“La politica si è
abbassata”, ha affermato Papa Francesco, parlando in termini generali, all’incontro
con i giovani dell’Università Roma Tre. Di fronte allo scoramento e
all’oscuramento del popolo, il Papa ci sprona a “promuovere processi”,
abbandonando definitivamente la logica dell’occupazione degli spazi. Si tratta
di intraprendere un percorso nuovo, contribuendo anche sul piano politico (in
senso ampio, cioè come passione per la polis) ad un’opera di ricostruzione. Da
dove ripartire? Per sua forza incoercibile, attraverso la filigrana degli
incontri decisivi, il cuore non si rassegna al suo svuotamento; pur sempre si mobilita,
sprona alla costruzione. Nessuna contraddizione spezza il misterioso “filo
d’oro” che lega noi stessi alle “cose”, ricercandone il significato
(l’avventura suprema della ragione amante del vero). Da qui il fiotto sorgivo,
l’intuizione nascente di ogni impresa, di ogni fatica, di ogni opera. L’io
all’opera: è la risorsa fondamentale per la ricostruzione del tessuto umano
della società. E’, altresì, la risorsa determinante
per la democrazia di un Paese, del nostro Paese. La democrazia, nel suo
profondo, prima che espressione di idee ed opinioni, è edificazione; è capacità
di lavoro; è genialità di mettere insieme, di associare per un compito; è creazione
negli ambiti della convivenza di una ricca trama di persone ed iniziative. E’
l’arte del dialogo e dell’incontro con l’altro, cooperando, sviluppando
sinergie, condividendo il bene comune dell’umanità di ciascuno. E’ l’economia
civile, ovvero l’esperienza di persone le quali comprendono che ogni attività
economica è intrapresa; che ogni intrapresa contiene in sé il germe della
gratuità, cioè uno slancio che va oltre, che eccede la misura del mero
tornaconto, moltiplicando a dismisura le energie. La ricostruzione, nell’esperienza
personale, delle ragioni della democrazia è il contributo politico fondativo di
una nuova civiltà, attraversando l’imbarbarimento oggi prevalente. Nella
società della dispersione e della “liquidità”, nelle società dello sviluppo
della tecnica e delle tecnologie, in questo momento di “cambiamento epocale”, urge
andare al fondo della questione umana, facendo riemergere nel soggetto, secondo
l’evidenza della ragione, in un percorso educativo e culturale, l’epifenomeno
dell’Essere all’opera. E’ anche l’aiuto decisivo, la compagnia più grande che
possiamo offrire ai giovani, sostenendoli,
in una vicinanza, nel “dialogo con se stessi”, di cui il lavoro è l’espressione
esistenziale più acuta. Da don Giussani abbiamo imparato che “la libertà è un’appartenenza
in una libera attività. Questa libertà si attua se la persona accetta l’appartenenza
a ciò che percepisce simile a sé, consono a sé, “concorde”; ecco la parola
giusta. Questo è il valore della compagnia: fare concordia. … Il metodo di
governo e di conduzione di una società non può non avere come sua prima questione
e prima preoccupazione il favorire e il valorizzare ciò che nasce dal cuore
dell’uomo, prendendo consistenza in forme associative. Questo è, dal punto di
vista della nostra concezione antropologica, sociale e storica l’unica cosa che
ci preme”.

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