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| Alcide De Gasperi |
“Bisogna scrivere le nuove idee ricostruttive della democrazia”.
Il riferimento del Cardinal Bassetti è allo scritto di Demofilo, lo
pseudonimo con cui De Gasperi firmò “Le idee ricostruttive della
Democrazia Cristiana”. Con questo scritto, pubblicato nel novembre
del 1943 su “Il Popolo” e poi diffuso clandestinamente in tutta
Italia nell’anno successivo, un gruppo di cattolici (De Gasperi,
Bonomi, Gonella, Grandi, Gronchi, Spataro, Saraceno, …), uomini di
pensiero ed azione, offrirono al Paese la base programmatica,
politica ed ideale sulla quale ricostruire l’Italia, dopo
l’annullamento fascista della democrazia ed il disastro della
guerra. “Siamo contro il ritorno ai metodi della lotta di classe,
ma anche contro l’attuale sistema di burocrazia corporativa che
sfrutta, a scopo di dominio politico, l’idea democratico-cristiana
della libera collaborazione organica di tutti i fattori della
produzione… Le professioni organizzate saranno chiamate ad una
funzione più vasta di direzione e propulsione della nuova economia
…” promuovendo il “suffragio economico integrativo di quello
politico”. La ricostruzione passava, in larga misura, attraverso lo
sviluppo della democrazia economica, valorizzando i corpi intermedi,
l’associazionismo professionale e, quindi, sostenendo la forza di
intrapresa delle persone e dei gruppi: forza intrisa di
aspettativa e di speranza. In questa forza, negli anni a seguire,
il segreto del “miracolo economico”. Sempre, in ogni momento
della vita di un popolo, la forza di rischiare e di costruire nasce
da un’aspettativa rispetto al futuro, a partire da uno “scatto”
provocato nel presente: quando l’indice di aspettativa è alto,
forte è l’incitamento economico sociale; quando questo indice è
basso, prevale la stagnazione/depressione. Papa Francesco,
incontrando la Federazione dei Maestri del Lavoro, il 15 giugno
scorso, ha affermato: “Il primo diritto umano è quello alla
speranza. La speranza in un futuro migliore passa sempre dalla
propria attività ed intraprendenza, quindi dal proprio lavoro …
attingendo a un capitale umano pressoché inesauribile”.
“Ciascun confusamente un bene apprende nel quale si quieti l’animo,
e disira; per che di giunger lui, ciascun contende”. (Dante,
Purgatorio, XVII, vv. 127-129). Tendiamo, con fatica, ad un bene che
soddisfi il cuore; siamo protesi, energicamente, al più grande
profitto, cioè alla realizzazione personale, che non consiste nella
performance del proprio successo, bensì nella scoperta della propria
umanità, il cui bisogno primario, nonché bene primario, è la
domanda e l’offerta di un rapporto autenticamente umano, per godere
di un “affetto da cui trarre la più grande soddisfazione”. E’
un grande amore la ragione che muove l’energia umana pressoché
inesauribile, attraversando occasioni e circostanze con
abnegazione e sacrificio di sé. Perciò, aspettativa, futuro,
soddisfazione, desiderio, speranza, bene umano, affettività entrano,
secondo ragione, in un nuovo lessico di economia, arricchendo e
sviluppando le “Lezioni di economia civile”, come l’Illustre
Autore suggeriva ai suoi “leggitori”. Non una nuova teoria, bensì
la comprensione adeguata dell’esperienza, senza preconcetti; una
vita, portando criticamente a galla ciò che costituisce il substrato
su cui si affermano le imprese e le comunità del lavoro, riscrivendo
“le ragioni ricostruttive della democrazia”, secondo le ragioni
persuasive dell’umana intrapresa.

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