Nel video
messaggio per le intenzioni di preghiera del mese di aprile, diffuso sul web in
sette lingue, Papa Francesco ha affermato: “L’economia non può pretendere solo
di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal
modo nuovi esclusi. Deve seguire la via di imprenditori, politici, pensatori e
attori sociali che mettono al primo posto la persona umana e fanno tutto il
possibile per assicurarsi che ci siano opportunità di lavoro dignitoso. Alziamo
uniti la nostra voce perché i responsabili del pensiero e della gestione
dell’economia abbiano il coraggio di rifiutare un’economia di esclusione e
sappiano aprire nuove strade”. E’ la strada dell’intrapresa: persone e comunità
che vivono il loro impegno quotidiano con coraggio, dignità e soprattutto con
senso di bellezza, perché non si costruisce un’opera senza l’attrattiva del
bello. L’intrapresa è la modalità specifica con cui siamo spinti ad affrontare
la realtà, seguendo ed assecondando la “spinta gentile”, l’ipotesi positiva che
il cuore ci suggerisce nell’impatto con le cose e nell’incontro con le persone.
Significativo l’accenno del Papa alle personalità
del pensiero. “L’insegnante è l’imprenditore del pensiero”, disse in un
dialogo don Giussani. Per seguire ed assecondare la “spinta gentile”
all’intrapresa, occorre l’arte del guardare e del pensare la realtà tutta
intera; occorre un’educazione, ovvero una presenza (un maestro d’arte … una
compagnia …), che sostenga e renda
ragione della mossa iniziale del cuore, generando uno sguardo che dà forma alle
cose, cioè un certo modo appassionato e costruttivo di guardare e di concepire la vita. Da questa linfa
vitale nelle pieghe delle giornate e dei tentativi approssimativi, la forza di
lottare, di costruire, di cercare soluzioni, di intraprendere, mettendo in
gioco una ragione aperta, tesa a
guardare l’orizzonte totale, infinito, come ci suggerisce l’immagine
dei funari che abbiamo postato, ed a cogliere in esso, con sguardo premuroso ed
attento, tutte le sollecitazioni e le pro-vocazioni che emergono dalle
circostanze. Così l’intrapresa è la dimensione umana e di prospettiva in qualsiasi
lavoro, di qualsiasi tentativo attraverso cui si esprime l’intuizione originaria,
muovendo all’impegno leale con se stessi e con tutte le circostanze della vita.
E’ la filosofia dell’intrapresa il
volano dell’economia civile e della democrazia economica: mani e cuore pensanti che toccano ed attraversano la crisi,
mettendosi all’opera non disprezzando la contingenza o la “precarietà” dello
strumento, bensì amando la ragione per cui ci si mette in movimento; il perché
muove, il per Chi rende la persona protagonista nelle sfide della storia. Peguy
affermava: “Il padre di famiglia è il più grande avventuriero”, intendendo il
carattere amoroso della fatica quotidiana vissuta per Chi si ama. L’intrapresa
è un dono all’umanità e a se stessi. Nel contesto della società attuale, con le
dinamiche ambivalenti della globalizzazione, la creazione del lavoro è legata alla
coscienza di uno scopo degno, intimamente amoroso, corrispondente al cuore, da
cui prende forma, vigore ed energia il soggetto di intrapresa. Nei momenti
difficili tocca a questi “avventurieri” il lavoro più “duro”: la comprensione
del senso stesso del lavoro, ossia tener desta la passione critica, amorosa ed
operosa del “mestiere di vivere”.

Nessun commento:
Posta un commento