lunedì 11 febbraio 2013

Un Uomo libero




Stamattina, prima del clamoroso annuncio, in dialogo tra noi, si è palesato chiaro il desiderio di ripercorrere l’itinerario di Papa Benedetto, sotto il profilo “dell’ontologia sociale”, così come espresso nei suoi viaggi, incontrando i Rappresentanti istituzionali e politici degli Stati. Mai avremmo potuto immaginare il gesto odierno del Papa. Ci affascinava ed affascina seguire l’itinerario di Papa Benedetto in relazione ai temi della democrazia e del “processo di argomentazione” sensibile alla verità: senza questo processo, la democrazia diventa esclusivamente “lotta tra bande”, per usare un’immagine cara a S. Agostino. Richiamando Habermas, Benedetto XVI, nel Discorso alla Sapienza di Roma, affermava che “la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa forma ragionevole egli annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche”. Entro questa prospettiva si pongono, in forma anche inedita nell’insegnamento di Papa Benedetto, i temi della democrazia e del bene comune, del contributo dei cristiani e delle fedi religiose alla costruzione delle società, del rapporto tra fede e ragione nella vita comune. Il riferimento alla forma ragionevole con cui vengono risolti i contrasti politici, evitando la dittatura delle maggioranze aritmetiche, nonché l’esigenza di dimostrare la ragionevolezza di una norma morale, aprono interessanti esplorazioni nel pensiero e nel magistero di Papa Benedetto XVI. In definitiva, pongono in nuova luce il rapporto tra democrazia e potere; tra la Città di Dio e la Città dell’Uomo (e non poteva essere altrimenti per un pensatore Papa profondamente agostiniano), tra dimensione religiosa e ragione nella sfera pubblica. Ma il gesto imprevisto  di oggi pone in evidenza il tema focale: il potere e la grazia; il potere e la libertà. Chi segue se stesso, affermando la propria autosufficienza, è nella logica del potere; chi segue un Altro, il Tu che realizza il proprio io, è libero! Di fronte alle potenze di questo modo, si erge il gesto di un uomo libero, per il bene della Chiesa e dell’umanità. Oltre sé, per il bene all’Altro, per l’amore all’Altro nell’umanità. Inimmaginabile libertà ora evidente nella vita di ciascuno. “E’ la Chiesa che ha abbandonato l’umanità o l’umanità che ha abbandonato la Chiesa?” Il ministero petrino non è un ruolo è il servizio all’umanità che si sente abbandonata. A Pompei, nel 2008, mentre passava tra il popolo, appoggiandosi al Suo pastorale, noi toccammo i Suoi paramenti sacri, dicendoGli: “Santità, Voi siete la sicurezza della nostra speranza”. Dopo qualche passo, il Papa si voltò, impartendoci la sua benedizione. Più forti nella speranza, più certi oggi nel nostro cammino verso il futuro.         

1 commento:

  1. Caro Direttore, il gesto di Benedetto XVI ha dimostrato non solo la libertà e l'amore alla Chiesa di questo grande Pontefice ma anche che il papato è essenzialmente un compito assegnato si dallo Spirito ma pur sempre un compito che qualora le condizioni oggettive impedissero di svolgere, è più ragionevole e quindi è più obbedienza alla realtà e quindi allo Spirito il permettere ad altri di svolgerlo in un modo più adeguato ai tempi.
    Ma soprattutto questo gesto ha dimostrato che ognuno di noi gioca tutto sè stesso, tutto il suo umano nel rapporto con Cristo, e quindi si può guardare la propria debolezza senza paura e senza fingere perchè noi siamo abbracciati così come siamo, nessuno ci ha mai chiesto di diventare dei supereroi, è già tanto rimanere uomini. Perciò io dico: grazie Benedetto, ancora una volta ci hai fatti sentire la gioia e la libertà di essere cristiani cioè uomini. Viva Papa Benedetto.
    Silvio da Agropoli

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