Mentre il parlamento dei nominati è impegnato ad approvare il rosatellum
bis, ovvero la legge salvaguardia per incrementare la platea dei “capibastone”,
violando gravemente la libertà di scelta dei cittadini, gli uomini e le donne
del lavoro e dell’intrapresa costruiscono e rafforzano le forme ed i processi
della democrazia economica nel nostro Paese. Per un contributo di pensiero a
quest’opera ci viene incontro l’assegnazione del Premio Nobel per l’Economia a Richard
Thaler, Università di Chicago. “Perché con Thaler inizia una rivoluzione”, ha
titolato il Sole 24 Ore, riportando la riflessione di Robert Shiller, Premio
Nobel per l’Economia nel 2013. “Thaler è noto per la sua ricerca di una vita
intera sull’economia comportamentale, che è lo studio dell’economia attraverso
una prospettiva psicologica. … A partire dal 1991, abbiamo organizzato insieme,
per 25 anni, una serie di conferenze su questo nuovo approccio”. (Shiller, Il
Sole 24 Ore, 14 ottobre). “Il Nobel a Thaler è un buon segnale sulla via che ci
porta oltre l’homo oeconomicus…. proiettando la disciplina verso visioni meno
riduzioniste della persona, dell’impresa e del valore”: così il prof. Leonardo
Becchetti su Il Sole 24 Ore del 18 ottobre u.s. . L’esperienza evidenzia che
l’agire economico delle persone contiene un “punto di fuga” dentro ed oltre i
parametri esclusivamente economicistici, affermando valori, ragioni, gusti,
significati, relazioni che superano i modelli econometrici. In questo orizzonte
di approfondimento, il Sole 24 Ore si è fatto promotore di un Processo all’economia, con dibattito
tra economisti, filosofi, psicologi, studiosi, onde comprendere il significato
più ampio dell’agire economico ed evitare che la disciplina scada nella “econocrazia”.
Per noi si tratta di sviluppare il processo di allargamento della ragione e
della ragione economica, secondo la totalità dei fattori, rafforzando “l’economia
antropologica”. E’ necessario, infatti, comprendere adeguatamente,
nell’esperienza, quel “punto di fuga”, quel “rapporto” che eccede la misura e
le definizioni ideologiche. L’attività economica è un’esperienza senza confini,
un gusto inesauribile; è tendere, “con tendere” ad un “punto” sempre più alto.
E’ la risposta ad un bisogno mossi da un bisogno più grande; è l’affermazione
di un bene mossi da un bene smisurato. E’ la molla che spinge, sospinge,
trascina verso un significato debordante, registrando, altresì, la finitudine
dell’uomo e, quindi, il suo bisogno di aiuto, di cooperazione, di sostegno, di
compagnia al suo impeto costruttivo. Tutto
ciò è da decifrare, rendere intellegibile, valutare e capire secondo tutti gli
infinitesimali input che l’esperienza suggerisce ed evidenzia. Questo
itinerario antropologico ha un nesso immediato con la res publica e la
democrazia di un Paese. Papa Francesco, nel suo recente Discorso all’Accademia
Pontificia delle Scienze Sociali, riunita per una riflessione su “Cambiare le
relazioni tra Stato, mercato e società civile”, alla luce dell’insegnamento
della Caritas in veritate di Papa Benedetto, ha ribadito la necessità di ripensare
la ragion d’essere ed il modo di operare
dello Stato e del mercato, per evitare che “la democrazia precipiti nella
plutocrazia”, dando più spazio e forza alla “società civile”, alla sua capacità
di espressione. Società civile: non una mistica idealistica, bensì storie vive,
viventi: persone, movimenti di persone, reti di solidarietà e fraternità,
costruttori di opere, imprese. “Esperienze istituenti”, dove i valori
costitutivi sono la partecipazione, la condivisione, la partnership, la
co-progettazione, il raccordo socio-istituzionale, la governance delle comunità
intermedie, la costruzione delle reti e del welfare di prossimità. Non una
parte buona contrapposta alla quella marcia, ma beni personali e comuni: risorse
continuamente da svelare e riscoprire, per il bene comune. Processo sociale in atto da
sostenere filosoficamente, dal punto di vista della motivazione razionale, e
da ravvivare culturalmente come passione e forza ideale, per la “spinta gentile” di
un’attrattiva reale.martedì 24 ottobre 2017
Processo all’economia
Mentre il parlamento dei nominati è impegnato ad approvare il rosatellum
bis, ovvero la legge salvaguardia per incrementare la platea dei “capibastone”,
violando gravemente la libertà di scelta dei cittadini, gli uomini e le donne
del lavoro e dell’intrapresa costruiscono e rafforzano le forme ed i processi
della democrazia economica nel nostro Paese. Per un contributo di pensiero a
quest’opera ci viene incontro l’assegnazione del Premio Nobel per l’Economia a Richard
Thaler, Università di Chicago. “Perché con Thaler inizia una rivoluzione”, ha
titolato il Sole 24 Ore, riportando la riflessione di Robert Shiller, Premio
Nobel per l’Economia nel 2013. “Thaler è noto per la sua ricerca di una vita
intera sull’economia comportamentale, che è lo studio dell’economia attraverso
una prospettiva psicologica. … A partire dal 1991, abbiamo organizzato insieme,
per 25 anni, una serie di conferenze su questo nuovo approccio”. (Shiller, Il
Sole 24 Ore, 14 ottobre). “Il Nobel a Thaler è un buon segnale sulla via che ci
porta oltre l’homo oeconomicus…. proiettando la disciplina verso visioni meno
riduzioniste della persona, dell’impresa e del valore”: così il prof. Leonardo
Becchetti su Il Sole 24 Ore del 18 ottobre u.s. . L’esperienza evidenzia che
l’agire economico delle persone contiene un “punto di fuga” dentro ed oltre i
parametri esclusivamente economicistici, affermando valori, ragioni, gusti,
significati, relazioni che superano i modelli econometrici. In questo orizzonte
di approfondimento, il Sole 24 Ore si è fatto promotore di un Processo all’economia, con dibattito
tra economisti, filosofi, psicologi, studiosi, onde comprendere il significato
più ampio dell’agire economico ed evitare che la disciplina scada nella “econocrazia”.
Per noi si tratta di sviluppare il processo di allargamento della ragione e
della ragione economica, secondo la totalità dei fattori, rafforzando “l’economia
antropologica”. E’ necessario, infatti, comprendere adeguatamente,
nell’esperienza, quel “punto di fuga”, quel “rapporto” che eccede la misura e
le definizioni ideologiche. L’attività economica è un’esperienza senza confini,
un gusto inesauribile; è tendere, “con tendere” ad un “punto” sempre più alto.
E’ la risposta ad un bisogno mossi da un bisogno più grande; è l’affermazione
di un bene mossi da un bene smisurato. E’ la molla che spinge, sospinge,
trascina verso un significato debordante, registrando, altresì, la finitudine
dell’uomo e, quindi, il suo bisogno di aiuto, di cooperazione, di sostegno, di
compagnia al suo impeto costruttivo. Tutto
ciò è da decifrare, rendere intellegibile, valutare e capire secondo tutti gli
infinitesimali input che l’esperienza suggerisce ed evidenzia. Questo
itinerario antropologico ha un nesso immediato con la res publica e la
democrazia di un Paese. Papa Francesco, nel suo recente Discorso all’Accademia
Pontificia delle Scienze Sociali, riunita per una riflessione su “Cambiare le
relazioni tra Stato, mercato e società civile”, alla luce dell’insegnamento
della Caritas in veritate di Papa Benedetto, ha ribadito la necessità di ripensare
la ragion d’essere ed il modo di operare
dello Stato e del mercato, per evitare che “la democrazia precipiti nella
plutocrazia”, dando più spazio e forza alla “società civile”, alla sua capacità
di espressione. Società civile: non una mistica idealistica, bensì storie vive,
viventi: persone, movimenti di persone, reti di solidarietà e fraternità,
costruttori di opere, imprese. “Esperienze istituenti”, dove i valori
costitutivi sono la partecipazione, la condivisione, la partnership, la
co-progettazione, il raccordo socio-istituzionale, la governance delle comunità
intermedie, la costruzione delle reti e del welfare di prossimità. Non una
parte buona contrapposta alla quella marcia, ma beni personali e comuni: risorse
continuamente da svelare e riscoprire, per il bene comune. Processo sociale in atto da
sostenere filosoficamente, dal punto di vista della motivazione razionale, e
da ravvivare culturalmente come passione e forza ideale, per la “spinta gentile” di
un’attrattiva reale.
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