sabato 16 gennaio 2016

Il popolarismo oggi

Raffaello, La scuola di Atene
Ad ottobre 2016 dovrebbe tenersi il referendum confermativo sulla riforma costituzionale voluta da Renzi ed approvata in Parlamento. A questa conferma popolare il premier ha legato il personale destino politico e quello del suo governo. Sbaglia! Sin dal primo atto del percorso di riforma, il premier ha sovrapposto l’azione di governo alla più ampia attività parlamentare di revisione costituzionale, mortificando il senso stesso del libero confronto nelle istituzioni democratiche. Ci auguriamo che il referendum sia l’occasione di un autentico confronto e dialogo nella consapevolezza della posta in gioco, separando il giudizio sul governo da quello sull’oggetto proprio del quesito referendario. Torneremo sul combinato disposto italicum/riforma del Senato, proseguendo l’itinerario di pensiero intrapreso da Buongiorno Democrazia; per ora ci soffermiamo sulla considerazione del “padre” della riforma, l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel suo intervento in Senato, nel corso del dibattito conclusivo per l’approvazione del disegno di legge costituzionale, ha affermato che “bisognerà dare attenzione a tutte le preoccupazioni espresse in queste settimane in materia di legislazione elettorale e di equilibri costituzionali.” A queste preoccupazioni, purtroppo, non è stata data alcuna attenzione e su di esse focalizzeremo la nostra riflessione nei prossimi mesi, promuovendo una libera campagna di sensibilizzazione e confronto, contribuendo ad animare, nel nostro ambito, il dibattito politico-istituzionale. E’ un’occasione propizia per i cattolici impegnati nella vita sociale del Paese. Non per mera contrapposizione, ma per condividere la sensibilità democratica che storicamente e culturalmente è all’origine di una significativa presenza pubblica. Sarà il momento per riprendere la grande tradizione popolare che, nell’ispirazione di don Sturzo, in dialogo con le altre culture, favorì la nascita ed il consolidamento della nostra democrazia. Dopo la fine della prima Repubblica, i cattolici impegnati in politica sono stati intrappolati nella logica del bipolarismo manicheo, affannandosi in schieramenti contrapposti, inutili e dannosi. Questo bipolarismo è finito, pur nell’approssimazione dell’attuale quadro delle forze politiche in campo. E’ finita, altresì, la stagione di quella generazione politica. E’ giunto il momento di creare qualcosa di nuovo, non rincorrendo l’occupazione di spazi, bensì promuovendo processi di governance. Si tratta, ora, di ricostruire, di comunità in comunità, il processo democratico nella vita delle Autonomie locali e della Nazione. Al centro dell’epopea del popolarismo ci furono le battaglie per le libertà comunali e sociali, allargando le basi dello Stato democratico. Nell’affermazione di una laicità positiva, valorizzando le sensibilità trasversali, riprendiamo il cammino per una democrazia partecipativa ed inclusiva. Il nuovo compito dei cattolici nell’agone propriamente politico, in questa fase storica, è rimescolare le carte, uscire dalla logica degli schieramenti e contribuire a ridefinire un assetto costituzionale organico ed equilibrato, sviluppando dialoghi e percorsi orientati all’affermazione di un ragionevole pluralismo socio-istituzionale.



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