E’ stata imponente la marcia a Parigi. Per l’immensa
folla umana, per la globale comunicazione mediatica, per la presenza di
autorità politiche internazionali anche
al di là dei conflitti in cui si trascinano. E’ scoppiata la concordia universale;
una marcia verso il cosmopolitismo universalistico. Non è così, ma non è uguale
al niente il coinvolgimento di tante persone, purchè dopo la grande marcia si
intraprenda la strada quotidiana della cultura, dell’educazione, della
riflessione. Si riprenda l’itinerario del pensiero come riflessione sulla
libertà, sulla verità come comunicazione dell’umano, sul diritto, sul senso
critico, sull’integrazione tra persone e culture, rinnovando la tradizione
europea, mix di radici e di purificazione, grazie a correnti di pensiero
alternative alle radici stesse. E’ un itinerario eminentemente culturale. Su
queste frontiere, sorte grazie alla sua genialità, oggi l’Europa è in netto
ritardo, impaurita di fronte all’incalzare del terrorismo e di fronte alle ideologie
esterne al suo essere. Ritroviamo l’impeto creativo della nostra storia. Meno
di questo, passa la marcia, passa il semestre e rimangono solo parole vuote.
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