domenica 8 marzo 2015

Don Giussani e il Papa: l’incontro di sguardi

E’ stata una di quelle giornate che segnano la vita personale e di un popolo. Ieri, in piazza san Pietro, sul sagrato, con gli amici vicino al Papa. Don Giussani e il Papa: un “romanzo storico d’amore”. Con questo romanzo nel cuore, con il cuore gonfio di emozione e commozione, abbiamo attraversato la piazza, seguendo da lontano, con gli occhi, i movimenti, il portamento e l’amorevolezza dell’Amico, giungendo alla “postazione” da noi prediletta. Un procedere di avvenimento in avvenimento, con passi segnati e dettati in maniera fantasiosa, non prevedibili. Dono gratuito che sempre si rinnova. Ascoltando Carròn e vedendo il suo volto radioso, le pagine di quel romanzo hanno cominciato a sfogliarsi, vibrando. “Tornare in questa piazza dove lo abbiamo visto manifestare, davanti a san Giovanni Paolo II, il suo stupore … “. Il 30 maggio. Guardando parlare il Papa si è rinnovato, con freschezza indicibile, “di speranza fontana vivace”, l’itinerario che attraversa, pur dentro la nostra smemoratezza, la vita di ciascuno di noi. Come ci è accaduto di pregare il 21 febbraio nella cripta del Duomo di Salerno: “Preghiamo per il Papa, qui sulla tomba del’Apostolo dello sguardo, secondo il sentire di don Giussani, affascinato dall’incontro di sguardi, come Papa Francesco … “. L’abbraccio degli occhi di cielo, del Volto buono del Mistero attraverso il carisma che coagula socialmente, sociologicamente, etnicamente un popolo. Un percorso di immedesimazione come don Giussani ci ha sempre insegnato, riguardando il quadro del Caravaggio, sin nelle fibre dei muscoli che ridestano Matteo, come ci fa fatto notare l’amico Silvio Prota nell’osservazione del capolavoro in un incontro pubblico, a Salerno, del Centro culturale “Cara beltà … “, incrociando fede e ragione alla luce della personale esperienza. Un ridestarsi che è giunto, giunge fino a noi, decentrandoci, spostando in continuazione la nostra ragione, conducendoci alla radice del nostro Essere. E’ la scoperta permanente del Tu. “Sei Tu che mi fai sorprendendo in me una febbre di vita. Gesù Vita della mia vita”. Come accadde a Matteo autoreferenziale (i suoi soldi, la sua immagine pubblica, la sua carriera) decentrato da quel dito. Così, il dito di don Giussani che ci decentra dall’immagine autoreferenziale che costruiamo (i soldi, i bisogni ridotti, la carriera pubblica, il nostro pensiero). Decentra l’autoreferenzialità per incontrare il vero volto di ciascuno di noi, portando a galla, con freschezza, il vero io. E poi quel “primerea”. Il si che viene prima; il sì di Pietro, che tante volte don Giussani ci ha fatto vedere in atto, mentre accadeva: l’attrattiva di una prospettiva umana che sempre ci precede, oltre i limiti e le misure. La parola che più descrive il carisma che abbiamo incontrato è proprio “primerea”. In questa parola, definizione di un incontro che ci precede,  sta “la nuova fenomenologia della grazia”, come ebbe a dire il cardinal Ouellet, Prefetto della Congregazione dei Vescovi. “Nuova fenomenologia della grazia”, di cui don Giussani ha descritto, in modo impareggiabile, le ragioni. E ancora: quel “basta”, detto con vigore da Papa Francesco, come a sottolineare il nerbo, il focus della nuova evangelizzazione e del suo stesso insegnamento. “Non solo non ho mai inteso fondare niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta”. E’ la personale immedesimazione di Papa Francesco con il carisma di don Giussani. Per la libertà, ovvero la verità, di tutti noi. Grazie santità!       

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