Al Meeting di Rimini di quest’anno (“Nacque il tuo nome da ciò
che fissavi”), nello spazio dedicato al “Caffè letterario”,
promosso dall’Associazione “Art in core”, è stata promossa una
riflessione sulla “Scuola meridiana di economia civile”.
L’iniziativa, curata da Martina Noschese (Università Federico II
di Napoli, Facoltà di Economia), Andrea Sanseverino (Università
Federico II Napoli, Facoltà di Economia) e Francesco Di Landi
(Università Cattolica di Milano, Facoltà di Economia), con la
partecipazione Aniello Landi e di Roberto Sanseverino, ha offerto la
lettura di alcuni brani delle “Lezioni di Economia Civile”
dell’Abate Antonio Genovesi, con commenti e note a margine di
riflessione. Si tratta di un percorso alla luce del Magistero Sociale
della Chiesa, nella sensibilità di apertura alla realtà, secondo la
storia di educazione alla fede nel carisma di don Giussani, con il
tentativo di sviluppo della personale posizione umana nelle sfide
della vita. Da qui anche una specifica elaborazione di pensiero nella
tradizione culturale e filosofica della Scuola meridiana di economia
civile. Nel corso dell’incontro, è stata documentata l’esperienza
di lavoro e formazione a Scampia nella testimonianza di Roberto
Sanseverino. Di seguito pubblichiamo l’introduzione all’incontro,
i brani proposti e gli spunti di riflessione.
Introduzione. Papa Francesco ha promosso per prossimo anno un
approfondimento su “L’economia di Francesco”, riferendosi al
santo di Assisi nella cui scia si inserisce lo stesso insegnamento
sociale del Pontefice. All’iniziativa ha invitato giovani
economisti ed imprenditori, per studiare insieme nuove forme di
economia e dare un contributo al superamento dell’economia dello
scarto. L’idea di Papa Francesco è stata per noi una provocazione,
interrogando la nostra responsabilità nel mondo degli studi e nel
mondo del lavoro, che è per noi un mondo tutto da costruire. Per
questa personale e comune intrapresa di costruzione, ci è sembrato
opportuno ed utile “rileggere” i contenuti, i valori, le ragioni,
le radici delle “Lezioni” di Antonio Genovesi, prima cattedra in
Europa di economia civile, presso l’Università di Napoli. Il suo
insegnamento alla Cattedra di Commercio e Meccanica, istituita con
fondi privati dal fiorentino Bartolomeo Intieri, fu da lui stesso
raccolto nel volume “Lezioni di Economia Civile”. Antonio
Genovesi nacque a Castiglione (oggi del Genovesi), in provincia di
Salerno, il 1 novembre del 1713. Dal suo territorio d’origine, nel
cuore dei Monti Picentini, con meraviglioso affaccio sul Golfo di
Salerno, portò alla Cattedra universitaria la sensibilità e
l’intelligenza del reale, provocato dalla ricchezza delle risorse
non valorizzate della sua terra, da liberare dalle baronie, per
innescare processi produttivi nell’agricoltura, promuovendone le
potenzialità attraverso gli scambi commerciali, e soprattutto
realizzando una robusta rete di istruzione per tutti. Un disegno
riformatore (sempre valido ed attuale), legando economia e cultura,
secondo la centralità della dimensione educativa nell’agire
economico e nella totalità della vita sociale, elevando sapere,
saperi e competenze su vasto raggio. Napoli il 22 settembre 1769, suo
maestro fu Giambattista Vico. Ci accompagnano in questo inizio di
percorso il dott. Aniello Landi, scrittore di Dottrina Sociale, con
scritti (editoriali e saggi) sulla filosofia dell’economia civile e
dell’intrapresa, impegnato nelle politiche sociali di sviluppo
territoriale, ed il dott. Roberto Sanseverino, dirigente di azienda,
promotore di nuova imprenditorialità a Napoli e nel Mezzogiorno.
Brani di lettura dalle
“Lezioni di economia civile”
“Chi dice un corpo politico dice un corpo di tubi comunicanti. Non
vi è società, dove non vi è comunicazione. Le famiglie si
sostengono scambievolmente le une le altre e tutte insieme sostengono
la sovranità appunto per questa comunicazione. Tagliate i canali di
comunicazione, e avrete non un corpo associato, ma una moltitudine di
selvaggi sparsi erranti, senza leggi, senza capo, divoranti gli uni
gli altri. E’ un gran palazzo disciolto in minuti calcinacci. I
canali di comunicazione sono altri fisici, e altri morali. Le strade
sode, facili, sicure: i fiumi, e gli scavi da traghettare; le
macchine trattorie: e se vi ha mare, i porti, la meccanica delle
navi, la sicurezza della navigazione, sono i primi. Quanti più
canali di comunicazione sono in numero, e quanto meglio in bontà, e
in sicurezza, tanto la comunione delle parti dello Stato sia più
grande e stretta, e il corpo tutto più florido e più vigoroso. Ma
si richiede de’ canali morali. Allargate le vie, per cui vivono, e
per cui trascorrono per tutto il corpo questi beni”. (Antonio
Genovesi, Lezioni di Economia Civile. Edizioni Vita e Pensiero, con
introduzione di bruni e Zamagni, pag. 438).
(Spunto di riflessione). Economia civile, ossia un sistema di
canali di comunicazione, sia dal punto di vista delle infrastrutture,
sia dal punto di vista della valorizzazione delle relazioni umane,
condividendo beni materiali ed immateriali. Particolarmente
interessante l’idea del sistema dei canali di comunicazione, alla
luce della centralità del Mezzogiorno nel Mediterraneo.
“Vita compagnevole e
amica”
“Che niuno stato umano è da riputarsi più infelice, quanto è
quello di esser soli, cioè segregati da ogni commercio de’ nostri
simili. E’ un detto di Aristotele bello e vero che è forza che
l’uomo solitario, e contento di sé solo, sia o una divinità o
una bestia. Che sarebbe senza l’alito vivifico e beatificante del
suo simile? Che perciò ci dobbiamo insegnare di renderci socievoli
gli uni gli altri, e ciò è di adornarci di quelle doti e qualità,
per cui possiamo reciprocamente unirci e vivere in vita compagnevole
e amica… Senza questa mutua attrazione non vi ha natura, né vi può
avere de’ corpi grandi; e senza quell’amicizia non vi può essere
niun corpo politico”. (Lezioni, pag. 348).
(Spunto di riflessione). Il brano suggerisce la riflessione
sull’amicizia sociale, di cui parla Papa Francesco nella Laudato
SI’. Trame di amicizia per attrazione, per l’affronto comune dei
bisogni e delle problematiche e soprattutto per condividere i propri
talenti. Da queste esperienze nascono i i corpi intermedi decisivi
per la democrazia e per la democrazia economica.
“Fede pubblica”
“Dove non vi è fede, ivi non è certezza di contratti, né forza
di leggi, né confidenza d’uomo”. “Questa parola fides
significa corda che lega e unisce. La fede pubblica è dunque il
vincolo delle famiglie unite in vita compagnevole”. (Lezioni, pag.
341).
Spunto di riflessione. La fede pubblica, ovvero la fiducia
non è estranea ed esterna al mercato. “E’ parte della
ricchezza di una Nazione”. Oggi possiamo con certezza affermare che
essa è la parte preminente e costitutiva della ricchezza di un
Paese. E’ il capitale umano costitutivo della stessa attività
economica in quanto tale; chiave di volta della scienza economica
civile.
“Negli uomini vi è
qualcosa di sublime e divino”
“In che (cosa) diremo l’uomo essere più socievole che non sono
gli altri (animali)? Ogni animale si unisce col suo simile, secondo
la sua natura; essi si soccorrono eziando scambievolmente né loro
bisogni, ciascun genere a tenore delle sue forze e delle sue
cognizioni e ciò per istinto, non per riflessione. Ma negli uomini
vi è qualcosa di più sublime e divino, che dee farne un vincolo più
forte, e questa è la pietà, fondo proprio del cuore umano. Questa
ragione, dico, ci discuopre un reciproco diritto di essere soccorsi e
conseguentemente una reciproca obbligazione di soccorrerci ne’
nostri bisogni … . Questo diritto è per legge di natura”.
(Lezioni, pag. 22).
Spunto di riflessione. Condividere il bisogno è la statura
della persona. “Essere per”: è la struttura profonda dell’uomo
di cui bisogna conoscere il “tessuto ontologico”, per non
precipitare nel vuoto del moralismo, privo di adeguate ragioni
costruttive. Da qui l’economia del dono ampiamente documentata ed
argomentata nella Caritas in veritate di Benedetto XVI.
“L’energia simpatica
per la personale e pubblica felicità”
“Ogni persona ha di certe forze, così d’ingegno, come di corpo,
le quali unite insieme formano la forza totale …. . (Lezioni, pag.
18). Ogni persona ha dalla natura un diritto di esistere, un diritto
di essere quel che è, un diritto a ciascuna sua parte e facoltà e
forza, un diritto di servirsi di queste sue facoltà e forze per suo
comodo e per la sua felicità”. (Lezioni, pag. 20).
“Niente essendoci più manifesto per l’esperienza quant’è che
l’uomo è un essere elettrico, e che il principio simpatico
(l’energia simpatica) sia la sorgente di tre quarti delle azioni
umane”. (Lezioni, pag. 34).
(Spunto di riflessione). Ogni persona ha il compito di
sviluppare la sua vocazione: essere e realizzare se stessa,
esprimendo le sue capacità d’intrapresa, per la propria e pubblica
felicità. L’energia simpatica per le “cose” è il motore della
“forza totale” della persona: è il principio fondamentale
dell’economia civile.
“Il poeta dell’alba”
Il percorso continuerà sul prossimo numero con “spunti di
riflessione” ispirati dal maestro di Antonio Genovesi: Giambattista
Vico. Si intende ritrovare la nozione stessa di “civile”, il suo
costituirsi agli albori della storia, “raccontando” il farsi
dell’umano nell’uomo nella drammatica ed affascinante avventura
di civilizzazione. “Vico è il poeta dell’alba” (cioè
dell’inizio umano), secondo la magistrale definizione di Giuseppe
Capograssi. In ogni momento della storia, bisogna ritrovare la
“discoverta dell’umano”, ritrovandone la linfa alimentatrice.


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