Con lui, don Giussani, abbiamo
compiuto e stiamo compiendo l’itinerario più amabile ed
interessante: alla ricerca del nostro, proprio volto umano. “Sentite
la potenza dell’Essere!” Questo è il “sentire” in cui lui ci
introduce attraverso la filigrana delle cose quotidiane.
Straordinaria ed ordinaria avventura nella realtà, così come
percepita e conosciuta nell’esperienza. Quanto cara a don Giussani
questa parola: esperienza. Filosoficamente e teologicamente
presentava qualche “ambiguità”, ovvero il rischio di riduzione
del fatto cristiano a soggettivismo, a relativismo. Don Giussani non
ha avuto paura dell’esperienza, di scommettere su di essa, di
guardarla secondo la sua struttura originaria, di abbracciare tutto
il suo umano, sin nei suoi infinitesimali input, che partono e
conducono ad una grande Cosa. Per tutti quelli che lo hanno
incontrato e continuano ad incontrarlo, in un modo ancor più
stupefacente oggi, nella storia popolare del suo carisma,
l’esperienza è diventata il proprio cammino, sempre più
consapevole, al vero, al bello alla felicità, scoprendo e
riscoprendo, sentendo e risentendo in sé la potenza dell’Essere,
che vibra in noi nell’esistente personale e nell’esistente
storico. Esperienza: la via profonda, adeguata di comunicazione
dell’Essere. Carisma storico! Nell’attuale momento di civiltà,
dove lo scontro di “civiltà” appare quasi inevitabile, la strada
dell’esperienza è la frontiera unitiva, che conduce direttamente
al cuore di ogni uomo e di ogni cultura. E’ la frontiera della pace
e, ancor prima, la possibilità di ricostruire le ragioni stesse di
una convivenza adeguatamente umana. Dal punto di vista della storia
del pensiero, la “riabilitazione razionale del senso religioso”,
come desiderava il Cardinal Montini, rimarrà il grande percorso
intellettuale ed educativo del carisma che abbiamo incontrato:
percorso-frontiera, che unisce, che comprende, a vantaggio del bene
comune. Alla luce dell’esperienza, in lui e con lui in noi
l’affascinante dialogo tra fede e ragione nel reale. Così, la
fede, nella fattispecie di un incontro storico, assume il suo
fascino, ossia la forza di rispondere, di corrispondere pienamente,
totalmente all’umano, mostrando la sua pertinenza alle sfide
emergenti nella vita personale ed in quella sociale, rendendo l’uomo
protagonista della storia che vive. Cioè libero. Libertà! La parola
per lui più adorabile. Riecheggiando Peguy: “Questa libertà di
questa creatura è il più bel riflesso che ci sia nel mondo della
Libertà del Creatore. .. Una salvezza che non fosse libera, che non
fosse, che non venisse da un uomo libero non ci direbbe più nulla.
Che sarebbe mai? Che interesse presenterebbe una tale salvezza”. Si
tratta del contributo affascinante alla ragionevolezza della fede.
Perché la ragione senza la fede è monca nella sua esigenza
specifica di ricerca del significato, ma la fede senza la ragione non
è pienamente umana, né interamente pensata, né totalmente accolta.
“Primerea!” E’ il sì che viene prima: l’impatto con fattori
e momenti della realtà che colpiscono fino al cuore, sino allo
stupore di sé, in quanto rapporto con la sorgente infinta di Essere.
L’incontro con l’avvenimento cristiano, nella storia vivente di
un popolo, rende persuasivo e critico questo sì, questo sguardo con
cui ci si inoltra umanamente nella realtà. Come Papa Francesco sta
insegnando e testimoniando alla Chiesa e al mondo. Per questo
“primerea”, don Giussani esulta in Paradiso.

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