sabato 24 dicembre 2016

Welfare state, welfare community

La professoressa Lorenza Violini su “Il Sussidiario”, a proposito del referendum costituzionale,  ha posto una questione di fondo che, nel corso del dibattito e della campagna referendaria, non è stata sufficientemente valutata. E’ la questione del “welfare state”. Scrive: “Creando una sorta di parificazione tra i due livelli di governo (statale e regionale, n.d.r.) (la riforma Renzi Boschi) stabilisce infatti che allo Stato spetti in esclusiva legiferare sulle disposizioni generali e comuni e alle Regioni fare la stessa operazione rispetto alla programmazione e l’organizzazione dei servizi”. In realtà, su questa materia la riforma bocciata faceva un’operazione gattopardesca: “cambiare per lasciare tutto tale e quale”. I sostenitori del sì richiamavano la necessità di riportare allo Stato le politiche sociali (i servizi alla persona), constatando lo sfascio di tali politiche e servizi in alcune Regioni, in particolare al sud. Togliamo il velo dall’equivoco. Lo Stato, già prima della riforma bocciata, per la materia sopra richiamata, aveva competenza esclusiva rispetto alla determinazione dei “servizi essenziali”: tali per legge; dunque, non facoltativi e, pertanto, da regolare e garantire obbligatoriamente, senza eccezione alcuna, in tutto il Paese. Quindi, in questo caso, non si doveva riportare allo Stato alcunché. Infatti, l’art. 117 della Costituzione, richiamando i fini di interesse generale, specifica le materie di potestà statale: “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: ….. comma m: determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. 
Ad oggi, nessun governo ha provveduto a ciò, sconfessando il dettato costituzionale vigente. E’ questa mancata determinazione normativa (ribadiamo: di competenza esclusiva dello Stato) il vulnus grave che ha alimentato disparità e dualismi nel Paese, lasciando al legislatore regionale, secondo una parziale e discutibile geometria variabile, in assenza del quadro normativo generale di riferimento, l’attuazione degli interventi non derogabili. Pertanto, i servizi all’ l’infanzia ed all’adolescenza; l’assistenza socio-educativa scolastica per gli alunni con disabilità; l’educativa familiare per arginare le piaghe dell’istituzionalizzazione dei minori e della dispersione scolastica; i percorsi di integrazione e valorizzazione lavorativa delle persone con abilità diverse; le azioni a favore delle persone anziane, al fine di arginare la cultura dello scarto; i piani di contrasto alle povertà non hanno trovato fondamento solido di attuazione organica. Si ponga fine al vulnus, per vigente dettato costituzionale, avviando la vera riforma dei servizi alla persona, per determinare le condizioni di crescita dell’economia del dono che, pur in questo momento di crisi drammatica, crea lavoro nuovo. Nell’epoca del tramonto del welfare state, si tratta di costruire il welfare delle comunità locali, delineando percorsi di ri-costituzione delle stesse comunità, riconnettendo le reti di prossimità tra le persone e con le istituzioni, secondo il principio di valorizzazione dei corpi intermedi, per andare incontro alle fragilità delle famiglie nella condivisione delle esigenze e dei bisogni. Dal welfare state alla welfare community: un passaggio da fondare e strutturare filosoficamente, declinando nel vivo dell’esperienza delle persone le ragioni del lavoro sociale di cura (integrazione e valorizzazione), che è cura dell’Essere nella persona e nella comunità. Questo lavoro in atto costituisce, altresì, il laboratorio di un crescente movimento socio-istituzionale sui generis: reti capillari e trasversali tra persone, gruppi ed istituzioni territoriali, condividendo esperienze e progetti, promuovendo l’economia del dono e nuovi mercati al servizio della famiglia. E’ questa economia che, pur nell’attuale momento di crisi drammatica, crea e moltiplica le opportunità di lavoro. E’ la nuova frontiera di ripresa dell’impegno nello spazio pubblico. Auguri per il Santo Natale!        

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