 |
| Raffaello, La scuola di Atene |
Ad ottobre 2016 dovrebbe tenersi il referendum confermativo sulla riforma
costituzionale voluta da Renzi ed approvata in Parlamento. A questa conferma
popolare il premier ha legato il personale destino politico e quello del suo
governo. Sbaglia! Sin dal primo atto del percorso di riforma, il premier ha
sovrapposto l’azione di governo alla più ampia attività parlamentare di
revisione costituzionale, mortificando il senso stesso del libero confronto
nelle istituzioni democratiche. Ci auguriamo che il referendum sia l’occasione
di un autentico confronto e dialogo nella consapevolezza della posta in gioco,
separando il giudizio sul governo da quello sull’oggetto proprio del quesito
referendario. Torneremo sul combinato disposto italicum/riforma del Senato,
proseguendo l’itinerario di pensiero intrapreso da Buongiorno Democrazia; per
ora ci soffermiamo sulla considerazione del “padre” della riforma, l’ex
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel suo intervento in Senato,
nel corso del dibattito conclusivo per l’approvazione del disegno di legge
costituzionale, ha affermato che “bisognerà dare attenzione a tutte le
preoccupazioni espresse in queste settimane in materia di legislazione
elettorale e di equilibri costituzionali.” A queste preoccupazioni, purtroppo,
non è stata data alcuna attenzione e su di esse focalizzeremo la nostra riflessione
nei prossimi mesi, promuovendo una libera campagna di sensibilizzazione e
confronto, contribuendo ad animare, nel nostro ambito, il dibattito
politico-istituzionale. E’ un’occasione propizia per i cattolici impegnati nella
vita sociale del Paese. Non per mera contrapposizione, ma per condividere la sensibilità
democratica che storicamente e culturalmente è all’origine di una significativa
presenza pubblica. Sarà il momento per riprendere la grande tradizione popolare
che, nell’ispirazione di don Sturzo, in dialogo con le altre culture, favorì la
nascita ed il consolidamento della nostra democrazia. Dopo la fine della prima
Repubblica, i cattolici impegnati in politica sono stati intrappolati nella
logica del bipolarismo manicheo, affannandosi in schieramenti contrapposti, inutili
e dannosi. Questo bipolarismo è finito, pur nell’approssimazione dell’attuale
quadro delle forze politiche in campo. E’ finita, altresì, la stagione di
quella generazione politica. E’ giunto il momento di creare qualcosa di nuovo,
non rincorrendo l’occupazione di spazi, bensì promuovendo processi di
governance. Si tratta, ora, di ricostruire, di comunità in comunità, il processo
democratico nella vita delle Autonomie locali e della Nazione. Al centro
dell’epopea del popolarismo ci furono le battaglie per le libertà comunali e
sociali, allargando le basi dello Stato democratico. Nell’affermazione di una
laicità positiva, valorizzando le sensibilità trasversali, riprendiamo il
cammino per una democrazia partecipativa ed inclusiva. Il nuovo compito dei
cattolici nell’agone
propriamente politico,
in questa fase storica, è rimescolare le carte, uscire dalla logica degli
schieramenti e contribuire a ridefinire un assetto costituzionale organico ed equilibrato,
sviluppando dialoghi e percorsi orientati all’affermazione di un ragionevole
pluralismo socio-istituzionale.
Nessun commento:
Posta un commento