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| Mandorlo in fiore, Vincent Van Gogh |
Fernando de Haro, su Il Sussidiario, ha invitato a riformulare l’affermazione “Più Società meno Stato”, constatandone l’interpretazione riduttiva in senso liberista, con il conseguente svuotamento e travisamento del principio di sussidiarietà. L’espressione “Più Società meno Stato” fu adoperata da don Giussani, sviluppando ulteriormente l’intervento che aveva tenuto ad Assago, nel 1987, alla Convention della DC lombarda. Il discorso partiva da una drammatica constatazione di fondo: l’anestesia del desiderio e, quindi, la mortificazione della capacità di iniziativa della persona e delle comunità intermedie. E’ un testo illuminante da rileggere ed approfondire. La riduzione del desiderio (sistematica strategia del potere) determina di fatto uno “stato” di strapotere sulla persona e sulla società, con l’alterazione, tra l’altro, del giusto rapporto Stato-cittadini, in funzione del “Nuovo Imperatore”. Nel nostro Paese, gli ultimi scrittori cattolici avevano testimoniato la ferita lacerante per l’affermarsi di un infernale meccanismo omologante (potere oltre il potere stesso): Pier Paolo Pasolini e Giovanni Testori. “Sarebbe un nostro capo”, disse don Giussani di Pasolini; e di Testori: “Lo ringraziamo per il grande esempio di appartenenza che ci offre”. Sul piano filosofico, Augusto Del Noce aveva argomentato sull’omologazione imperante, dimostrando la tragica capitolazione nel nichilismo della stessa istanza popolare-comunista. Sul finire degli anni ’80, don Giussani utilizzava con noi l’immagine della nube tossica di Chernobyl, che aveva invaso il nostro io, depotenziandolo della sua struttura e delle sue evidenze originarie. Chi voglia affrontare con lealtà il vero dramma che interroga tutti, oggi più che mai, ossia l’emergenza educativa, non può non riconoscere nella proposta di don Giussani un sicuro punto di riferimento e di dialogo. Questa emergenza ci riporta al cuore del problema: che rinasca il desiderio, scintilla che muove all’azione proporzionata alle esigenze costitutive del cuore. E’ questa la via e la vita stessa della ragione: la ricostruzione nell’esperienza delle ragioni dell’impegno e dell’intrapresa. Per questa strada passa la rivitalizzazione delle energie personali, in forza di una più viva percezione e coscienza di sé, sviluppando, altresì, le risorse delle comunità intermedie. Risorse fondamentali per la vita del singolo e parimenti essenziali per la vita della democrazia. Il contributo metodologico e teoretico di don Giussani, riflessione sull’esperienza nell’ambito di un avvenimento presente, nella fattispecie della storia di movimento (C. L.) generata dal suo carisma, è un apporto originale ed essenziale alla ricomposizione dell’unità tra fede e ragione nell’esperienza, tra fede e cultura nella praxis, facilitando il continuo costituirsi di un “soggetto” in azione. E’, per così dire, l’inveramento storico, sempre in itinere, del sogno interrotto del maggio francese: “Presenza solo Presenza”. Di questa Presenza don Giussani svela il significato profondo, indicando con essa l’irrompere di un avvenimento nell’esistente personale e storico, ridestando l’Essere che ci costituisce. L’impatto con una Presenza umana che colpisce fino al cuore (gli incontri decisivi, la vita e la storia di un popolo), risveglia la vera coscienza di sé e muove all’iniziativa, al lavoro, cioè al tentativo di dar forma al bello, al vero, al giusto, rendendo più umana tutta la vita sociale. Un avvenimento ora! Lo stupore di sé, per l’evidenza di un fiotto inesauribile di Vita (Presenza) dentro di sé ed intorno a sé (un popolo). Alla luce di tutto ciò, “Più società meno Stato” indica l’affermazione della soggettività dell’Essere nell’esistente e del costituirsi e ricostituirsi di un popolo: “entità etnica sui generis”. Il luogo della riflessione di don Giussani è l’avvenimento in atto della persona: una febbre di vita non riducibile né ad ideologia né a teologia politica; non assimilabile alle tradizionali categorie politico-culturali dibattute in sede ecclesiastica e civile. Tutto il suo pensiero è “primerea”: “una Presenza dentro lo sguardo”; una sensibilità dell’intelligenza che viene prima di ogni a priori, capace di incontrare tutti, valorizzare anche il più piccolo frammento di vero e portare a galla il cuore di ciascuno. Nulla a che vedere con l’applicazione di principi e criteri aprioristici. Nulla a che vedere con l’adeguazione della realtà allo schema prefissato. Ciò che colpisce è una Presenza, non la ripetizione di un discorso. Questo percorso in perfetta sintonia con lo stile e l’intimo pensiero teologico di Papa Francesco: “la realtà è superiore all’idea”. Nella perdurante purificazione, conversione ed immedesimazione con questo sguardo, qui ed ora, nella sua storia vivente, la nascita, la rinascita di un movimento continuo. Un movimento! Né questo né quel partito; tantomeno uno “proprio”: “neocattolico”. Non una nostalgica “Opera dei Congressi”; né corporazioni né federazione autoreferenziale di corporazioni, bensì il ridestarsi della persona in azione: “qualcosa di irresistibilmente, mobile, qualcosa di irresistibilmente creativo, qualcosa di non tranquillo”. Uomini e donne, giovani e bambini che si commuovono di fronte alla Presenza della realtà. Una scia socialmente evidente di stupore e simpatia nella filigrana delle cose quotidiane, che lega le persone in una nuova “sindacalità” trasversale e simpatetica nelle situazioni emergenti. Testimoni commossi ora, non “guardiani di musei”, condividendo bisogni e problemi. Impegno tanto più appassionato quanto più “ironico”: non per risolvere presuntuosamente i problemi, bensì, affrontando i problemi, scoprire, conoscere e comprendere la natura, l’ampiezza, la profondità, l’infinità del proprio bisogno, sino al bisogno di una Sorgente infinita di Essere e di energia, sorprendendo con tenerezza amorosa il mio io (rapporto con un Tu). Il mio io finalmente mio! E’ un fenomeno che si dilata per stupore, come dinanzi alla prima fioritura del mandorlo (l’immagine cara a Papa Francesco), generando per “distrazione”, come per caso, non appena un cambiamento sociale ma molto di più: la trasfigurazione del vissuto reale, ossia un’esperienza nuova nella realtà di tutti i giorni; la sorpresa di un più di gusto e di energia nel quotidiano problematico; una città nuova nella città vecchia.
Aniello Landi

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