domenica 22 febbraio 2015

Alla ricerca del volto umano


Con lui, don Giussani, abbiamo compiuto e stiamo compiendo l’itinerario più amabile ed interessante: alla ricerca del nostro, proprio volto umano. “Sentite la potenza dell’Essere!” Questo è il “sentire” in cui lui ci introduce attraverso la filigrana delle cose quotidiane. Straordinaria ed ordinaria avventura nella realtà, così come percepita e conosciuta nell’esperienza. Quanto cara a don Giussani questa parola: esperienza. Filosoficamente e teologicamente presentava qualche “ambiguità”, ovvero il rischio di riduzione del fatto cristiano a soggettivismo, a relativismo. Don Giussani non ha avuto paura dell’esperienza, di scommettere su di essa, di guardarla secondo la sua struttura originaria, di abbracciare tutto il suo umano, sin nei suoi infinitesimali input, che partono e conducono ad una grande Cosa. Per tutti quelli che lo hanno incontrato e continuano ad incontrarlo, in un modo ancor più stupefacente oggi, nella storia popolare del suo carisma, l’esperienza è diventata il proprio cammino, sempre più consapevole, al vero, al bello alla felicità, scoprendo e riscoprendo, sentendo e risentendo in sé la potenza dell’Essere, che vibra in noi nell’esistente personale e nell’esistente storico. Esperienza: la via profonda, adeguata di comunicazione dell’Essere. Carisma storico! Nell’attuale momento di civiltà, dove lo scontro di “civiltà” appare quasi inevitabile, la strada dell’esperienza è la frontiera unitiva, che conduce direttamente al cuore di ogni uomo e di ogni cultura. E’ la frontiera della pace e, ancor prima, la possibilità di ricostruire le ragioni stesse di una convivenza adeguatamente umana. Dal punto di vista della storia del pensiero, la “riabilitazione razionale del senso religioso”, come desiderava il Cardinal Montini, rimarrà il grande percorso intellettuale ed educativo del carisma che abbiamo incontrato: percorso-frontiera, che unisce, che comprende, a vantaggio del bene comune. Alla luce dell’esperienza, in lui e con lui in noi l’affascinante dialogo tra fede e ragione nel reale. Così, la fede, nella fattispecie di un incontro storico, assume il suo fascino, ossia la forza di rispondere, di corrispondere pienamente, totalmente all’umano, mostrando la sua pertinenza alle sfide emergenti nella vita personale ed in quella sociale, rendendo l’uomo protagonista della storia che vive. Cioè libero. Libertà! La parola per lui più adorabile. Riecheggiando Peguy: “Questa libertà di questa creatura è il più bel riflesso che ci sia nel mondo della Libertà del Creatore. .. Una salvezza che non fosse libera, che non fosse, che non venisse da un uomo libero non ci direbbe più nulla. Che sarebbe mai? Che interesse presenterebbe una tale salvezza”. Si tratta del contributo affascinante alla ragionevolezza della fede. Perché la ragione senza la fede è monca nella sua esigenza specifica di ricerca del significato, ma la fede senza la ragione non è pienamente umana, né interamente pensata, né totalmente accolta. “Primerea!” E’ il sì che viene prima: l’impatto con fattori e momenti della realtà che colpiscono fino al cuore, sino allo stupore di sé, in quanto rapporto con la sorgente infinta di Essere. L’incontro con l’avvenimento cristiano, nella storia vivente di un popolo, rende persuasivo e critico questo sì, questo sguardo con cui ci si inoltra umanamente nella realtà. Come Papa Francesco sta insegnando e testimoniando alla Chiesa e al mondo. Per questo “primerea”, don Giussani esulta in Paradiso.

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