domenica 1 febbraio 2015

Mattarella Presidente della Repubblica! Passano i partiti, non passano le culture politiche. Le  correnti di pensiero sopravvivono alla scomparsa degli stessi partiti che da quelle correnti hanno preso origine. Da questo punto di vista, nella accezione più profonda, è un ritorno al passato, chiudendo definitivamente l’illusione tragica della seconda Repubblica. Un ventennio che non ha fatto nascere una classe politica dirigente veramente degna di questa funzione. Un ventennio in cui le forze politiche si sono autodemolite, praticando lo scontro perpetuo e la politica del muro contro muro, innalzando il muro del maggioritarismo autosufficiente, spazzando via la cultura del confronto e della mediazione, del dialogo e della condivisione. Nei sistemi maggioritari di autentica ispirazione democratica, il terreno del confronto civile non viene mai meno. E’ questione di cultura politica, prima ancora di legge elettorale e di sistema di voto. La lunga transizione continua. Siamo, al tempo stesso, alla vigilia di grandi cambiamenti istituzionali e costituzionali. Al Senato è stato approvato l’italicum con correzioni profonde rispetto alla porcheria del primo patto del Nazareno. Tuttavia, permangono gravi interrogativi in relazione alla reale “capacità” di scelta dei cittadini, persistendo il sistema dei capilista bloccati, che di fatto annullano il diritto di libera scelta dei cittadini. Solo agli elettori della lista vincente è riservato, in un certo qual modo, tale diritto-dovere. Inoltre, al secondo turno, è assente qualsiasi soglia per l’attribuzione del superpremio di maggioranza alla lista vincente. Si prende tutto la maggiore minoranza. Ad un Presidente emerito della Corte Costituzionale ho posto il quesito sulle analogie tra la legge fascista Acerbo e l’italicum. “Quella attribuiva il premio di maggioranza alla maggioranza; questa (italicum) alla minoranza. La legge costituzionale di riforma del Senato pone interrogativi non meno gravi. L’elezione indiretta dei senatori è pienamente ragionevole qualora per la Camera propriamente politica fosse realmente superato il criterio di nomina dei capibastoni. Non si vota per le città metropolitane, se non indirettamente. Così per le Province. In qualche Regione si discute, nel senso peggiorativo, di modifiche alla legge elettorale per l’elezione del Presidente e del Consiglio Regionale, innalzando le soglie di rappresentanza. Cosa rimane al cittadino? Le “sante” libertà comunali, mentre il sistema delle Autonomie Locali va ripensato, oltre il localismo ed il centralismo regionalista lesivi della piena autonomia. C’è molto da lavorare, evitando improvvisazione, superficialità e delirio di onnipotenza. E’ indiscutibile la profonda cultura giuridica e politica del Presidente Mattarella, profondo conoscitore e protagonista del percorso delle Autonomie. Nei momenti difficili, bisogna riandare alle origini del pensiero democratico, alle radici di una cultura autenticamente popolare. Bentornato, Presidente!.          

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