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In questo tempo di pandemia e di
isolamento riscopriamo con più evidenza la bellezza dei legami che
costituiscono la trama ordinaria della nostra vita, in famiglia e
nella vita comune. Riscoperta di indubbio valore sociale ed
economico, linfa dell’economia civile intessuta di relazioni, di
legami, di condivisione, di cooperazione, di fiducia, di bisogno
dell’altro; bisogno di far fronte alle proprie ed altrui necessità.
Insegnava Antonio Genovesi che il primo diritto umano è di essere
soccorsi nel bisogno. “Negli uomini vi è qualcosa di più sublime
e divino, che dee farne un vincolo più forte, e questa è la pietà,
fondo proprio del cuore umano …. per questa ragione, dico, ci
discuopre un reciproco diritto di essere soccorsi e conseguentemente
una reciproca obbligazione di soccorrerci ne’ nostri bisogni … .
Questo diritto è per legge di natura. Dunque, questo diritto è
primitivo, ed è primitiva altresì l’obbligazione che gli
risponde”. (Antonio Genovesi, “Lezioni di economia civile”,
pagg, 22, 23, edizioni Vita e Pensiero, 2013).
Da qui la “legge di gratuità”, cioè il sovrappiù di impegno di
cui sono splendida testimonianza gli uomini e le donne che nel
quotidiano, come ha ricordato Papa Francesco, stanno scrivendo oggi
la pagina più importante della nostra storia. Economia civile, cura
della casa comune. Da cosa nasce questa cura? Dalla compassione, nel
senso di compartecipazione, al destino dell’altro, al destino di un
popolo e, ancor prima, come ci ricorda il Genovesi nelle sue
“Lezioni”, dalla “naturale simpatia”, in forza della quale
scaturisce l’azione dell’uomo nella realtà, rendendo più umana,
cioè più socievole la vita di tutti. Nella “filosofia della
storia” di Giambattista Vico, c’è la descrizione del “fatto
sorgivo” che mette in azione l’individuo, suscitandogli il primo
cenno della sua natura socievole. Di fronte allo scatenarsi delle
forze della natura, al bagliore dei fulmini del cielo, comincia a
vibrare in lui il “pensiero umano nascente”, avvertendo in sé
una sensazione nuova, il destarsi della vis veri, la forza di verità,
che crea i primi legami umani. E’ la “discoverta” dell’umano:
il primo chiarore, l’albeggiare dell’umanità nel “bestione”,
che inizia la sua straordinaria avventura nella storia diventando,
nel tempo della storia, uomo. Per questo viaggio dentro l’inizio
umano, Giuseppe Capograssi definirà Vico “poeta dell’alba”!
Così, nell’esperienza della paura, del terrore e della meraviglia,
il “selvaggio” comincia ad “aprir la mente”, scoprendo la
“parte … più propria degli uomini, la natura de’ quali ha
questa principale proprietà: d’essere socievoli. …. (affinchè)
dall’utilità medesima sien tratti a vivere da uomini con giustizia
e conservarsi in società, e sì a celebrar la loro natura, la quale
in questa nell’opera (La Scienza Nuova), si dimostrerà esser la
vera civil natura dell’uomo, e sì esservi diritto in natura”.
(Giambattista Vico, La Scienza Nuova 1730, pagg. 27, 28, Alfredo
Guida Editore, febbraio 2004). Dalla “vera civil natura”, per
l’utilità del vivere sociale, nell’impatto con le circostanze
personali e storiche, insorge lo slancio umano poietico, cioè
“criatore”. E’ il fenomeno umano per eccellenza, continuamente
da rinnovare nel dramma della storia, comprendendo il suo fiotto
sorgivo. In questo lavoro di comprensione, ci aiuta la chiave
di lettura offerta da don
Giussani: “Leggo volentieri il brano di un ex terrorista ancora in
carcere, che ha scritto a un nostro amico: “Un’opera è la
meraviglia che pervade le persone del suo compimento. Prima, durante
e oltre, poiché essa (l’opera) viene da loro e torna a loro, alle
persone cresciute”. Viene da loro, da coloro che la compiono e
torna a loro, pieni di meraviglia, perché li soddisfa. “Un’opera,
in fondo, è una preghiera aperta al senso religioso di chi ha fede e
di chi non ce l’ha, perché
entrambi vivano”. L’opera
nasce dal cuore, dalla passione amorosa alla realtà, dalla domanda
di significato comune a tutti gli uomini. “Ora è evidente il cuore
come scaltrezza, come coraggio, come tenacia, come fatica; ma c’è
qualcosa di più profondo di queste parole. Esse sono al servizio di
una struttura più profonda che definisce cos’è il cuore: sete di
giustizia, di verità, di amore, di felicità. Verità e felicità
sono come i due estremi di uno spettro ricchissimo e potentissimo; ed
è in questi due poli che si riassume tutto quello che l’uomo è”.
(Luigi Giussani, “Il visibile nasce dall’invisibile”, da
Appunti non rivisti dall’Autore, Milano 5 dicembre 1987).
Nell’ambito di un rapporto autenticamente educativo, l’osservazione
semplice ed attenta, capillare e critica del fenomeno
poietico nascente nell’io,
che si rivela nell’esperienza della persona, come impeto creativo
di fronte alla realtà, costituisce, una significativa “ipotesi di
lavoro”, nel senso scientifico, per la comprensione nell’esperienza
della disposizione positiva di cui siamo fatti; disposizione
(vocazione) che ci slancia in modo più vero e costruttivo verso le
sfide della realtà, generando, secondo l’espressione vichiana,
“mondo civile”, ovvero l’esplicitarsi della dimensione
socievole della persona. Il Papa in piazza san Pietro, davanti
all’icona della Madonna, Salus populi romani, e davanti al
Crocifisso, che le gocce di pioggia sul Volto rendevano più
splendente di Bellezza trasfigurata, ha parlato al cuore di ogni
uomo: “… possiamo guardare a tanti compagni esemplari, che, nella
paura, hanno reagito donando la propria vita. E’ la vita dello
Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le
nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni che stanno
scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici,
infermiere, infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle
pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari,
sacerdoti, religiose e tanti altri che hanno compreso che nessuno si
salva da solo … (aprendo) nuovi spazi dove tutti possano sentirsi
chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di
solidarietà”. Nel dramma della storia, in ogni circostanza,
permane la sfida decisiva: ri-partire dalla chiave di volta poietica
della propria umanità, consapevolmente vissuta, per dare consistenza
e storia all’impeto buono che abbiamo visto in questi giorni,
ponendo un argine all’inghiottimento nichilista dell’economia
dello scarto. La valorizzazione dell’itinerario meridiano di
economia civile, con il suo substrato filosofico sorgivo, alla luce
dello sguardo vivo di un soggetto sociale nel presente, costituisce
un patrimonio di indubbio valore nell’opera della seconda
ricostruzione del Paese! Sotto il profilo specificamente
socio-politico, un grande lavoro spetta alle istituzioni
politico-amministrative più prossime ai cittadini d’intesa con le
formazioni intermedie. De Gasperi, nel discorso al Brancaccio di Roma
(1944) affermò con vigore: “Il Comune, dove c’è una torre che
ricorda il passato, dove c’è un campanile che guarda il cielo; il
Comune è alla base della nostra democrazia”. Ora, nella seconda
ricostruzione, il territorio è alla base della nuova edificazione e
della stessa democrazia. L’epidemia
ha dimostrato la centralità dei servizi di prossimità, evidenziando
“che bisogna trovare nuove modalità sanitarie sul territorio”.
(Fabrizio Pregliasco, Virologo, Direttore Sanitario Istituto
Ortopedico Galeazzi Milano), rafforzando la capillarità della rete
dei servizi socio-sanitari e di assistenza attraverso
l’associazionismo tra i Comuni, in sinergia con i soggetti sociali.
Centralità della persona nella comunità: l’esistenza personale è
storia di affetti, di memorie, di significati dentro una realtà
comunitaria, per cui nella comunità locale vanno organizzati e
strutturati i servizi di assistenza, incrementando, nel contempo, la
qualità umana delle relazioni. E’ l’idea cardine delle autonomie
locali della Nazione, cara a
don Sturzo, lottatore contro ogni forma di settarismo. In questa
ottica, noi proseguiamo l’opera di costruzione della
“città/territorio”, laboratorio di sperimentazioni
socio-istituzionali, incentivando la produzione
materiale ed immateriale di
economia civile.

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