domenica 20 dicembre 2015

La Porta della Cattedrale











Domenica scorsa, 13 dicembre, la Chiesa salernitana, in comunione con tutta la Chiesa, ha vissuto una giornata straordinaria nell’ordinario. La Porta Santa della Cattedrale è stata varcata da migliaia di persone, seguendo il proprio Pastore, l’Arcivescovo Primate. Chiesa e popolo, come aveva detto, affacciandosi, alla loggia di san Pietro il Papa venuto “quasi dalla fine del mondo”. La Chiesa che si fa popolo, che è popolo. “Dov’è questa entità sui generis?” Fu la domanda di Paolo VI a metà degli anni settanta. Bisogna ben fissare nel cuore l’immagine di domenica scorsa: un popolo in cammino verso la sua Dimora, la sua Cattedrale. Bisogna ben raccogliere la domanda, implicita o esplicita, che quel “movimento” ha posto. Il Giubileo della Misericordia è un evento ecclesiale e civile insieme: riguarda la città dell’uomo nella sua integralità, nel suo farsi prossimità, comunione, convivenza sempre più umana, capacità di accogliere, di integrare, di condividere. Condivisione! I gesti, le opere di misericordia spirituale e corporale sono il grande contributo, unico ed insostituibile, alla ricomposizione sociale della nostra società, delle comunità troppo spesso vittime di solitudine, disperazione, dispersione. Reimparando a condividere problemi e bisogni, come documenta la grande tradizione di carità della Chiesa, significa riscoprire la vera gioia che dà senso alla vita. “Che cos’è la vita se non è vissuta in comune?” si domandava il grande Eliot. Gesti ed opere di misericordia che ci riconnettono all’altro, che ci avvicinano allo sguardo dell’Altro. Il passaggio più toccante ed emblematico di questo lungo cammino di ricomposizione è descritto da Papa Francesco: “Ogni volta che (i carcerati) passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà”. Ad un incontro di giovani universitari è stato detto: “L’elezione è la soglia che separa l’Essere dal nulla”. Ecco il punto focale, senza del quale tutto si annebbia, tutto scivola nel niente: lo sguardo di Gesù che ci sceglie, “misericordiando”, secondo le parole del Papa care alla tradizione della Chiesa salernitana: “Miserando atque eligendo”. La vocazione di Matteo! Da qui gli uomini sempre ripartono: così, gesto su gesto, benché piccoli gesti, si ricostruisce l’umana dimora, si riallaccia la rete dei rapporti, si ricrea la trama delle relazioni, si ricompatta il tessuto unitario della società, generando il bene comune, di cui tutti abbiamo bisogno. La capacità di ritessere la tela normale della vita è il volto sociale della Misericordia, che libera energie nuove, sprigiona risorse umane come talenti a vantaggio di tutti. E’ l’economia della gratuità che nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI trova la sua formulazione teorica ed operativa più pertinente alla stessa ragione economica. E’ la dimensione profonda dell’evangelizzazione sociale richiamata da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Senza gratuità non c’è vicinato, non c’è rete di prossimità. Non c’è dimora; non c’è popolo. L’opera permanente di intelaiatura solidale e civile della società è la fondamentale risorsa della Nazione; è, prima ancora, la porta della Chiesa, “esperta in umanità”, protagonista nel tempo che vive, aiutando ciascuno di noi ad essere “porta aperta per ogni uomo che incontriamo”, come ha ricordato, domenica, il nostro Arcivescovo Primate. Dal fissare il vultus misericordiae rinasce la vita dei paesi e della città.    

Nessun commento:

Posta un commento