Potere e corpi intermedi

Elemento
qualificante di una politica per il bene comune è il riconoscimento e la
valorizzazione dei corpi intermedi, così come la Costituzione li consacra
nell’art. 2. Il pensiero cattolico sociale ha sempre evidenziato e rivendicato la
loro primazia educativa, culturale ed
economica, promuovendone storicamente il ruolo rispetto alle diverse filosofie
statalistiche, le quali tutte convergono nel mortificare ed opprimere la libera
vocazione della persona alla socialità intraprendente. Per loro natura le
comunità intermedie si configurano come contrappeso socio-costituzionale,
limitando, in un certo qual modo, l’invadenza del potere nelle sue deviazioni
autoreferenziali ed esclusiviste. Pertanto, contribuiscono, in maniera
decisiva, all’arte della democrazia, ovvero alla sapienza politica orientata ad
equilibrare i poteri dello Stato e promuovere la partecipazione dei cittadini
alla vita politica, economica, sociale del Paese. “Ideale imperfetto”, ossia
sempre da perseguire, non “sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno
avrebbe bisogno di essere buono.” (Thomas S. Eliot, Cori da “La Rocca”). Il
perfettismo, come ampiamente illustrato da Antonio Rosmini, è causa dello
scivolamento delle società in barbarie. Torniamo ai corpi intermedi. Il nostro
Paese è l’espressione più eloquente della vivacità e della genialità del mondo
plurale dell’associazionismo, della cooperazione, del volontariato: mondo vitale
nei molteplici servizi alla persona e nelle plurime espressioni di arricchimento
della vita sociale. Un patrimonio essenziale, non solo dal punto di vista della
qualità e dell’efficacia degli interventi, ma anche e soprattutto per la sua
capacità di offrire e creare lavoro nuovo, sviluppando le risorse umane
dell’imprenditorialità e dell’intrapresa. E’ questo il bene maggiormente
desiderabile e da incrementare per il bene comune. Proprio in virtù di questo
snodo strategico economico-sociale, si rende necessario rinvigorire, sotto il profilo del pensiero e della
prassi storica, l’originaria natura e forza costituzionale delle comunità
intermedie, alimentando e qualificando il tessuto connettivo della società. In
questa linea di orizzonte rileggiamo lo storico Discorso che don Giussani tenne
all’Assemblea della D.C. lombarda ad Assago (Luigi Giussani, L’io, il
Potere e le Opere, contributi da
un’esperienza, Marietti): “Il popolo, la gente, rispondendo alle esigenze
originarie della propria natura e ai bisogni profondi della propria vita,
normalmente tende ad articolarsi secondo una affinità e secondo una
comunionalità, creando un fenomeno associativo in cui si attua immediatamente
la solidarietà”. Il compito di nuova elaborazione e valorizzazione delle
ragioni sorgive dei corpi sociali appartiene, in modo speciale, al ruolo
pubblico che la storia ha assegnato ai cattolici nel nostro Paese. Dopo la fine
del cattolicesimo politico, è il tempo di una nuova, libera, plurale iniziativa
politico-civile, per riconnettere le reti umane e solidali nei luoghi di vita e
di lavoro ed innescare processi di elevazione democratica, economica,
e culturale dei territori. Dal
cattolicesimo politico al
cattolicesimo politico civile nella sfera pubblica. Porre l’accento sulla
dimensione civile significa promuovere ambiti di dialogo non omologabili al
dilagante imbarbarimento della vita politica; ancor prima, si intende
sottolineare il valore della “città-comunità”, nella forma di libere
articolazioni sociali ed ideali, arginando il monolitismo della “città-stato”.
E’ l’affermazione del valore politico,
non meramente partitico, del libero associarsi dei cittadini (civilis da
cives, cittadini), secondo l’ideale che il cuore riconosce o, in un certo qual
modo, intuisce corrispondente al proprio Essere. “Tutto quello che noi facciamo
ha una dimensione politica e riguarda la costruzione della civiltà”, ha affermato
Papa Francesco (Antonio Spadaro, Conversazione sulla Chiesa e sul mondo di
domani). “Non si può dire che i
cristiani siano apolitici. Basta leggere la Lettera a Diogneto per capirlo. Il
cittadino è convocato ad associarsi in vista del bene comune nel dialogo con
tutte le forze vive della società”, …… producendo economia civile ed elevando
la qualità della democrazia partecipativa nella storia del Paese.
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