sabato 28 luglio 2018

Le ragioni ricostruttive della democrazia

Alcide De Gasperi
“Bisogna scrivere le nuove idee ricostruttive della democrazia”. Il riferimento del Cardinal Bassetti è allo scritto di Demofilo, lo pseudonimo con cui De Gasperi firmò “Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana”. Con questo scritto, pubblicato nel novembre del 1943 su “Il Popolo” e poi diffuso clandestinamente in tutta Italia nell’anno successivo, un gruppo di cattolici (De Gasperi, Bonomi, Gonella, Grandi, Gronchi, Spataro, Saraceno, …), uomini di pensiero ed azione, offrirono al Paese la base programmatica, politica ed ideale sulla quale ricostruire l’Italia, dopo l’annullamento fascista della democrazia ed il disastro della guerra. “Siamo contro il ritorno ai metodi della lotta di classe, ma anche contro l’attuale sistema di burocrazia corporativa che sfrutta, a scopo di dominio politico, l’idea democratico-cristiana della libera collaborazione organica di tutti i fattori della produzione… Le professioni organizzate saranno chiamate ad una funzione più vasta di direzione e propulsione della nuova economia …” promuovendo il “suffragio economico integrativo di quello politico”. La ricostruzione passava, in larga misura, attraverso lo sviluppo della democrazia economica, valorizzando i corpi intermedi, l’associazionismo professionale e, quindi, sostenendo la forza di intrapresa delle persone e dei gruppi: forza intrisa di aspettativa e di speranza. In questa forza, negli anni a seguire, il segreto del “miracolo economico”. Sempre, in ogni momento della vita di un popolo, la forza di rischiare e di costruire nasce da un’aspettativa rispetto al futuro, a partire da uno “scatto” provocato nel presente: quando l’indice di aspettativa è alto, forte è l’incitamento economico sociale; quando questo indice è basso, prevale la stagnazione/depressione. Papa Francesco, incontrando la Federazione dei Maestri del Lavoro, il 15 giugno scorso, ha affermato: “Il primo diritto umano è quello alla speranza. La speranza in un futuro migliore passa sempre dalla propria attività ed intraprendenza, quindi dal proprio lavoro … attingendo a un capitale umano pressoché inesauribile”. “Ciascun confusamente un bene apprende nel quale si quieti l’animo, e disira; per che di giunger lui, ciascun contende”. (Dante, Purgatorio, XVII, vv. 127-129). Tendiamo, con fatica, ad un bene che soddisfi il cuore; siamo protesi, energicamente, al più grande profitto, cioè alla realizzazione personale, che non consiste nella performance del proprio successo, bensì nella scoperta della propria umanità, il cui bisogno primario, nonché bene primario, è la domanda e l’offerta di un rapporto autenticamente umano, per godere di un “affetto da cui trarre la più grande soddisfazione”. E’ un grande amore la ragione che muove l’energia umana pressoché inesauribile, attraversando occasioni e circostanze con abnegazione e sacrificio di sé. Perciò, aspettativa, futuro, soddisfazione, desiderio, speranza, bene umano, affettività entrano, secondo ragione, in un nuovo lessico di economia, arricchendo e sviluppando le “Lezioni di economia civile”, come l’Illustre Autore suggeriva ai suoi “leggitori”. Non una nuova teoria, bensì la comprensione adeguata dell’esperienza, senza preconcetti; una vita, portando criticamente a galla ciò che costituisce il substrato su cui si affermano le imprese e le comunità del lavoro, riscrivendo “le ragioni ricostruttive della democrazia”, secondo le ragioni persuasive dell’umana intrapresa.

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