Pastore Docente per sempre”. Così scrivemmo al Santo Padre
Benedetto XVI all’indomani della Sua rinuncia. Che emozione, per
consonanza spirituale, allorchè il 27 febbraio, nel’ultima Sua
udienza, affermo’ che “il sempre è anche un per sempre, non c’è
più un ritornare nel privato”. Immensa la Sua opera; immenso il
Suo Tesoro che negli anni, nei secoli si svelerà nella sua immensa
profondità. In questa immensità, brillano i frammenti di dialoghi,
di scritti che negli anni del Suo Pontificato e nel tempo del Suo
stare nel “recinto di Pietro”, abbiamo avuto la grazia di
esprimerGli e di ricevere. Noi, come bambini, che cercavano di
toccare e afferrare le lucciole nell’Universo del Suo pensiero.
“Nella ricorrenza del 65 Anniversario di Ordinazione Sacerdotale,
il Pontefice emerito Benedetto XVI ringrazia per la gioiosa
partecipazione e, assicurando un particolare ricordo all’Altare,
invia di cuore la Sua Benedizione.”. Con firma autografa. “Mi è
diventato amico”, disse di don Giussani: “uomo innamorato
dell’uomo e di Cristo”. Nella storia della nostra esperienza e
nella storia della vita di tutto il Movimento di C.L. stanno le Sue
parole dell’omelia pronunciata per le esequie di don Giussani nel
Duomo di Milano. “Era cresciuto in una casa povera e ricca di
musica. …. Cercava la Bellezza con il B … la Bellezza
definitiva”. Papa Benedetto ha esaltato la categoria centrale nella
teologia di don Giussani: il cristianesimo come avvenimento su cui la
teologia e tutta la Chiesa si sta interrogando particolarmente nel
centenario della nascita del sacerdote ambrosiano. L’avvenimento di
Cristo, non appena una dottrina o morale, bensì l’avvenimento
dell’incontro con la persona di Gesù, che nuovo orientamento
all’esistenza, corrispondendo alle attese originarie del cuore.
Anche Benedetto XVI era affascinato dalla riformulazione giussaniana
del detto scolastico-tomista dell’adaequatio rei et intellectus.
Non è un caso che la nascita al cielo del Papa Emerito corrisponda
al centenario della nascita di don Giussani. La Messa esequiale sarà
celebrata alla vigilia dell’Epifania. Le omelie che Benedetto XVI
ha dedicato a questa Festività sono da annoverare tra le più belle
della storia della Chiesa e tra i più affascinanti itinerari del
pensiero umano. “Gli uomini che allora partirono erano, in ogni
caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca di Dio e
della salvezza del mondo. Uomini in attesa che non si accontentavano
della loro posizione sociale, forse considerevole. Erano alla ricerca
della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una
grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di
formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose.
Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana. E
per questo volevano sapere se Dio esista, dove e come Egli sia. Se
Egli si curi di noi e come noi possiamo incontrarLo.. Volevano non
soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità di noi, su Dio, sul
mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro
essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del
loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio, in definitiva, erano in
cammino verso di Lui. Erano cercatori di Dio”. (Omelia del Santo
Padre Benedetto XVI, Basilica vaticana, Domenica 6 gennaio 2013).

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