineare il valore
della personale esperienza di vita, al fine di non cadere in un
“intellettualismo senza sapienza”. “La svolta di Salerno”: se quella
togliattiana ebbe un senso sul piano della costruzione della democrazia
nel nostro Paese, oggi necessita,
secondo lo stesso insegnamento di Papa Francesco, una visione oltre le barriera
ideologiche, oltre i propri recinti e contenitori, per dar vita ad una sana
trasversalità sul piano culturale, favorendo la cultura dell’incontro e del
dialogo, in forza della comune responsabilità verso l’uomo, promuovendo la
“democrazia partecipativa ed inclusiva”, nell’ottica di una “ridistribuzione
della sovranità popolare”. “Oggi viviamo in una democrazia elettorale, ha
affermato Tronti. Si fa campagna elettorale per la conquista della leadership
di governo; si governa continuando a fare campagna elettorale a discapito della
soluzione dei problemi posti da una società così complessa. La democrazia
elettorale sostituisce la democrazia politica”. Tronti ha fatto riferimento al
dramma della questione antropologica: “Al primo posto c’è “l’individuo”, più
precisamente l’individualismo, che ha scalzato il concetto di persona. La quale
è tale in quanto vive di relazioni; vive in una comunità. Non c’è persona senza
comunità; non c’è comunità senza persona. Il “diritto individuale” prevale
sulla comune responsabilità”. Di fronte a questo capovolgimento, che lascia
l’individuo solo dinanzi al potere, l’impegno comune, secondo Tronti è la
“ricostruzione di una comunità educante”. La questione antropologica, ossia il
vero senso della persona, è direttamente connessa all’emergenza ideale ed educativa.
“Per questo sarei perplesso, ha proseguito Tronti, ad accantonare l’espressione
“valori non negoziabili”. Affermare tali
valori non significa negare l’autonomia della politica e, quindi, la
negoziabilità, sul piano politico, secondo modalità e forme civili”. Massimo
Borghesi ha risposto alla “demarcazione”, enfatizzata dal moderatore
dell’incontro, il Direttore de “Il Mattino”, Balvano, tra il Pontificato di
Papa Benedetto e quello di Papa Francesco. “C’è un’indubbia diversità di stile,
non di contenuto. C’è l’esigenza di nuovi percorsi di incontro e di
comunicazione, per annunciare all’umanità di oggi “l’Essenziale”: l’incontro
con Cristo. Francesco parte da qui; come Papa Benedetto. Non a caso
nell’Evangelii Gaudium, Francesco fa propria, come affermazione centrale,
quanto affermato da Benedetto nella Lettera Enciclica Deus caritas est: “Non mi
stancherò, afferma Francesco, di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci
conducono al centro del Vangelo: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una
decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una
Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione
decisiva”. “Le differenze ci sono, ha proseguito Borghesi: l’uno proviene dalla
cultura tedesca; l’altro dalla “fine del mondo”. E’ una diversità che
arricchisce, non di contrapposizione”. “E’ stata geniale la decisione della
rinuncia di papa Benedetto, ha “interrotto” Tronti, per favorire la riscoperta
della dimensione popolare, universale della Chiesa”. Il moderatore ha
sollecitato Borghesi rispetto al Sinodo sulla famiglia, sottolineando la “rottura”
del Cardinale Kasper: “La famiglia non più come cellula naturale, bensì come
realtà fondamentale”. “Non cambierà la dottrina della Chiesa sulla famiglia come
“cellula naturale della società”, ha affermato Borghesi. Ci si sta interrogando,
sotto il profilo pastorale, su questioni specifiche, come, ad esempio, Eucarestia
ai divorziati risposati. Questione certamente importante, ma che non esaurisce
la dimensione Essenziale del Sinodo”. “I rapporti con l’Islam”, ha incalzato
poi il moderatore. “C’è un islam moderato che bisogna incoraggiare”, ha documentato
Borghesi, facendo riferimento alla “straordinaria esperienza del Meeting del
Cairo, grazie alla quale persone e gruppi di tradizioni diverse hanno condiviso
un’esperienza di amicizia e di unità, riscoprendo l’autentica dimensione del
senso religioso, come testimonia l’impegno dell’amico Wawel Farouk, uno dei
protagonisti della primavera araba”. Sollecitato dal moderatore, l’affondo
finale di Borghesi sulla democrazia: “Non
c’è democrazia senza solidarietà, che l’esperienza religiosa alimenta come
ricerca continua e paziente della giustizia e come impegno solidale con e per
gli altri”. La conclusione del filosofo cattolico con le parole di Papa
Francesco al Parlamento Europeo: “Non ci è nascosto che una concezione
omologante colpisce la vitalità del sistema democratico depotenziando il ricco
contrasto, fecondo e costruttivo, delle organizzazioni e dei partiti politici
tra loro. Così si corre il rischio di vivere nel regno dell’idea, della sola
parola, dell’immagine, del sofisma … e di finire con un nuovo nominalismo
politico”.

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