giovedì 16 giugno 2016

Per un movimento popolare




















“Sono solo elezioni locali” è il leitmotiv di Matteo Renzi; così, tenta di svuotare il significato profondo delle competizioni amministrative in corso. Significato che sta nel suo valore di monito. Infatti, benchè il tasso di astensionismo sia crescente e preoccupante anche a livello delle elezioni cittadine, proprio dalle città e dai comuni bisogna ripartire. Proprio qui bisogna recuperare il senso della res publica, immaginando e reinventando nuove forme di interlocuzione tra cittadini ed istituzioni, rinnovando il dialogo per il bene comune. A tal proposito, in occasione del conferimento del premio Carlo Magno (Sala Regia, 6 maggio 2016), Papa Francesco ha ribadito l’indicazione metodologica di “privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi, capaci di coinvolgere e mettere in movimento tutti gli attori sociali (gruppi e persone), nella ricerca di nuove soluzioni ai problemi attuali”. Così, “l’Europa, lungi dal proteggere spazi, si renda madre generatrice di nuovi processi”, in particolare attualizzando il vero valore della solidarietà, la quale non va confusa con l’assistenzialismo, bensì come “generazione di opportunità”. Dunque, “mettere in movimento” tutti gli attori sociali: è l’idea di mediazione socio-istituzionale o di sinodalità civile, per sviluppare modalità e forme di democrazia inclusiva e partecipativa. Non si tratta di organizzare strutture, bensì riconoscere, seguire, accompagnare e servire quel flusso di simpatia umana che si evidenzia attraverso tentativi di costruzione. Al convegno promosso dall’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali, “contro il traffico delle persone ed il crimine organizzato” (Casina Pio IX, 3 giugno 2016), il Papa ha parlato di “un movimento trasversale e ondulare, una buona onda che abbraccia tutta la società, dalla periferia al centro e ritorno”. Nell’attuale momento storico, il terreno privilegiato per la costruzione di tale movimento è rappresentato dal welfare locale di comunità. E’ il tema strategico sia per le metropoli sia per le città-territorio: piattaforma ideal-programmatica per una nuova stagione di impegno sociale. Per questo processo di “movimento ondulare” appare decisivo, oggi che mai, il richiamo alla libertà di educazione. Essa non riguarda solamente il fondamentale pluralismo educativo-scolastico nelle istituzioni e delle istituzioni. La libertà di educazione è il contenuto cardine di tutta la vita sociale: è il lavoro, in ogni ambito, teso a generare (“è un verbo importante”, disse Papa Francesco nel suo viaggio in Messico) un soggetto sociale all’altezza delle sfide attuali, ovvero la generazione continua dell’io in azione (non individualisticamente inteso), rischiando, nell’affronto di tutta la realtà, una realizzazione sempre nuova, nella stima di ogni tentativo autenticamente umano, concependo e sostenendo la propria ed altrui libertà come rischio educativo della personale responsabilità. E’ il lavoro fondamentale della persona nel suo Essere tale, in primis degli adulti e, quindi, dei più giovani. Da questa educazione alla responsabilità, sollecitata dalle urgenze capillari e razionali della propria umanità, scaturisce una inimmaginabile fecondità sociale, dando forma, seppure embrionalmente, alla creazione di nuove opportunità lavorative, che è il significato profondo del valore della solidarietà, come ha richiamato Papa Francesco. Entro questo orizzonte, le nuove frontiere dell’economia civile o del dono, come insegna la Caritas in Veritate di Benedetto XVI, costituiscono “un lavoro per tutti, un compito per ciascuno”, per un movimento popolare simpatetico.                      

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