In occasione
della commemorazione del 50.mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei
Vescovi, ad opera di Paolo VI, Papa Francesco, nel suo discorso, ha tratteggiato
il cammino della Chiesa in questo tempo. Citando san Giovanni Paolo II, ha
posto, tra l’altro, la questione della “conversione del Papato”: il Papa “battezzato
tra i battezzati”, “Vescovo tra i Vescovi”. Si è soffermato, quindi, sulla
“collegialitas affectiva, la quale può divenire in alcune circostanze
effettiva”. A conclusione degli Esercizi Spirituali della Fraternità di
Comunione e Liberazione, nel maggio scorso, don Carròn, nel telegramma inviato
al Santo Padre, scrisse: “Nel solco tracciato da don Giussani, vogliamo seguire
il Successore di Pietro affettivamente
ed effettivamente, per essere collaboratori attivi della sua passione
missionaria, cioè “braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in
uscita”. “Santità! Voi siete la
sicurezza della nostra speranza”: l’improvvisa espressione del cuore, quasi
ripetendo l’invocazione alla Madonna, cara a don Giussani, dinanzi a Papa
Benedetto, mentre attraversava la piazza, nel corso della sua visita al
Santuario di Pompei, il 19 ottobre del 2008. Il Papa, dopo qualche altro passo,
si fermò e, voltandosi nella nostra direzione, impartì la benedizione. L’esercizio
del primato petrino conferma nella fede,
presiede tutte le Chiese nella carità, rassicura, altresì, nella speranza,
sostenendo la fatica degli uomini e delle donne nei tornanti della storia. Pietro
sostiene la speranza, annunciando che “Il Signore è vicino a chi ha il cuore
ferito”. Da qui la missionarietà di Papa Francesco, che chiama tutta la Chiesa,
in forza della Misericordia di Gesù, a chinarsi sulle ferite di ogni persona. Durante
lo svolgimento del Sinodo l’attacco mediatico alla Chiesa e al Papa è stato violentissimo,
focalizzando l’opinione pubblica su un’unica questione: comunione sì, comunione
no ai divorziati risposati (“dilemma” narrato in base ad una “spiritualità
mondana”). A questa riduzione dell’evento hanno partecipato, ben volentieri, circuiti
cattolici via web, accettando di fare il gioco delle parti, secondo schemi e
schieramenti obsoleti; qualcuno spingendosi, nel nome della “dottrina”, in un
quotidiano attacco (“ciarpame floscio”) contro il Papa. Da tutto ciò si evince
una evidente debolezza di pensiero, ovvero la difficoltà nel pensare la fede
nella fede, cioè nell’ambito di un avvenimento presente, bloccando la ragione e
l’avventura di conoscenza. La Dottrina, come i poveri, è il tesoro della
Chiesa. E’ il lungo itinerario, nel tempo, per imparare a guardare e a pensare
come Gesù: l’immedesimazione sempre da domandare, senza fine, con il suo stesso
sguardo. Non la ripetizione di un discorso. Dal suo tesoro il saggio estrae
cose antiche e cose nuove, per condividere ed accompagnare, ridestare e risvegliare,
suscitare e ri-suscitare, generando e rigenerando l’umano nell’io, favorendo lo
sviluppo dell’autocoscienza come esperienza. “La Giustizia è la Misericordia
che ricrea”. Impariamo dal Papa, nella sequela “affettiva ed effettiva”,
accompagnando, con “discrezione e potenza”, l’uomo del nostro tempo alla “ricerca
del suo volto umano”.giovedì 29 ottobre 2015
Incontro all’uomo
In occasione
della commemorazione del 50.mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei
Vescovi, ad opera di Paolo VI, Papa Francesco, nel suo discorso, ha tratteggiato
il cammino della Chiesa in questo tempo. Citando san Giovanni Paolo II, ha
posto, tra l’altro, la questione della “conversione del Papato”: il Papa “battezzato
tra i battezzati”, “Vescovo tra i Vescovi”. Si è soffermato, quindi, sulla
“collegialitas affectiva, la quale può divenire in alcune circostanze
effettiva”. A conclusione degli Esercizi Spirituali della Fraternità di
Comunione e Liberazione, nel maggio scorso, don Carròn, nel telegramma inviato
al Santo Padre, scrisse: “Nel solco tracciato da don Giussani, vogliamo seguire
il Successore di Pietro affettivamente
ed effettivamente, per essere collaboratori attivi della sua passione
missionaria, cioè “braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in
uscita”. “Santità! Voi siete la
sicurezza della nostra speranza”: l’improvvisa espressione del cuore, quasi
ripetendo l’invocazione alla Madonna, cara a don Giussani, dinanzi a Papa
Benedetto, mentre attraversava la piazza, nel corso della sua visita al
Santuario di Pompei, il 19 ottobre del 2008. Il Papa, dopo qualche altro passo,
si fermò e, voltandosi nella nostra direzione, impartì la benedizione. L’esercizio
del primato petrino conferma nella fede,
presiede tutte le Chiese nella carità, rassicura, altresì, nella speranza,
sostenendo la fatica degli uomini e delle donne nei tornanti della storia. Pietro
sostiene la speranza, annunciando che “Il Signore è vicino a chi ha il cuore
ferito”. Da qui la missionarietà di Papa Francesco, che chiama tutta la Chiesa,
in forza della Misericordia di Gesù, a chinarsi sulle ferite di ogni persona. Durante
lo svolgimento del Sinodo l’attacco mediatico alla Chiesa e al Papa è stato violentissimo,
focalizzando l’opinione pubblica su un’unica questione: comunione sì, comunione
no ai divorziati risposati (“dilemma” narrato in base ad una “spiritualità
mondana”). A questa riduzione dell’evento hanno partecipato, ben volentieri, circuiti
cattolici via web, accettando di fare il gioco delle parti, secondo schemi e
schieramenti obsoleti; qualcuno spingendosi, nel nome della “dottrina”, in un
quotidiano attacco (“ciarpame floscio”) contro il Papa. Da tutto ciò si evince
una evidente debolezza di pensiero, ovvero la difficoltà nel pensare la fede
nella fede, cioè nell’ambito di un avvenimento presente, bloccando la ragione e
l’avventura di conoscenza. La Dottrina, come i poveri, è il tesoro della
Chiesa. E’ il lungo itinerario, nel tempo, per imparare a guardare e a pensare
come Gesù: l’immedesimazione sempre da domandare, senza fine, con il suo stesso
sguardo. Non la ripetizione di un discorso. Dal suo tesoro il saggio estrae
cose antiche e cose nuove, per condividere ed accompagnare, ridestare e risvegliare,
suscitare e ri-suscitare, generando e rigenerando l’umano nell’io, favorendo lo
sviluppo dell’autocoscienza come esperienza. “La Giustizia è la Misericordia
che ricrea”. Impariamo dal Papa, nella sequela “affettiva ed effettiva”,
accompagnando, con “discrezione e potenza”, l’uomo del nostro tempo alla “ricerca
del suo volto umano”.
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