Ciò che è accaduto ieri, 28 giugno, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, in occasione del 65° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Papa Emerito Benedetto XVI, rallegra il cuore di ogni uomo vero. Ha detto Papa Francesco, rivolgendosi a Benedetto XVI: “Santità, oggi festeggiamo la storia di una chiamata iniziata sessantacinque anni fa con la Sua Ordinazione sacerdotale … . Ma quale è la nota di fondo che percorre questa lunga storia e che da quel primo inizio sino ad oggi domina sempre più? … In una delle tante belle pagine che Lei dedica al sacerdozio sottolinea come, nell’ora della chiamata definitiva di Simone, Gesù, guardandolo, in fondo gli chiede una cosa sola: “Mi ami?”. … E’ questa la nota che domina una vita intera …. la ricerca dell’amato”. “La cosa più grande, che Dio ci ha fatto conoscere nella nostra storia in questi ultimi vent’anni, è il sì di san Pietro, diceva don Giussani nel 1995.” Lo ha ricordato don Carrón agli ultimi Esercizi Spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione: “Infatti, quelle intorno al sì di Pietro sono tra le pagine più originali e spettacolari che egli ci abbia lasciato”. E’ il sì che viene prima, che non dipende, cioè, dalla decisione etica di un uomo, bensì dall’incollamento all’attrattiva dello sguardo di Gesù, dall’Essere attratti da un simpatia prevalente, che domina, predomina, che viene prima della stessa considerazione delle proprie capacità o incapacità. E’ il sì primerea, per usare il linguaggio caro al Papa venuto quasi dalla fine del mondo. Ha proseguito Papa Francesco: “Lei, Santità, continua a servire la Chiesa, non smette di contribuire veramente con vigore e sapienza alla sua crescita …. E lo fa da quel piccolo Monastero …. dal quale promana una tranquillità, una pace, una forza, una fiducia, una maturità, una fede, una dedizione, una fedeltà che mi fanno tanto bene e danno tanta forza a me e a tutta la Chiesa”. Benedetto XVI: “65 anni fa, un fratello ordinato con me ha deciso di scrivere sulla immaginetta di ricordo della prima messa soltanto, eccetto il nome e le date, una parola in greco: “Eucharistomen”, convinto che con questa parola, nelle sue tante dimensioni, è già detto tutto quanto si possa dire in questo momento. Eucharistomen dice un grazie umano, grazie a tutti. Grazie soprattutto a Lei, Santo Padre! La Sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente. Più che nei Giardini Vaticani, con la loro bellezza, la Sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto. E speriamo che Lei potrà andare avanti con noi tutti su questa via della Misericordia Divina, mostrando la strada di Gesù, verso Gesù, verso Dio.”Nella storia della nostra amicizia di fraternità un brano del Concerto in re minore per due violini e orchestra di Bach, nell’esecuzione del maestro Corrado e del maestro Grimaldi, sempre ci accompagna, facendo memoria dei miracoli che Dio suscita nelle nostre famiglie, come ci è accaduto di ricordare e nuovamente sperimentare lo scorso 30 maggio. Due violini; l’uno che sostiene l’altro e viceversa, sostenendosi reciprocamente nella speranza del cuore e nella fatica del vivere. L’uno che ha vibrare la Nota del cuore dell’altro; l’altro che fa vibrare la Nota del cuore dell’amico, guardandosi, creando un doppio movimento di sguardi. Questa è l’amicizia! Miracolo di paternità e figliolanza insieme. Senza la vibrazione di questo sussulto non c’è amicizia, ma connivenza, che allontana dal proprio io vero. Il Papa Emerito e il Papa; Benedetto e Francesco, insieme. Tu o dell’amicizia.
Nella festività di san Pietro e san
Paolo

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