venerdì 27 aprile 2018

Il volano dell’economia civile


Nel video messaggio per le intenzioni di preghiera del mese di aprile, diffuso sul web in sette lingue, Papa Francesco ha affermato: “L’economia non può pretendere solo di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi. Deve seguire la via di imprenditori, politici, pensatori e attori sociali che mettono al primo posto la persona umana e fanno tutto il possibile per assicurarsi che ci siano opportunità di lavoro dignitoso. Alziamo uniti la nostra voce perché i responsabili del pensiero e della gestione dell’economia abbiano il coraggio di rifiutare un’economia di esclusione e sappiano aprire nuove strade”. E’ la strada dell’intrapresa: persone e comunità che vivono il loro impegno quotidiano con coraggio, dignità e soprattutto con senso di bellezza, perché non si costruisce un’opera senza l’attrattiva del bello. L’intrapresa è la modalità specifica con cui siamo spinti ad affrontare la realtà, seguendo ed assecondando la “spinta gentile”, l’ipotesi positiva che il cuore ci suggerisce nell’impatto con le cose e nell’incontro con le persone. Significativo l’accenno del Papa alle personalità del pensiero. “L’insegnante è l’imprenditore del pensiero”, disse in un dialogo don Giussani. Per seguire ed assecondare la “spinta gentile” all’intrapresa, occorre l’arte del guardare e del pensare la realtà tutta intera; occorre un’educazione, ovvero una presenza (un maestro d’arte … una compagnia …), che sostenga e renda ragione della mossa iniziale del cuore, generando uno sguardo che dà forma alle cose, cioè un certo modo appassionato e costruttivo di guardare  e di concepire la vita. Da questa linfa vitale nelle pieghe delle giornate e dei tentativi approssimativi, la forza di lottare, di costruire, di cercare soluzioni, di intraprendere, mettendo in gioco una ragione aperta, tesa a guardare l’orizzonte totale, infinito, come ci suggerisce l’immagine dei funari che abbiamo postato, ed a cogliere in esso, con sguardo premuroso ed attento, tutte le sollecitazioni e le pro-vocazioni che emergono dalle circostanze. Così l’intrapresa è la dimensione umana e di prospettiva in qualsiasi lavoro, di qualsiasi tentativo attraverso cui si esprime l’intuizione originaria, muovendo all’impegno leale con se stessi e con tutte le circostanze della vita. E’ la filosofia dell’intrapresa il volano dell’economia civile e della democrazia economica: mani e cuore pensanti che toccano ed attraversano la crisi, mettendosi all’opera non disprezzando la contingenza o la “precarietà” dello strumento, bensì amando la ragione per cui ci si mette in movimento; il perché muove, il per Chi rende la persona protagonista nelle sfide della storia. Peguy affermava: “Il padre di famiglia è il più grande avventuriero”, intendendo il carattere amoroso della fatica quotidiana vissuta per Chi si ama. L’intrapresa è un dono all’umanità e a se stessi. Nel contesto della società attuale, con le dinamiche ambivalenti della globalizzazione, la creazione del lavoro è legata alla coscienza di uno scopo degno, intimamente amoroso, corrispondente al cuore, da cui prende forma, vigore ed energia il soggetto di intrapresa. Nei momenti difficili tocca a questi “avventurieri” il lavoro più “duro”: la comprensione del senso stesso del lavoro, ossia tener desta la passione critica, amorosa ed operosa del “mestiere di vivere”. 


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