mercoledì 28 febbraio 2018

Potere e corpi intermedi

Elemento qualificante di una politica per il bene comune è il riconoscimento e la valorizzazione dei corpi intermedi, così come la Costituzione li consacra nell’art. 2. Il pensiero cattolico sociale ha sempre evidenziato e rivendicato la loro primazia educativa, culturale ed economica, promuovendone storicamente il ruolo rispetto alle diverse filosofie statalistiche, le quali tutte convergono nel mortificare ed opprimere la libera vocazione della persona alla socialità intraprendente. Per loro natura le comunità intermedie si configurano come contrappeso socio-costituzionale, limitando, in un certo qual modo,  l’invadenza del potere nelle sue deviazioni autoreferenziali ed esclusiviste. Pertanto, contribuiscono, in maniera decisiva, all’arte della democrazia, ovvero alla sapienza politica orientata ad equilibrare i poteri dello Stato e promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita politica, economica, sociale del Paese. “Ideale imperfetto”, ossia sempre da perseguire, non “sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno di essere buono.” (Thomas S. Eliot, Cori da “La Rocca”). Il perfettismo, come ampiamente illustrato da Antonio Rosmini, è causa dello scivolamento delle società in barbarie. Torniamo ai corpi intermedi. Il nostro Paese è l’espressione più eloquente della vivacità e della genialità del mondo plurale dell’associazionismo, della cooperazione, del volontariato: mondo vitale nei molteplici servizi alla persona e nelle plurime espressioni di arricchimento della vita sociale. Un patrimonio essenziale, non solo dal punto di vista della qualità e dell’efficacia degli interventi, ma anche e soprattutto per la sua capacità di offrire e creare lavoro nuovo, sviluppando le risorse umane dell’imprenditorialità e dell’intrapresa. E’ questo il bene maggiormente desiderabile e da incrementare per il bene comune. Proprio in virtù di questo snodo strategico economico-sociale, si rende necessario rinvigorire, sotto il profilo del pensiero e della prassi storica, l’originaria natura e forza costituzionale delle comunità intermedie, alimentando e qualificando il tessuto connettivo della società. In questa linea di orizzonte rileggiamo lo storico Discorso che don Giussani tenne all’Assemblea della D.C. lombarda ad Assago (Luigi Giussani, L’io, il Potere  e le Opere, contributi da un’esperienza, Marietti): “Il popolo, la gente, rispondendo alle esigenze originarie della propria natura e ai bisogni profondi della propria vita, normalmente tende ad articolarsi secondo una affinità e secondo una comunionalità, creando un fenomeno associativo in cui si attua immediatamente la solidarietà”. Il compito di nuova elaborazione e valorizzazione delle ragioni sorgive dei corpi sociali appartiene, in modo speciale, al ruolo pubblico che la storia ha assegnato ai cattolici nel nostro Paese. Dopo la fine del cattolicesimo politico, è il tempo di una nuova, libera, plurale iniziativa politico-civile, per riconnettere le reti umane e solidali nei luoghi di vita e di lavoro  ed innescare processi di elevazione democratica, economica, e culturale dei territori. Dal cattolicesimo politico al cattolicesimo politico civile nella sfera pubblica. Porre l’accento sulla dimensione civile significa promuovere ambiti di dialogo non omologabili al dilagante imbarbarimento della vita politica; ancor prima, si intende sottolineare il valore della “città-comunità”, nella forma di libere articolazioni sociali ed ideali, arginando il monolitismo della “città-stato”. E’ l’affermazione del valore politico, non meramente partitico, del libero associarsi dei cittadini (civilis da cives, cittadini), secondo l’ideale che il cuore riconosce o, in un certo qual modo, intuisce corrispondente al proprio Essere. “Tutto quello che noi facciamo ha una dimensione politica e riguarda la costruzione della civiltà”, ha affermato Papa Francesco (Antonio Spadaro, Conversazione sulla Chiesa e sul mondo di domani).  “Non si può dire che i cristiani siano apolitici. Basta leggere la Lettera a Diogneto per capirlo. Il cittadino è convocato ad associarsi in vista del bene comune nel dialogo con tutte le forze vive della società”, …… producendo economia civile ed elevando la qualità della democrazia partecipativa nella storia del Paese.        

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