martedì 12 settembre 2017

La figura del tempo


L’intervento del Cardinal Parolin al Meeting di Rimini costituisce un itinerario ecclesiologico, culturale e sociale su cui adeguatamente riflettere. Ne raccogliamo l’osservazione riferita al valore tempo nella “questione sociale”. “Quando Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, affronta, nel capitolo IV, intitolato “Dimensione sociale dell’evangelizzazione”, il tema del bene comune in relazione alla pace sociale e tematizza la necessità del primato del tempo, della sua superiorità sullo spazio, introduce una figura rischiosa e necessaria per l’oggi. Rischiosa perché il primato del tempo è figura che esige di essere filosoficamente e teologicamente ripensata, ma certamente necessaria di fronte all’attuale frammentazione sociale della nozione di tempo”. Nelle società della scienza e della filosofia dell’informazione e, quindi, delle nuove tecnologie, imperniate sull’automazione e sull’intelligenza artificiale, il tempo, socialmente parlando, acquista una dimensione sino ad ora sconosciuta, velocizzando modalità e forme di produzione, secondo inedite modalità di lavoro che polverizzano vecchie funzioni e mansioni, con l’espulsione di milioni di lavoratori dal processo produttivo materiale, creando, nel contempo, infinite altre opportunità da orientare verso il bene comune. E’ l’ambivalenza del progresso che, nelle sue disparità e nelle sue opportunità, rende centrale, in ogni momento dello sviluppo, la questione del soggetto. In ogni tornante della storia, in ogni emergenza della storia umana, il punto focale, all’origine di ogni possibile umana costruzione, è l’io; l’io compreso nella sua totalità, nella pienezza della sua umanità ed identità. Ma l’uomo non comprende se stesso, il suo valore, la sua forza creativa, l’energia vitale che lo costituisce, di istante in istante, se, come diceva san Giovanni Paolo II “non incontra l’Amore”; se non incontra qualcuno che lo abbracci, che lo stimi, che lo renda partecipe di un’esperienza di gratuità, svelandogli, in un cammino educativo, la potenza del suo cuore, la ricchezza dell’Essere nel suo esistere quotidiano. Nell’accadere di questa esperienza, il tempo diventa tempo della persona: la scoperta continua dell’Essere e dell’esserci; la “densità dell’istante”: la percezione amorosa di sè, ci ha insegnato don Giussani, nel rapporto con la totalità del reale, con il significato di tutte le cose. “Il tempio e il tempo”: è la storia della persona che nasce e rinasce in una dimora, cogliendo in essa, grazie ad essa, qui ed ora, il Senso del proprio procedere nel tempo, in speranza, proiettandosi con positività verso il futuro, in forza di una certezza umana sperimentata nel presente. Il soggetto è la figura del tempo; rischiosa e necessaria. Rischiosa, perché la sua libertà è continuamente da riscoprire e riguadagnare; necessaria, perché senza l’io autocosciente, ricco di Senso ridonato, momento per momento, il tempo si svuota nel nichilismo e nella tragedia dell’umano, come dimostrano chiaramente e razionalmente le coscienze più lucide della sensibilità moderna e contemporanea. Figura rischiosa e necessaria e sempre nuova sulla scena della storia, creando, costruendo, intraprendendo, correggendosi, imparando dai propri limiti ed errori, che fanno da argine all’ottusità istintiva ed ideologica. Ci affascina ed appassiona, per statura dell’umano, il soggetto descritto da don Giussani: “E quanto più parte, l’uomo, con negli occhi la Sua Presenza, tanto più in ogni rapporto stabilisce, con magnanima ipotesi di lavoro, una volontà di positività; in ogni ricerca umana è mosso da una volontà di verità e di utilità, e vi esalta – in fraterna compagnia – quel residuo di se stesso, cioè della verità di Cristo posseduta per grazia, che è in varia proporzione presente in qualsiasi emergenza della storia umana. In qualsiasi emergenza io trovo come un pezzo di me”. (Una Fede Ecumenica. Premio Nazionale Cultura Cattolica a Monsignor Luigi Giussani, Bassano del Grappa, 6 ottobre 1995). “… dove c’è chiarezza della verità suprema, del volto di Cristo, guardandolo, tutto ciò che si incontra rivela qualcosa di buono. Molto più di una indifferente tolleranza, l’ecumenismo è amore al riverbero di verità che si trova in chiunque. Esso è fattore di pace, costruzione di una dimora umana, di una casa, che possa essere rifugio all’estrema disperazione”. (Luigi Giussani, Il tempio e il tempo, Introduzione). Un soggetto aperto, cioè appassionato ad ogni riverbero di vero e proteso ad una conoscenza sempre nuova, nel dispiegarsi multiforme della realtà, è la risorsa capitale, il sapere umano decisivo per la civilizzazione del lavoro nelle trasformazioni attuali. La figura del tempo più bella è quella che abbiamo visto al Meeting di Rimini: un popolo giovane. Migliaia di giovani insieme, contenti! Aperti, curiosi, desiderosi. Dentro la vita, la vita che cresce, avanzando, lieti, verso il futuro, nella fiduciosa attesa generata da un incontro vero. Spettacolo di bella gioventù. Sant’Agostino nella sua insuperata meditazione sul tempo (Confessioni, cap. XI) a mo’ d’esempio scrive: “Accingendomi a cantare una canzone che mi è nota, prima dell’inizio la mia attesa si protende verso l’intera canzone”. Così, le canzoni di Claudio Chieffo riascoltate al Meeting; così questi giovani di bella gioventù, con il cuore proteso alla totalità, intravedendo, in una storia di stupore e di grazia, il compimento dell’intera propria umanità.

Nessun commento:

Posta un commento