E’ stata una di quelle
giornate che segnano la vita personale e di un popolo. Ieri, in piazza san
Pietro, sul sagrato, con gli amici vicino al Papa. Don Giussani e il Papa: un
“romanzo storico d’amore”. Con questo romanzo nel cuore, con il cuore gonfio di
emozione e commozione, abbiamo attraversato la piazza, seguendo da lontano, con
gli occhi, i movimenti, il portamento e l’amorevolezza dell’Amico, giungendo
alla “postazione” da noi prediletta. Un procedere di avvenimento in avvenimento,
con passi segnati e dettati in maniera fantasiosa, non prevedibili. Dono
gratuito che sempre si rinnova. Ascoltando Carròn e vedendo il suo volto
radioso, le pagine di quel romanzo hanno cominciato a sfogliarsi, vibrando.
“Tornare in questa piazza dove lo abbiamo visto manifestare, davanti a san
Giovanni Paolo II, il suo stupore … “. Il 30 maggio. Guardando parlare il Papa
si è rinnovato, con freschezza indicibile, “di speranza fontana vivace”,
l’itinerario che attraversa, pur dentro la nostra smemoratezza, la vita di
ciascuno di noi. Come ci è accaduto di pregare il 21 febbraio nella cripta del
Duomo di Salerno: “Preghiamo per il Papa, qui sulla tomba del’Apostolo dello
sguardo, secondo il sentire di don Giussani, affascinato dall’incontro di
sguardi, come Papa Francesco … “. L’abbraccio degli occhi di cielo, del Volto
buono del Mistero attraverso il carisma che coagula socialmente,
sociologicamente, etnicamente un popolo. Un percorso di immedesimazione come
don Giussani ci ha sempre insegnato, riguardando il quadro del Caravaggio, sin
nelle fibre dei muscoli che ridestano Matteo, come ci fa fatto notare l’amico
Silvio Prota nell’osservazione del capolavoro in un incontro pubblico, a
Salerno, del Centro culturale “Cara beltà … “, incrociando fede e ragione alla
luce della personale esperienza. Un ridestarsi che è giunto, giunge fino a noi,
decentrandoci, spostando in continuazione la nostra ragione, conducendoci alla
radice del nostro Essere. E’ la scoperta permanente del Tu. “Sei Tu che mi fai
sorprendendo in me una febbre di vita. Gesù Vita della mia vita”. Come accadde
a Matteo autoreferenziale (i suoi soldi, la sua immagine pubblica, la sua
carriera) decentrato da quel dito. Così, il dito di don Giussani che ci
decentra dall’immagine autoreferenziale che costruiamo (i soldi, i bisogni
ridotti, la carriera pubblica, il nostro pensiero). Decentra
l’autoreferenzialità per incontrare il vero volto di ciascuno di noi, portando
a galla, con freschezza, il vero io. E poi quel “primerea”. Il si che viene
prima; il sì di Pietro, che tante volte don Giussani ci ha fatto vedere in atto,
mentre accadeva: l’attrattiva di una prospettiva umana che sempre ci precede,
oltre i limiti e le misure. La parola che più descrive il carisma che abbiamo
incontrato è proprio “primerea”. In questa parola, definizione di un incontro
che ci precede, sta “la nuova
fenomenologia della grazia”, come ebbe a dire il cardinal Ouellet, Prefetto
della Congregazione dei Vescovi. “Nuova fenomenologia della grazia”, di cui don
Giussani ha descritto, in modo impareggiabile, le ragioni. E ancora: quel “basta”,
detto con vigore da Papa Francesco, come a sottolineare il nerbo, il focus
della nuova evangelizzazione e del suo stesso insegnamento. “Non solo non ho mai
inteso fondare niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto
nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare
agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto
cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta”. E’ la personale
immedesimazione di Papa Francesco con il carisma di don Giussani. Per la
libertà, ovvero la verità, di tutti noi. Grazie santità!

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