“Sono solo
elezioni locali” è il leitmotiv di Matteo Renzi; così, tenta di svuotare il
significato profondo delle competizioni amministrative in corso. Significato
che sta nel suo valore di monito. Infatti, benchè il tasso di astensionismo sia
crescente e preoccupante anche a livello delle elezioni cittadine, proprio
dalle città e dai comuni bisogna ripartire. Proprio qui bisogna recuperare il
senso della res publica, immaginando e reinventando nuove forme di
interlocuzione tra cittadini ed istituzioni, rinnovando il dialogo per il bene
comune. A tal proposito, in occasione del conferimento del premio Carlo Magno
(Sala Regia, 6 maggio 2016), Papa Francesco ha ribadito l’indicazione metodologica
di “privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi, capaci di coinvolgere e
mettere in movimento tutti gli attori sociali (gruppi e persone), nella ricerca
di nuove soluzioni ai problemi attuali”. Così, “l’Europa, lungi dal proteggere
spazi, si renda madre generatrice di nuovi processi”, in particolare attualizzando
il vero valore della solidarietà, la quale non va confusa con
l’assistenzialismo, bensì come “generazione di opportunità”. Dunque, “mettere
in movimento” tutti gli attori sociali: è l’idea di mediazione
socio-istituzionale o di sinodalità civile, per sviluppare modalità e forme di
democrazia inclusiva e partecipativa. Non si tratta di organizzare strutture,
bensì riconoscere, seguire, accompagnare e servire quel flusso di simpatia
umana che si evidenzia attraverso tentativi di costruzione. Al convegno promosso
dall’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali, “contro il traffico delle
persone ed il crimine organizzato” (Casina Pio IX, 3 giugno 2016), il Papa ha
parlato di “un movimento trasversale e ondulare, una buona onda che abbraccia
tutta la società, dalla periferia al centro e ritorno”. Nell’attuale momento
storico, il terreno privilegiato per la costruzione di tale movimento è
rappresentato dal welfare locale di comunità. E’ il tema strategico sia per le
metropoli sia per le città-territorio: piattaforma ideal-programmatica per una
nuova stagione di impegno sociale. Per questo processo di “movimento ondulare”
appare decisivo, oggi che mai, il richiamo alla libertà di educazione. Essa non
riguarda solamente il fondamentale pluralismo educativo-scolastico nelle
istituzioni e delle istituzioni. La libertà di educazione è il contenuto cardine
di tutta la vita sociale: è il lavoro, in ogni ambito, teso a generare (“è un
verbo importante”, disse Papa Francesco nel suo viaggio in Messico) un soggetto
sociale all’altezza delle sfide attuali, ovvero la generazione continua dell’io
in azione (non individualisticamente inteso), rischiando, nell’affronto di
tutta la realtà, una realizzazione sempre nuova, nella stima di ogni tentativo autenticamente
umano, concependo e sostenendo la propria ed altrui libertà come rischio educativo della personale responsabilità. E’ il lavoro
fondamentale della persona nel suo Essere tale, in primis degli adulti e,
quindi, dei più giovani. Da questa educazione alla responsabilità, sollecitata
dalle urgenze capillari e razionali della propria umanità, scaturisce una inimmaginabile
fecondità sociale, dando forma, seppure embrionalmente, alla creazione di nuove
opportunità lavorative, che è il significato profondo del valore della
solidarietà, come ha richiamato Papa Francesco. Entro questo orizzonte, le
nuove frontiere dell’economia civile o del dono, come insegna la Caritas in Veritate
di Benedetto XVI, costituiscono “un lavoro per tutti, un compito per ciascuno”,
per un movimento popolare simpatetico.

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