Il messaggio
inviato da Papa Francesco alla Pontificia Accademia delle Scienze, in occasione
della sessione plenaria dedicata al tema “Verso una società partecipativa:
nuove strade per l’integrazione sociale e culturale” (Casina Pio IV, 28 aprile
– 2 maggio 2017), costituisce una importante riflessione per lo sviluppo
dell’economia civile, di cui abbiamo trattato nel precedente editoriale. “La
Dottrina Sociale della Chiesa invita con insistenza a trovare i modi per
applicare nella pratica la fraternità come principio regolatore dell’ordine
economico”, ha scritto Francesco, sottolineando che “mentre la solidarietà è il
principio di pianificazione sociale che permette ai diseguali di diventare
eguali, la fraternità è quello che consente a persone eguali di essere persone
diverse. La fraternità consente a persone che sono eguali nella loro essenza,
dignità e libertà, e nei loro diritti fondamentali, di partecipare diversamente
al bene comune secondo la loro capacità, il loro piano di vita, la loro
vocazione, il loro lavoro o il loro carisma di servizio.” La fraternità è il principio fondamentale
delle “Lezioni di commercio o sia di economia civile” di Antonio Genovesi,
concependo il mercato come reciprocità e mutua assistenza imperniate sul
diritto-dovere di soccorrere e di essere soccorsi nel bisogno. Il messaggio di Papa Francesco, nella scia della
Caritas in veritate (“nuovo manifesto dell’economia civile”), prosegue la “rifondazione
critica” di questo filone culturale-economico, rafforzandone i contenuti
antropologici e razionali, onde evitare che la stessa formulazione di economia
civile scivoli nell’umanitarismo privo delle ragioni originali e fondative. “Una
società partecipativa non può accontentarsi dell’orizzonte della pura
solidarietà e dell’assistenzialismo, perché una società che fosse solo solidale
e assistenziale, e non anche fraterna, sarebbe una società di persone infelici
e disperate dalla quale ognuno cercherebbe di fuggire, in casi estremi anche con
il suicidio”. Su cosa fondare percorsi esplicativi di un’economia di gratuità e
fraternità? E’ l’interrogativo che rende urgente ed ineludibile un nuovo
dialogo tra fede e ragione. L’esperienza storica dimostra che non è sufficiente
il richiamo etico di per sé. Il cambiamento epocale che stiamo attraversando documenta
proprio lo sfaldamento della piattaforma morale illuminista-kantiana fondata
sull’imperativo categorico. Occorre un nuovo dialogo sull’esperienza, partendo
dall’esperienza stessa: in essa vibra il dinamismo positivo con cui la natura
ci proietta verso la realtà, sorprendendo in noi, in ogni esperienza, un “punto
di fuga”, che ci porta sempre più in là, cioè più in noi stessi, sino al
riconoscimento dell’io come Rapporto con la Sorgente dell’Essere in me, nel
riverbero di una sorprendente intensità di vita: l’Essere Dono a noi stessi ed
agli altri. “La realtà si rende evidente nell’esperienza”: è l’architrave
dell’insegnamento di don Giussani, “ipotesi di lavoro” per il costituirsi di un
soggetto permanentemente impegnato nelle sfide della storia, generando una
socialità comunionale sempre più vera. All’interno di questo percorso è da
ricollocare la questione lavoro, non solo come emergenza sociale ma anche e
soprattutto come questione culturale ed antropologica. “La via indicata dalla
Dottrina Sociale inizia dalla presa d’atto che il lavoro, prima ancora che un
diritto, è una capacità e un bisogno insopprimibile della persona”, ha scritto
Papa Francesco nel suindicato messaggio. Attraverso i suoi bisogni l’uomo
prende coscienza del suo bisogno fondamentale: essere se stesso, realizzare la
propria umanità, cioè Essere fatto per la libertà. Nello stesso tempo, egli fa
esperienza della propria finitezza e finitudine, avvertendo il bisogno di
presenza dell’altro, della compagnia di un altro, del dono di sé all’altro:
“l’essenza della libertà realizzata è nel rapporto con i beni di reciprocità,
da quelli familiari a quelli interpersonali”. In ciò sta la radice della
gratuità e del mutuo soccorso. E’ un cammino pienamente umano, la cui forza
scaturisce dalla cordialità di un legame: storia, storie in atto di condivisione
dei bisogni, di amicizia sociale creatrice di lavoro, nella reciproca appartenenza
ideale, per Essere veramente liberi.

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