Stamattina, prima del
clamoroso annuncio, in dialogo tra noi, si è palesato chiaro il desiderio di
ripercorrere l’itinerario di Papa Benedetto, sotto il profilo “dell’ontologia
sociale”, così come espresso nei suoi viaggi, incontrando i Rappresentanti
istituzionali e politici degli Stati. Mai avremmo potuto immaginare il gesto
odierno del Papa. Ci affascinava ed affascina seguire l’itinerario di Papa
Benedetto in relazione ai temi della democrazia e del “processo di argomentazione”
sensibile alla verità: senza questo processo, la democrazia diventa
esclusivamente “lotta tra bande”, per usare un’immagine cara a S. Agostino.
Richiamando Habermas, Benedetto XVI, nel Discorso alla Sapienza di Roma,
affermava che “la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto
della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica
egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti
politici vengono risolti. Riguardo a questa forma ragionevole egli annota che essa
non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche”. Entro questa
prospettiva si pongono, in forma anche inedita nell’insegnamento di Papa
Benedetto, i temi della democrazia e del bene comune, del contributo dei
cristiani e delle fedi religiose alla costruzione delle società, del rapporto
tra fede e ragione nella vita comune. Il riferimento alla forma ragionevole con
cui vengono risolti i contrasti politici, evitando la dittatura delle
maggioranze aritmetiche, nonché l’esigenza di dimostrare la ragionevolezza di
una norma morale, aprono interessanti esplorazioni nel pensiero e nel magistero
di Papa Benedetto XVI. In definitiva, pongono in nuova luce il rapporto tra
democrazia e potere; tra la
Città di Dio e la
Città dell’Uomo (e non poteva essere altrimenti per un
pensatore Papa profondamente agostiniano), tra dimensione religiosa e ragione
nella sfera pubblica. Ma il gesto imprevisto di oggi pone in evidenza il tema focale: il
potere e la grazia; il potere e la libertà. Chi segue se stesso, affermando la
propria autosufficienza, è nella logica del potere; chi segue un Altro, il Tu
che realizza il proprio io, è libero! Di fronte alle potenze di questo modo, si
erge il gesto di un uomo libero, per il bene della Chiesa e dell’umanità. Oltre
sé, per il bene all’Altro, per l’amore all’Altro nell’umanità. Inimmaginabile
libertà ora evidente nella vita di ciascuno. “E’ la Chiesa che ha abbandonato
l’umanità o l’umanità che ha abbandonato la Chiesa?” Il ministero petrino non è un ruolo è il
servizio all’umanità che si sente abbandonata. A Pompei, nel 2008, mentre
passava tra il popolo, appoggiandosi al Suo pastorale, noi toccammo i Suoi
paramenti sacri, dicendoGli: “Santità, Voi siete la sicurezza della nostra
speranza”. Dopo qualche passo, il Papa si voltò, impartendoci la sua
benedizione. Più forti nella speranza, più certi oggi nel nostro cammino verso
il futuro. lunedì 11 febbraio 2013
Un Uomo libero
Stamattina, prima del
clamoroso annuncio, in dialogo tra noi, si è palesato chiaro il desiderio di
ripercorrere l’itinerario di Papa Benedetto, sotto il profilo “dell’ontologia
sociale”, così come espresso nei suoi viaggi, incontrando i Rappresentanti
istituzionali e politici degli Stati. Mai avremmo potuto immaginare il gesto
odierno del Papa. Ci affascinava ed affascina seguire l’itinerario di Papa
Benedetto in relazione ai temi della democrazia e del “processo di argomentazione”
sensibile alla verità: senza questo processo, la democrazia diventa
esclusivamente “lotta tra bande”, per usare un’immagine cara a S. Agostino.
Richiamando Habermas, Benedetto XVI, nel Discorso alla Sapienza di Roma,
affermava che “la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto
della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica
egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti
politici vengono risolti. Riguardo a questa forma ragionevole egli annota che essa
non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche”. Entro questa
prospettiva si pongono, in forma anche inedita nell’insegnamento di Papa
Benedetto, i temi della democrazia e del bene comune, del contributo dei
cristiani e delle fedi religiose alla costruzione delle società, del rapporto
tra fede e ragione nella vita comune. Il riferimento alla forma ragionevole con
cui vengono risolti i contrasti politici, evitando la dittatura delle
maggioranze aritmetiche, nonché l’esigenza di dimostrare la ragionevolezza di
una norma morale, aprono interessanti esplorazioni nel pensiero e nel magistero
di Papa Benedetto XVI. In definitiva, pongono in nuova luce il rapporto tra
democrazia e potere; tra la
Città di Dio e la
Città dell’Uomo (e non poteva essere altrimenti per un
pensatore Papa profondamente agostiniano), tra dimensione religiosa e ragione
nella sfera pubblica. Ma il gesto imprevisto di oggi pone in evidenza il tema focale: il
potere e la grazia; il potere e la libertà. Chi segue se stesso, affermando la
propria autosufficienza, è nella logica del potere; chi segue un Altro, il Tu
che realizza il proprio io, è libero! Di fronte alle potenze di questo modo, si
erge il gesto di un uomo libero, per il bene della Chiesa e dell’umanità. Oltre
sé, per il bene all’Altro, per l’amore all’Altro nell’umanità. Inimmaginabile
libertà ora evidente nella vita di ciascuno. “E’ la Chiesa che ha abbandonato
l’umanità o l’umanità che ha abbandonato la Chiesa?” Il ministero petrino non è un ruolo è il
servizio all’umanità che si sente abbandonata. A Pompei, nel 2008, mentre
passava tra il popolo, appoggiandosi al Suo pastorale, noi toccammo i Suoi
paramenti sacri, dicendoGli: “Santità, Voi siete la sicurezza della nostra
speranza”. Dopo qualche passo, il Papa si voltò, impartendoci la sua
benedizione. Più forti nella speranza, più certi oggi nel nostro cammino verso
il futuro.
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Caro Direttore, il gesto di Benedetto XVI ha dimostrato non solo la libertà e l'amore alla Chiesa di questo grande Pontefice ma anche che il papato è essenzialmente un compito assegnato si dallo Spirito ma pur sempre un compito che qualora le condizioni oggettive impedissero di svolgere, è più ragionevole e quindi è più obbedienza alla realtà e quindi allo Spirito il permettere ad altri di svolgerlo in un modo più adeguato ai tempi.
RispondiEliminaMa soprattutto questo gesto ha dimostrato che ognuno di noi gioca tutto sè stesso, tutto il suo umano nel rapporto con Cristo, e quindi si può guardare la propria debolezza senza paura e senza fingere perchè noi siamo abbracciati così come siamo, nessuno ci ha mai chiesto di diventare dei supereroi, è già tanto rimanere uomini. Perciò io dico: grazie Benedetto, ancora una volta ci hai fatti sentire la gioia e la libertà di essere cristiani cioè uomini. Viva Papa Benedetto.
Silvio da Agropoli