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| 7 marzo 2015 in piazza san Pietro con Papa Francesco |
Stasera (18 aprile) tantissimi amici si
incontreranno a Napoli, ad Agropoli, a San Giovanni a Piro (Sapri) per la
presentazione del libro “Vita di don Giussani” anche presentando la mostra a
lui dedicata. Di avvenimento in avvenimento. A tutti gli amici mi piace
dedicare e con essi condividere un “passo” dello sguardo di sant’Agostino nelle
Confessioni, mentre guardava sant’Ambrogio. Eccolo: “Non gli potevo chiedere
quello che volevo e come volevo, date le caterve di gente affannata che con
tutte le loro magagne mi bloccavano l’accesso alle sue orecchie e alla sua
bocca, e al cui servizio egli viveva. E il pochissimo tempo che non passava con
loro lo impiegava a ricrearsi il fisico con il minimo indispensabile, o la
mente con la lettura. Leggeva scorrendo le pagine con gli occhi, il cuore
intento a penetrare il senso, mentre voce e lingua riposavano. Spesso eravamo
presenti (a nessuno era proibito entrare e non c’era l’uso di farsi annunciare)
e lo vedevamo leggere in silenzio, mai in altro modo: e restavamo magari seduti
a lungo, muti – chi avrebbe osato disturbare una persona così concentrata? – e poi
ce ne andavamo …. .” E’ anche il nostro “dialogo muto”, cioè silenzioso,
segreto e pubblico con don Giussani. Ci è piaciuto guardarlo così; parlare a
lui e con lui così! Come mi sovviene alla mente
e nel cuore guardando la foto con lui, in quei giorni ad Agropoli e a
Vallo della Lucania, nella canonica della Cattedrale (la nostra casa: Luciano, Ciccio,
Leonardo ed io). Come avviene anche adesso; soprattutto adesso. Come è avvento
il 7 marzo in piazza san Pietro con tutto il nostro popolo e Papa Francesco.
Pietro che parlava con gli occhi di don Giussani; don Giussani che parlava con la
voce di Pietro. L’avvenimento della nostra storia! Come il 30 maggio ‘98 in
piazza san Pietro, con tutto il nostro popolo, don Giussani e Giovanni Paolo
II. Continua Agostino guardando sant’Ambrogio: “Benchè anche per conservare la
voce, che facilmente gli si abbassava, poteva essere più conveniente leggere in
silenzio”. Proprio come don Giussani! La Voce del silenzio loquace. Che bello
guardarLo parlare! Ora. Come ci diceva don Giussani: “Una Presenza dentro lo
sguardo”. La più bella definizione della fede che noi abbiamo visto in atto,
risplendendo nel suo volto, sino all’immedesimazione totale con lo sguardo di
Gesù. “Più padre di prima” ci ricordò e ricorda don Carròn. Tutto nella storia
di un popolo: non un partito, non una corporazione, non una confederazione di
comunità, bensì “un’entità etnica sui generis”, secondo l’espressione cara a
don Giussani dell’amato Paolo VI. “Popolo stupefacente”, nella poetica di Peguy.
Non crociate da organizzare, non la riedizione dell’Opera dei Congressi del fu
movimento cattolico di memoria ottocentesca, bensì Avvenimento nuovo nell’ordinario
delle occupazioni quotidiane. Civiltà del lavoro! E’ questa la natura “secolaresca”
e la vittoria temporale del popolo cristiano.

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