domenica 18 giugno 2017

L’ultimo Gigante

Kohl riceve il premio De Gasperi.














Ieri, 16 giugno, è morto Helmut Kohl, il Cancelliere della riunificazione della Germania. Ultimo Gigante di una certa idea di Europa ed interprete della grande tradizione democratico-cristiana europea. Amico di Andreotti. Il Gigante tedesco voleva la riunificazione della sua Nazione; Andreotti amava talmente la Germania che ne voleva due. Ma il leader democristiano italiano giocava di sponda. Voleva legare la Germania definitivamente alla strategia della cooperazione europea, evitando sussulti di ritorno. L’amico capì, assecondando Andreotti e Mitterand. Sussulti di ritorno. Perciò, Andreotti mi confidò la sua amarezza, chiedendo a me stesso un parere, per l’assenza della Cancelliera Merkel alla commemorazione di Adenauer, che Giulio tenne in Germania. Ecco, la grande tradizione democratico-cristiana nella quale il Cancelliere era nato e cresciuto, imparando l’arte della politica come capacità di dialogo, di incontro e di lavoro comune. Alla luce di questa sensibilità, il suo legame profondo con Giovanni Paolo II, che lottava pacificamente affinchè l’Europa respirasse con i suoi due polmoni, nella verità e nella libertà.  “La politica è l’arte di uscirne insieme”, diceva don Milani, di cui ricorre il cinquantesimo della morte con il ricordo di Papa Francesco in visita a Barbiana, sui monti del Mugello. “La politica è la forma più alta di cultura”, affermava don Giussani, facendo riferimento alla capacità di guardare alla totalità dei fattori che costituiscono la vita associata. Kohl è stato l’uomo che ha interpretato e realizzato le aspirazioni di quella sera da sogno, il 9 novembre 1989, quando un popolo intero, in festa, squarciò il muro di separazione, attraversando la porta di Brandemburgo. Anche per questo, l’ultimo Gigante è particolarmente caro alla nostra generazione, testimone dell’evento. Per cogliere il valore della tradizione politico-culturale che ha plasmato il Cancelliere della riunificazione, riportiamo alcuni brani dell’intervista che il Papa Emerito Benedetto XVI ha rilasciato a Peter Seewald, in “Ultime conversazioni”.
Seewald: “A Bonn c’erano Adenauer, il primo Cancelliere del dopoguerra, e la sua controparte Kurt Schumacher, della SPD. Lei si trovava perciò anche nel cuore del potere politico del nuovo stato”.
Benedetto XVI: Io non cercavo di far politica, ma si percepiva chiaramente che la Germania si stava organizzando, stava tentando di darsi una nuova forma. L’alternativa era tra il primato della libertà e quello dell’unità. Il gruppo parlamentare di Schumacher era per il primato dell’unità: la Germania non avrebbe dovuto legarsi all’Occidente, ma restare aperta e senza vincoli per arrivare alla riunificazione. Adenauer sosteneva il principio del primato della libertà. Secondo lui, la libertà era il presupposto dell’unità. Questo significava che ci dovevamo legare all’Occidente perché solo così sarebbe stata possibile la rinascita. Tanto che fu accusato di essere il Cancelliere degli Alleati. Rispetto alla Germania di Bismarck si trattava di una nuova concezione, mentre Schumacher riprendeva quella bismarckiana. Credo che ancora oggi, in Germania, non ne siano sufficientemente consapevoli. Integrandola nel blocco occidentale, Adenauer ha dato forma a una nuova idea di Germania, che io condividevo. … Sono ancora un convinto sostenitore della politica di Adenauer. Dobbiamo in gran parte a lui se stiamo vivendo un lungo periodo di pace. Dare la precedenza all’unità, infatti, avrebbe significato probabilmente che, prima o poi, sarebbe scoppiata una guerra”.

Questa lungimiranza ha costruito la pace; una lezione di vita ed uno stile di governo continuamente da rinnovare. Perché la decisione per la pace e la libertà non è assunta una volta per tutte: è la decisione di ogni generazione, in ogni tornante della storia delle Nazioni. Il bene che ci è stato tramandato va riguadagnato, rendendo evidenti le ragioni da cui esso è nato. Come afferma la frase di Goethe posta come titolo del prossimo Meeting di Rimini: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. E’ la responsabilità per il destino del singolo uomo e dell’umanità intera.     

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