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| "La bellezza suscita ammirazione, l'ammirazione porta al lavoro, il lavoro è per risorgere." C.K. Norwid |
“Il nostro
compito è la difesa delle ragioni della democrazia, del pluralismo economico,
sociale e politico”. In ciò Aldo Moro ravvisava la ragion d’essere della
Democrazia Cristiana e prima ancora dell’impegno pubblico dei cattolici nel
nostro Paese. In ogni caso, al di là dello strumento partitico storicamente
contingente, quel compito rappresenta il contenuto dell’impegno politico,
variamente configurabile, orientato al bene comune. Nel “mondo ideologico” di
ieri, l’affermazione dei valori di libertà e democrazia assumeva determinate forme
particolari, richiedendo una specifica modalità di impegno nella polis. Oggi,
non è meno urgente la responsabilità di ricostruire il tessuto democratico
della Nazione, riattualizzando le ragioni profonde, i valori costitutivi, le
motivazioni razionali, nonchè il metodo, del processo democratico. Opera
intellettuale ed educativa al tempo stesso; un lavoro che appartiene a tutti,
non primariamente a ciò che attualmente resta dei partiti politici. Ogni
generazione deve fare i conti con le ragioni prime ed ultime della democrazia,
riguadagnandole, ripensandole, ricreandole nelle mutevoli circostanze della
storia. C’è un originale itinerario di pensiero che intendiamo evidenziare, riprendendo
la riflessione sul “senso religioso” ad opera di don Giussani. Nel Discorso
alla D.C lombarda (Assago 1987) aveva affermato: “Che cosa determina, cioè dà
forma a questa unità dell’uomo, dell’io? E’ quell’elemento dinamico che,
attraverso le domande, le esigenze fondamentali in cui si esprime, guida
l’espressione personale e sociale dell’uomo. Brevemente, io chiamo “senso
religioso” questo elemento dinamico …”. Commentando il Discorso, nell’ambito di
un incontro promosso dal Centro Culturale di Milano (5 giugno 2000), il prof.
Lorenzo Ornaghi ne offrì una suggestiva
chiave di lettura, di cui riportiamo ampi stralci, al fine di comprendere la valenza
teorico-metodologica del testo.
“L’invito a
discutere questo libro … ci riporta a quella seconda parte degli anni ’60 … alla
nascita di Comunione e Liberazione soprattutto in aule e ambulacri
dell’Università Cattolica. (Il corso …) che adesso è chiamato “Introduzione
alla Teologia”, allora veniva chiamato sinteticamente (purtroppo gli studenti ne
hanno perso memoria) “Morale”. Diversamente da quanto succede adesso, ogni Facoltà
aveva il suo Docente di Morale. Alla Facoltà di Scienze Politiche, che io frequentavo,
il Docente di Morale era don Giussani; non so se messo lì perché si pensava che
la Facoltà fosse irrilevante o perché si pensava che fosse molto rilevante; …
questo non lo capivo … . Giussani elaborava; in realtà, anticipava quello che
di lì a poco tempo sarebbe diventato “Il Senso Religioso”… . Giussani era
sicuramente (e di nuovo parlo laicamente) grande maestro; però, c’era un altro
grande, che era Miglio. Le due persone in apparenza erano agli antipodi … . Giussani
insegnava e spiegava quello che ho cercato di recuperare da queste pagine: … le
connessioni tra potere, democrazia, popolo …
; il nesso politica-desiderio …
la politica ha di mira la felicità … e la libertà, soddisfazione del desiderio.
… . Lungi dal ridurre queste pagine ad una sorta di teoria politica … (esse
mirano) all’incremento dell’educazione della persona”. Miglio, invece,
considerava la politica quella materia che è sempre improprio denominare, in
pubblico soprattutto, se non attraverso la celebre frase di Cambronne. Così la
teorizzava nella primissima lezione, spiegando che chi fa politica (ovviamente
lo studente di Scienze Politiche era un osservatore di politica), … se è un
tecnico, invece di infilarci sbadatamente le mani, si rimbocca le maniche della
camicia e, quindi, tratta con una certa competenza quella materia. Tuttavia,
ecco il punto, nonostante l’apparenza di stare agli antipodi, nonostante duri rimbrotti
… si capiva che la Facoltà stava in piedi su queste due anime apparentemente
diverse. C’era laicamente in entrambi questo richiamo e questa prassi del
realismo, cioè il non nascondersi di fronte alla realtà, non aggirarla, non
evitarla attraverso frasi più o meno efficaci. … . L’interrogativo su cosa (determinasse)
l’identità di queste persone … resta (per me) senza risposta. Per questo ho
accettato l’invito; ho letto queste pagine, ho ritrovato alcune di quelle lontane
lezioni”.
Ripensare le
ragioni della democrazia come lavoro e partecipazione al bene comune
(affermazione della persona in quanto è), a partire metodologicamente dal senso
religioso di ogni uomo, a partire, cioè, dal Fatto, dai Fatti che ridestano l’Essere
in noi, sospingendoci alla costruzione di qualcosa di bello, di vero, di
giusto; tener desta questa percezione di sè nelle modalità di storie di
amicizia e di condivisione dei bisogni; sostenere l’impeto originario del cuore
attratto dalla Realtà; riconoscere e sviluppare criticamente dentro se stessi il
desiderio che muove all’opera; porre l’interrogativo sul Rapporto fondativo,
ontologico che costituisce la Sorgente creativa di ogni persona: è l’ipotesi di
lavoro affascinante, positiva per affrontare e vivere il tempo presente.
Ritrovare quelle “lezioni lontane”, nell’attualità di un’esperienza presente, è
il contributo decisivo che offriamo alla vita pubblica del nostro Paese.

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